Hellas Verona: Ricordo ch’ero bambino, facevo le scuole medie, quando il sorprendente Verona (all’epoca, almeno per il resto d’Italia, non veniva chiamato Hellas) di mister Bagnoli vinceva un incredibile e storico Scudetto. Era la stagione 1984-85. E sulla scia di quel successo tanto impossibile quanto irripetibile, anche il tifo per i gialloblu scaligeri ebbe modo di avere la ribalta mediatica dei riflettori e anche chi non masticava di tifo e Ultras, poté farsi un’idea e rendersi conto della passione, del calore e del radicamento profondo e inscindibile che aveva la Città di Giulietta e Romeo con la propria squadra di Calcio. Furono quegli Anni ’80 gli anni d’oro delle mitiche Brigate Gialloblu Verona, uno dei gruppi più importanti, discussi, influenti e centrali dell’intero panorama “tifologico” nazionale. Un mito ch’è rimasto (a un quarto di secolo dallo scioglimento) praticamente inalterato nel tempo ed una piazza calcistica ch’è provinciale soltanto nella nomenclatura: nella sostanza Verona è da sempre una delle grandi piazze del Calcio italiano, con un pubblico straordinario, per certi versi unico e che non ha nulla da invidiare – anzi talvolta facendo scuola – alle grandi metropoli pallonare di casa nostra. Per non parlare del tifo all’inglese che resta la più grande rivoluzione a livello estetico che ha investito le nostre Curve da quei primi Anni ’90 e che ha totalmente ridisegnato l’aspetto delle nostre gradinate. Una rivoluzione che ha avuto la sua culla nella Sud del Bentegodi, espandendosi poi in maniera capillare e inarrestabile a tutt’Italia (attraverso il cosiddetto modello “misto”, come veniva chiamato all’epoca, per cui si mischiarono elementi estetici e comportamentali latini con usi e costumi di provenienza britannica). Verona è la storia del tifo nel nostro Paese, inutile girarci intorno. E questo disegno, concepito come una sorta di drappo, va ad inserirsi nel filone del british-style di cui sopra (e che tutti noi abbiamo subìto e amato) ma che nel colore (un gialloblu luminoso e acceso), nell’aspetto (un mastino giallo simbolo della squadra) e nell’insieme (abbandonando per un attimo la classica croce gialla in campo blu) vuol rifarsi anche a quegli Anni ’80 di cui poc’anzi, in un ipotetico e iperbolico connubio tra passato, presente e futuro.
Lucchese Ultras: Della storia dell’AS Lucchese Libertas abbiamo già visto in una precedente puntata di questa rubrica (One Step Beyond #18). Nel disegno in oggetto ho posto due pantere simmetriche a sorreggere e difendere un ipotetico striscione. La pantera nera è da sempre simbolo di squadra e città, essendo infatti presente anche nell’araldica dello scudo cittadino, in “atteggiamento” rampante. Lo striscione – diviso in due parti diseguali rosse e nere – nella pezzatura orizzontale, volutamente démodé, vuol rimandare ad un football antico e glorioso (non dimentichiamo che questo club toscano, che ha conosciuto i fasti della Serie A, fu fondato nel 1905, dunque in epoca assai remota per una provinciale) anche nel font utilizzato, che strizza un po’ l’occhio agli Anni ’80, ma al contempo ha un gusto più moderno nell’inversione (per esclusivi motivi di resa d’insieme) delle parole “Ultras” e “Lucchese”. Il risultato finale non mi sembra male e vuol essere un tributo a una tifoseria e una piazza calcistica che sempre m’hanno affascinato fin da bambino e continuo ad apprezzare ancor’oggi, per una Curva, la Ovest, sempre sugli scudi, passionale, calorosa e ricca di colore, che fa della cura e ricercatezza del materiale una delle sue peculiarità.
Ultras Napoli: Disegno – come altre volte in passato – dedicato all’intero Movimento Ultras partenopeo più che all’omonimo gruppo presente in Curva B. Scostandomi da una concezione più folkloristica ed easy del tifo per il Napoli (che pure adoro e ho omaggiato nel passato), ho immaginato questo disegno ispirandomi alle frange più dure e oltranziste del tifo azzurro. Un tifo che – figlio dei tempi, delle circostanze e d’una spietata repressione, oltre che dei millenari problemi sociali d’una città tanto bella quanto difficile – s’è via via fatto più greve, trasformando quello che per anni è stato uno dei sostegni calcistici più spensierati, divertenti e pittoreschi d’Italia, in uno dei sostegni più smaccatamente moderni e di rottura con la vecchia tradizione del passato. Ormai Napoli e i suoi gruppi sono diventati, da decenni, un osso duro per chiunque voglia confrontarsi con loro, in Italia come all’estero. E la scelta del simbolo, un teschio con una maschera anti-gas (anti-lacrimogeni potremmo tranquillamente dire) è allegorica d’una realtà che dai primi Anni ’90 s’è fatta sempre più insistente e corposa, emulata da mezza Penisola. E il blu profondo del doppio “striscione” su cui si stagliano e risaltano le scritte bianche vuol dare un ulteriore tocco di serietà a una concezione di tifo che ha perso quasi completamente il proprio substrato di divertimento e ironia… un po’ un segno dei tempi; come la foto d’una realtà ch’è ormai consolidata e c’è poco o nulla da aggiungere.
