Nuova Guardia e Sciacca Calcio 1925: Coppia di disegni dedicati al tifo per lo Sciacca e realizzati per un caro amico. Per parlare del gruppo Nuova Guardia Sciacca è necessario raccontare brevemente la curiosa e simpatica vicenda che ha portato alla sua genesi e che fa capire quanto il “germe” del tifo da stadio sia davvero una “malattia” che ognuno di noi si porta dentro e che rimane in fase d’“incubazione” anche per anni, pronta poi a esplodere a migliaia di chilometri da dov’è stata “contratta”.
Mi spiego. Il leader e fondatore della Nuova Guardia, prima di ritornare nella sua amata Sciacca dove avrebbe poi dato vita al gruppo, all’età di 9 anni si trasferì in Molise, più precisamente a Isernia, insieme alla propria famiglia insediatasi in terra molisana per motivi di lavoro. Il piccoletto, crescendo, iniziò ad appassionarsi al Calcio e trovò nella locale compagine dell’Isernia FC il giusto trampolino dal quale far decollare il proprio amore per il football ma soprattutto per il mondo Ultras. Il caso volle che il suo soggiorno in terra pentra coincidesse con gli “anni d’oro” del Calcio isernino che – ripartendo dalle categorie regionali (dov’era inchiodato dagli Anni ’80) e vivendo fantastici campionati di Serie D ricchi di entusiasmo e pubblico – nella stagione 2002-03 era approdata in C2.
Anni davvero splendidi (per certi versi irripetibili) per il tifo biancoceleste guidato con mano ferma dai Cherokee 1994. Dapprima soltanto in casa (era troppo piccolo: i genitori non lo mandavano in trasferta!) e dopo anche lontano dalle mura amiche, il nostro giovane protagonista di questa bella storia s’appassionò sempre più alle sorti sportive del suo club adottivo, entrando a far parte in pianta stabile del supporto al seguito dell’Isernia, immagazzinando e facendo tesoro di quella mentalità Ultras che quotidianamente respirava in città.
Quando, nel 2011, le vicende della vita lo riportarono in terra natale, il quadro calcistico nella sua Sciacca era desolante: lontani i fasti del vecchio Campionato Interregionale degli Anni ’80 e quelli della Serie D degli Anni ’90, i neroverdi locali dopo l’onta del fallimento patito nei primi Anni 2000, annaspavano ora in categorie regionali davvero misere (finanche la Prima Categoria) indegne d’una città di 40.000 abitanti e con un supporto per le casacche locali – attivo già negli Anni ’80 e che aveva avuto nella Vecchia Guardia Sciacca i propri timonieri – ormai morto e sepolto.
Ma, come detto in apertura, il “germe” del tifo (inteso come supporto e non come patologia… perdonatemi il simpatico gioco di parole) ch’era dentro di lui e che s’era tirato dietro sin dalle montagne del Molise, finalmente deflagrò e, incontenibile, il ragazzo ormai cresciuto e fattosi uomo – e insieme a un altro manipolo di malati di mondo Ultras e innamorati della propria città – fondò, nel 2012, la Nuova Guardia Sciacca. Il “pretesto” per dar vita alla nuova sigla al seguito del proprio club fu un episodio d’infamia e mancanza di rispetto verificatosi durante un acceso derby (che costò addirittura l’incolumità d’un bambino) e che non andò giù al nostro e ai suoi compagni d’arme ormai stanchi di vedere la piazza saccense divenuta territorio di conquista da parte di altre tifoserie siciliane che – sfruttando l’assenza d’un’entità Ultras a Sciacca – si sentivano i padroni della situazione.
Dopo d’allora le cose cambiarono radicalmente: a Sciacca non passeggiò più nessuno, anzi, e l’immenso stadio Gurrera costruito coi fondi stanziati dal CONI per il Mondiale di Italia 90 (con una capienza di 18.000 spettatori si colloca al quarto posto tra gli impianti siciliani dopo San Filippo, Favorita e Cibali) divenne ostico per chiunque. Ogni domenica – a dispetto di categorie, come visto, assai modeste – la Nuova Guardia allestiva coreografie, dava spettacolo e faceva quadrato. E la “lezione” appresa dal suo leader anni addietro e tanto lontano da casa – mescolata comunque a quella d’una tifoseria che, come detto, già in passato aveva vissuto il fenomeno Ultras e quindi non ne era del tutto a digiuno – fu immediatamente messa in pratica e nel rispetto dei più sani e intransigenti princìpi di quel famigerato “codice non scritto”.
