Torino FC Mods: In questi due disegni ho voluto rendere omaggio ad un gruppo storico ed atipico del panorama torinista e torinese: i Mods. Estensione da stadio dei giovani torinesi adepti della Cultura Mod, questo gruppo ha sempre rappresentato un’avanguardia (sopratutto ideologica e culturale) all’interno d’un panorama Ultras cittadino ben delineato e con marcati stilemi in cui, un gruppo come i Mods, non poteva non emergere e differenziarsi. Per anni in Maratona – una curva assai spartana e “primordiale”, legata ad un’immagine di tifo molto Anni ’70 – per poi spostarsi, con l’introduzione dell’odiosa Tessera del Tifoso, in Curva Primavera (insieme ai gruppi non tesserati), i Mods, con la loro cura del materiale e la loro estetica anticonformista (insita nella loro Cultura), sono stati e restano un punto di riferimento per il movimento Ultras granata: una garanzia di originalità e stile. E la celeberrima Piazza Statuto di Torino è da sempre l’epicentro d’un pianeta Mod di cui il Calcio è una delle tante componenti, ma non necessariamente la più importante. In questo famoso gruppo Ultras militano da sempre anche gli Statuto (non a caso), forse la ska-band più famosa d’Italia, ch’è stata una delle prime a cantare di stadio e Cultura Ultras nel celebre brano “Ragazzo Ultrà”.
Nel primo disegno ho ripreso il vecchio stemma del Torino degli Anni ’80 (uno dei più belli in assoluto del Calcio italiano), l’ho modificato nelle proporzioni, ho tolto le scritte inerenti al club (superflue: il Toro stilizzato non ha bisogno di didascalie) ed ho inserito – con un font che ricordasse le cover di certi dischi di ska-music – il nome della piazza di cui sopra. Ho quindi aggiunto un “tango” che richiami alla mente gli anni stessi del logo, quei perduti e inarrivabili Anni ’80. Nel secondo disegno, invece, ho scomodato (ancora) Andy Capp (il famoso personaggio di Reg Smythe) – vicino alla Cultura Mod come a quella casual – in una sua tipica e furente posa (la corsa sbraitante verso una rissa, con arrotolamento maniche pre-scazzottata incorporato) e gli ho messo davanti un pallone (un “tango”, l’avreste mai detto?). Per le scritte (nere e granata), in un font stiloso e accattivante, ancora il nome della piazza (tra le più famose d’Italia) e tre parole inglesi che riassumessero tre concetti basilari di questo gruppo e dei suoi ragazzi.
Curva Nord Castel di Sangro: Chi non ricorda la favola del Castel di Sangro? Una squadra espressione d’una piccolissima cittadina (poco meno di 7.000 abitanti) che – dopo lunghi anni trascorsi in Serie C (traguardo già di suo prestigioso per una comunità così ristretta) – riuscì nell’impresa di approdare in Serie B e, cosa ancor più clamorosa, nella prima stagione tra i Cadetti (era il 1996/97), mantenne addirittura la categoria. Il Castel di Sangro rappresentò un “miracolo” sportivo non solo per quanto concerne le imprese sul campo, ma soprattutto per ciò che fece vedere sugli spalti. Questa piccolissima squadra giallorossa, riuscì nell’incredibile impresa di accomunare sotto i propri colori gente di diverse città e zone limitrofe, che magari fino ad allora era stata nemica, frantumando per qualche anno gli steccati campanilistici e diventando la squadra degli abruzzesi come dei molisani, in un rinnovato stadio Patini che ben presto (seppur forte di circa 10.000 posti) divenne troppo piccolo per contenere l’entusiasmo che ogni domenica accompagnava l’undici di Osvaldo Jaconi (il leggendario coach artefice della storica promozione). Purtroppo questa bella favola non ebbe il lieto fine e il Castel di Sangro Calcio nella seconda stagione di B retrocedette e – dopo un buon campionato di C1 che lo vide ancora protagonista – inesorabilmente scivolò nella vecchia C2, quindi conobbe la vergogna del fallimento e della non-iscrizione. Ed è questa la cosa più spiacevole: che un club “storico” (per quel che è riuscito a fare… la favola del Castello era conosciuta anche all’estero) del Calcio italiano sia dovuto finire così in basso e addirittura sparire dalla geografia sportiva nell’indifferenza generale. Veramente piange il cuore per uno scempio del genere.
Nel mio disegno ho voluto riproporre il mitico logo del Commando Ultrà Curva Nord, Asterix, il piccolo e terribile eroe-gallico del fumetto francese creato graficamente dal maestro Uderzo. E mai scelta fu più azzeccata: l’Asterix che grazie ad una pozione magica – ed a capo d’un manipolo d’irriducibili galli – riesce a tenere in scacco le legioni romane di Cesare, padrone del mondo, è l’allegoria su carta di quello che accadde in quei tardi Anni ’90, allorquando, contro ogni logica e strategie di palazzo (tanto care a Lotito), un piccolo borgo delle montagne abruzzesi se la giocò alla pari con mostri sacri del Calcio italiano, quando il folklore divenne aristocrazia. La frase, d’un bianco che spicca sul rosso dello sfondo, vuol essere un atto di fede per quel ch’è stato il passato, ma anche un auspicio per un futuro, si spera non troppo lontano, quando la Castel di Sangro sportiva ritroverà categorie e dignità che s’è conquistata di diritto.