Falange d’Assalto Cavese: Disegno dedicato a uno dei gruppi storici del panorama provinciale meridionale, l’indimenticata Falange d’Assalto di Cava de’ Tirreni, che vuol essere al contempo anche uno spudorato omaggio a un periodo storico e alla Cavese dei mitici Anni ’80, quando la compagine metelliana conobbe l’acme della propria parabola calcistica, andando a disputare tre campionati consecutivi di Serie B. Fu un periodo d’oro per il club campano che come abbiamo già abbondantemente e ripetutamente detto in passato, può avvalersi d’un pubblico stratosferico, assolutamente superlativo se si considerano le talvolta infime categorie disputate, la grandezza della città di Cava e il bacino d’utenza, in un fazzoletto di terra che può annoverare, nel giro di poche centinaia di chilometri, altrettante realtà storiche del Calcio italiano anch’esse forti di seguiti importanti. La Falange cavese, gruppo di massa, era capace di numeri impressionanti in casa come in trasferta, allorquando muoveva migliaia di persone… e in tal senso sono rimaste storiche le trasferte in cadetteria di Genova, contro la Sampdoria, quando il Ferraris fu letteralmente invaso da migliaia e migliaia di Ultras metelliani e l’incredibile trasferta di San Siro contro il Milan, quando i blu cavesi addirittura s’imposero battendo i più quotati avversari, autentici mostri sacri del Calcio nostrano. Forse fu proprio quello il momento più alto dell’intera storia calcistica cavese.
Nel disegno in questione, ho posto al centro la testa d’un’aquila (da sempre simbolo del club campano) molto ben rappresentata e dettagliata. Sopra e sotto, in un font importante ed elegante insieme, blu scuro su fondo bianco, ho posto il nome del gruppo, mentre nell’incavo del becco dell’aquila ho messo un riferimento più moderno che facesse capire di quale tifoseria stiamo parlando. Una doppia e spessa riga blu superiore e inferiore, chiude e completa idealmente il tutto.
Viking Lazio: Omaggio a uno dei gruppi storici del panorama biancazzurro capitolino. I Viking Lazio hanno rappresentato una realtà oltranzista e peculiare nella storia del tifo per le aquile biancazzurre. Nati nel lontano 1978 (in Curva Sud, che dopo il trasferimento dell’intero tifo laziale in Nord furono gli ultimi a lasciare), hanno fatto da apripista a tanti gruppi italiani che si sono affettuosamente ispirati (anche e soprattutto nel nome) al più importante gruppo romano. Ragazzi con una chiara e mai nascosta identità politica che hanno sempre fatto della fierezza e dell’identità nazionale uno dei loro punti salienti e di forza. Sicuramente i Viking Lazio restano un gruppo legato ad un’epoca storica che appare ormai perduta e hanno attraversato indenni i decenni ’80 e ’90, prima di sciogliersi intorno alla metà dei 2000. Erano diversi dagli altri gruppi i Viking: congenitamente elitari, fieri, intendevano lo stadio e il tifo in un modo nuovo per quei tempi e hanno rappresentato una palestra di vita per tanti ragazzi che sono passati nelle loro fila, dando prova di sé e aggiungendo qualcosa in più a un tifo per la Lazio che già aveva nei gruppi di massa un’originalità e una cifra stilistica superiore a quella di tante altre tifoserie.
Venendo al disegno: sullo sfondo del tricolore italiano, ho posto la testa d’un vichingo, barbuta e dalle folte sopracciglia, molto determinata e fiera com’era caratteristica connaturata al valoroso e nobile popolo scandinavo. Sopra, ho posto – in grande e in un font “3d” – la dicitura “Viking”, mentre tra le “corna” dell’elmetto vichingo ho posto il nome della squadra di club. In basso, il richiamo all’anno di nascita. Il tutto suona, al contempo, algido e appassionato; un po’ com’era il gruppo in questione: senza tanti fronzoli, pur mantenendo sempre uno stile unico, inconfondibile e pronto – in puro stile “vichingo” – alle scorrerie dietro le linee nemiche.
Luca “Baffo” Gigli.
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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;