I ragazzi saccensi, da allora, furono sempre presenti in casa e fuori, amichevoli comprese, e il loro temperamento focoso e strabordante (in questo assai meridionale e siciliano), gli guadagnò, nel breve, il rispetto e la stima delle altre piazze Ultras. Finché, dopo appena un anno di attività, per un pretestuoso volere delle forze di polizia locali unicamente interessate a distruggerli, sulla Nuova Guardia piovvero la bellezza di 22 D.A.SPO. che in pratica azzerarono lo zoccolo duro del gruppo.
Ma i ragazzi non si persero d’animo, e – nonostante il forzato “esilio” lontano dai propri amati gradoni – non gettarono la spugna, semmai rilanciarono e quando finalmente poterono tornare in sella non persero occasione per farsi apprezzare, rinserrando le proprie fila con accresciuto entusiasmo e mettendosi in mostra in un panorama Ultras regionale assai variegato e ricco di storia e gruppi.
Se oggi il nome calcistico di Sciacca è conosciuto in tutta la Sicilia e talvolta oltre i confini regionali, molto del merito va alla Nuova Guardia su cui, proprio quest’anno, maledettamente, s’è abbattuta una nuova tegola: la mancata iscrizione al campionato di spettanza della compagine neroverde a causa dell’inettitudine societaria e d’un presidente intento (come ahimè accade spesso) più ai propri interessi che a quelli del club e dei tifosi, capace di accumulare debiti su debiti e infine di privare Sciacca della propria squadra. Ma il gruppo oggetto di questa presentazione – fatta eccezione per la partita domenicale – è vivo e vegeto per tutte le altre attività e iniziative, deciso a rimanere ancora a lungo sulla scena difendendo il buon nome e l’onore della bella e pittoresca città peschereccia agrigentina.
Ringrazio la Nuova Guardia Sciacca per le informazioni presenti in questa presentazione.
Ideale Bari Calcio: Del progetto Ideale Bari, della sua genesi e storia abbiamo già avuto modo di vedere in due vecchie puntate di questa stessa rubrica (One Step Beyond #20 e #27). All’intero Ideale, inteso come club e tifoseria, è anche dedicata una lunga quanto interessante intervista raccolta dal nostro Direttore e pubblicata su queste “pagine” nell’aprile 2016.
In sei anni di attività appena festeggiati, l’Ideale è riuscito a passare, dopo essersi affiliato alla FIGC, dalla Terza Categoria (campionato vinto nel 2015-16) alla Prima, conquistata il 10 maggio scorso in finale unica play-off disputata, davanti a un pubblico incredibile per queste categorie, sul proprio campo, il Gioacchino Lovero, contro l’Acquaviva delle Fonti superata con un roboante 4-0 (vedi servizio).
Una vittoria che ha un significato che va ben al di là del mero risultato sportivo e dimostra in maniera lampante e in barba agli scettici che la passione, l’amicizia e l’intraprendenza: alla lunga pagano. L’approdo dell’Ideale Bari in Prima Categoria è una vittoria per tutto il cosiddetto Calcio Popolare.
Nel nuovo disegno a loro dedicato, ho voluto “re-interpretare” a modo mio il loro stemma, mantenendone naturalmente i colori e conservando anche il caro, vecchio (e per certi versi abusato) pallone retrò, comunque raro nei loghi calcistici (a cui vengono preferiti soccerball più “classici”) e che nello specifico denota la profonda e congenita indole Ultras del progetto Ideale, dando all’insieme un tocco di maggiore modernità e attualità.
Torre del Greco: La Turris 1944 è squadra espressione della popolosa città campana di Torre del Greco (quarto comune della Regione per numero d’abitanti) e facente parte della cosiddetta Città Metropolitana di Napoli.
Pur soffrendo la vicinanza con la Capitale del Mezzogiorno e relativa squadra, il Napoli, da sempre tra le più tifate del Sud Italia – e rimanendo fedele al motto per cui “a Torre del Greco si tifa solo Turris” – nella Città del Corallo c’è sempre stata un’ottima tradizione calcistica per un club che, rifondato nel 1944 (seppur il football, a Torre del Greco, si praticasse sin dagli Anni ’20) ha militato per 30 anni consecutivi in Terza Serie (tra vecchia Serie C unica e vecchie C1 e C2) dalla stagione 1970-71 a quella 2000-01.
Primi Anni Duemila che rappresentarono uno dei momenti più bui del calcio torrese, quando i corallini persero la Serie C e rovinarono, repentinamente e drammaticamente, fino alle categorie regionali, quindi al fallimento.
Ma in una città che ha sempre vissuto di Calcio, la rinascita era un atto dovuto, e oggi la Turris disputa i campionati di Serie D con la speranza di poter tornare un giorno non lontano, in tornei più degni del proprio pubblico e blasone.