Livorno Fede d’Acciaio: Disegno che racchiude in sé elementi salienti della tifoseria labronica, almeno per quel che è stata fino a non molti anni or sono. Un pezzo di frase ripresa da un delle più celebri coreografie della Curva Nord (“Una lunga notte sta per scomparire… All’orizzonte il nostro Sol dell’Avvenire!”), quando le B.A.L. imperavano e col loro sostegno condussero il Livorno in Serie B. Ed un’altra frase simbolo di questa tifoseria già dagli anni della Serie C, quel Livorno Fede d’Acciaio che – in epoca pre-B.A.L. – gettava già un ponte verso quello che sarebbe stato il futuro, l’epoca d’oro del tifo amaranto: non dimentichiamoci che Stalin (che sarebbe divenuto il simbolo di questo gruppo, inviso a mezza Italia) era soprannominato “l’uomo d’acciaio”. Ed era davvero una “fede” politica senza precedenti quella delle Brigate Autonome, che travasarono tutta l’ideologia d’una città rossa per antonomasia (che può vantare – tra le sue tante bellezze e figure illustri – anche la nascita, in un suo teatro, del Partito Comunista Italiano) all’interno dello stadio Picchi ed in particolare nel tempio del tifo ch’è da sempre la Curva Nord. E d’acciaio era la tempra di questi ragazzi, che divennero uno dei gruppi più odiati e temuti dello Stivale, marcati a vista dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine, che poterono combatterli con l’unica arma che conoscevano (e conoscono): una spietata repressione. E negli anni di maggior splendore delle Brigate, quando la loro ideologia aveva fatto presa su migliaia di ragazzi, in Curva Nord si contava qualcosa come 250 diffidati. E vedere oggi quella curva di cui per anni non s’è riuscito a distinguere i gradoni per quanto era piena, ridotta ad uno zoccolo centrale che “predica” nel deserto d’uno stadio divenuto d’improvviso e sorprendentemente borghese e silenzioso, fa male ed è un segno dei tempi, imputabile non solo alla repressione, ma anche ad una profonda trasformazione (e involuzione) della società contemporanea, per cui davvero il consumismo e l’egoismo hanno vinto, anche a Livorno, anche all’Ardenza che era l’Ultima Stalingrado d’Italia! È sempre stato così: una forma di “liberazione” che parte dal basso, per quanto monti e si gonfi d’ideali di giustizia, libertà e non-omologazione al Sistema, dopo un po’ inevitabilmente s’infrange contro il muro del Potere, forte d’un ingranaggio ben collaudato e rodato affinché tutto rimanga bellamente com’è. La “rivolta” del Popolo non ha sfondato negli Anni ’70 nella società italiana (neppure col piombo della lotta armata) e men che mai avrebbe potuto sfondare negli Anni 2000 nello stadio di Livorno, quando parole e concetti “altri” da quelli espressi della (quasi) totalità del mondo Ultras, suonavano interamente anacronistici. Questo sono state le B.A.L.: una fulgida utopia, distrutta dal Potere del Sistema. E l’effige più bella che hanno lasciato di sé, oltre alle infinite immagini di coreografie, colore ed irrefrenabile entusiasmo per una squadra che s’è tolta più di qualche soddisfazione, è quella di quando, in una domenica di guerra e fuoco, le Brigate Autonome Livornesi cacciarono a pedate la polizia (in assetto di guerra) dalla Curva Nord e sprangarono il portone d’ingresso! Un clamoroso fatto di cronaca da stadio che assurge a perfetta allegoria d’un gruppo e d’una città, non solo sportiva. Per un momento, uno solo, brevissimo quanto bellissimo, le Brigate ci riuscirono e realizzarono l’utopia!
S.S. Lazio Ultras: Disegno d’ispirazione moderna sia per quanto riguarda l’uso dei colori che per le scritte. Colori che pescano a piene mani negli Anni ’90, quando, con la rivoluzione innescata dagli Irriducibili – uno dei gruppi più influenti, controversi e discussi della storia Ultras di questo Paese – fu accantonato il classico bicolore (che fosse biancazzurro o biancoblu) e si diede libero sfogo alla creatività ottenuta mischiando il bianco, l’azzurro e il blu, per un’alchimia cromatica che, dopo d’allora, non avrebbe conosciuto tramonto e – seppur non inventata dai laziali – attraverso la Nord di Roma (e la sua visibilità) avrebbe investito tutta l’Italia del tifo. Anche il bel logo piazzato al centro del disegno è un segno dei nostri tempi per cui, dopo un’epoca che vide i gruppi Ultras utilizzare icone e loghi fantasiosi o guerrafondai, si riportò l’amore per il club al centro della vita dei tifosi; come dire: più importante del simbolo della nostra squadra non c’è niente! Anche le scritte sono un’espressione degli Anni ’90, quando in tantissime curve dello Stivale si antepose il nome della squadra (o della città di cui la squadra è espressione) alla parola Ultras. Espediente d’invenzione pescarese, che proprio nell’odiata dirimpettaia Curva Sud romanista ebbe i suoi più celebri precursori (gli AS Roma Ultras).
Luca “Baffo” Gigli.
LE PUNTATE PRECEDENTI
Prima puntata: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
Seconda puntata: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
Terza puntata: Verona, Roma, Milan, Inter;
Quarta puntata: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
Quinta puntata: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
Sesta puntata: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
Settima puntata: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
Ottava puntata: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
Nona puntata: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
Decima puntata: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
Undicesima puntata: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;