In anni recenti, stagione 2012-13, il sodalizio corallino ho avuto anche la soddisfazione d’andarsi a prendere la Coppa Italia dilettanti, conquistata dopo lungo cammino, in finale unica allo stadio Renato Curi di Perugia, imponendosi per 3-1 sui rovigiani del Delta Porto Tolle e davanti a foltissima e rumorosa rappresentanza torrese.
Sul pubblico di fede corallina: poco da dire. Classica tifoseria campana, appassionata e focosa. Uno dei campi più “caldi” e temuti dell’intero Sud Italia , il Liguori. Una tempra e un’attitudine “pallonara” forgiata nei lunghi anni della Serie C, quand’ancora si giocava su campi in terra battuta e ogni domenica era una battaglia, dentro e fuori gli stadi (che all’epoca venivano chiamati “campi sportivi”).
Di pari passo con la propria tradizione, anche il movimento Ultras torrese non è stato da meno, dai tempi degli Ultrà Turris, passando per i Corallini e finendo con gli attuali Aggregazione Ultras Torre del Greco. Personalmente considero questa tifoseria, a livello Ultras e a dispetto di numeri buoni ma non esattamente strabilianti, come una delle migliori piazze in circolazione per atteggiamento e mentalità. Questi ragazzi rappresentano la quintessenza dell’essere Ultras: intransigenza, coerenza e fierezza.
Brescia 1911: Disegno dedicato alla squadra del Brescia più che all’omonimo gruppo presente allo stadio Rigamonti.
Perfettamente bilanciato con la scritta identificativa di squadra/città e anno di fondazione del club è la figura del leone che ho declinato in un’accattivante posa nell’atto di tenere un pallone retrò stilizzato sotto una zampa. Quest’animale, simbolo di forza, coraggio e fierezza, è presente sia nello stemma araldico comunale, sia nel logo sociale del club calcistico che proprio quest’anno ha subìto un deciso restyling che però non ha incontrato affatto il gusto dei tifosi, in particolare delle frange più Ultras che sono tradizionalmente assai conservatrici per quanto concerne simboli, colori e merchandising vario riguardante la propria squadra del cuore.
La città di Brescia è anche universalmente conosciuta con l’importante “suffisso” di Leonessa d’Italia – in onore delle famigerate Dieci Giornate, allorquando la popolazione bresciana insorse contro gli austriaci nel lontano 1849 – espressione usata per la prima volta in versi dal poeta veronese Aleardo Aleardi e quindi ripresa e portata al “successo” di massa dal più noto Giosuè Carducci.
Milano bauscia: Grafica dedicata al tifo per l’Internazionale e dai colori inconsueti seppur già usati in passato dalla tifoseria nerazzurra.
Il termina baùscia (baüscia nel dialetto milanese) sta a indicare una persona che si dà delle arie; uno sbruffone, insomma. Pare che quest’espressione fosse usata in particolare nella zona della Brianza già nei primi decenni del 900 e stava a indicare coloro che – dietro compenso in denaro – aiutavano i forestieri giunti in zona in cerca di botteghe e artigiani. Il baùscia era, in una fase iniziale, una sorta di cicerone. In seguito il termine perse la connotazione originaria ed era solito riferirsi col termine baùscia parlando dei piccoli imprenditori milanesi e dell’hinterland arricchitisi in fretta nella stagione del boom economico italiano e che continuavano ad avere, in azienda, atteggiamenti dispotici e padronali a dispetto della galoppante industrializzazione e d’un mondo del lavoro sempre più emancipato e sindacalizzato.
Il termine, poi, cominciò a essere utilizzato anche in ambito calcistico milanese e fu grazie al mitico Gianni Brera – sempre lui, forse il più grande giornalista sportivo italiano di sempre – a rispolverare, all’inizio degli Anni ’60, la simpatica espressione. Così, contrapposti ai tifosi milanisti che a quei tempi erano di estrazione più popolare (chiamati, sempre nella parlata meneghina, casciavit, con riferimento al “cacciavite” di chi cioè fa un lavoro umile e manuale), gli interisti erano perlopiù appartenenti alla media borghesia e per questo li si appellava, non a caso, come baùscia.
Tale contrapposizione – in un’epoca attuale di globalizzazione, di presidenze cinesi, tailandesi e arabe e d’una società civile quasi totalmente trasformata rispetto agli Anni ’60 – è oggi puramente terminologica senza più nessuna attinenza con la realtà. E se, in una fase iniziale, l’appellativo baùscia poteva recare in sé, intrinsecamente, anche una sorta di beffarda offesa, oggi non è più così e anzi il termine è stato totalmente rivalutato e alfine rivendicato dalla tifoseria interista stessa e non è rado trovare gruppi, siti e materiale della Beneamata in cui si fa uso di questa parola.
Luca “Baffo” Gigli.
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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;