S.S. Lazio Fans: Sono partito con l’intenzione di fare un disegno che fosse casual in tutto e per tutto, con tutti i pregi e i limiti del caso. Mi spiego: spesso vedo in giro materiale di gruppi (o pesudo tali) che si professano casual ma che lo sono soltanto nelle intenzioni. Se è vero che non è una pezza o una marca di scarpe a fare un gruppo o uno stile, è pur vero che quando ci si dichiara appartenenti ad un genere, bisogna rispettarne determinati parametri. Fedele ad uno stile formale ed impeccabile, se vogliamo anche minimal, una delle caratteristiche del movimento casual (almeno per come lo intendiamo noi italiani) è la ricercatezza, la raffinatezza e l’impeccabilità e perfezione del materiale. E non si possono vedere gruppi che mettono un pallone retrò o un target in mezzo ad un alloro sgangherato e secondo loro sono diventati casual, con nomi tra l’altro improponibili e che generano involontaria comicità: Roccacapruccia casual firm, Fregnadipecora soccer crew… ma andiamo, lasciamo che ognuno faccia il suo! Una figura volutamente “anonima” e che nasconde il volto, bianca su sfondo blu, il logo del club più british d’Italia, una scritta grande e di chiara matrice d’Oltremanica, la curva d’appartenenza, un po’ d’azzurro a spezzare la monotonia. Semplice, lineare e con un suo carattere. Casual, non esattamente per tutti. Prendere o lasciare.
Euforia e Lazialità!: Seguendo il filo del discorso del disegno precedente, prima che diventassimo tutti casual e prima che tutte le curve d’Italia avessero una firm o una crew, verso la metà degli Anni ’90, nelle curve di Udine, di Arezzo e di Roma (sponda biancoceleste prima, giallorossa poi) si sviluppò una tendenza per cui al classico due aste o al drappo da recinzione o balaustra coi colori e le scritte inerenti al gruppo e alla squadra, si iniziò ad unire elementi prettamente appartenenti al gioco del Calcio vero e proprio o dintorni: palloni, scarpette da gioco, calciatori più o meno stilizzati, elementi da subbuteo o biliardino. Se ci pensate è stata una genialata: in fondo, sùbito dopo che Ultras, siamo tutti appassionati del “gioco più bello del mondo”, in una parola, siamo tutti “calciofili”. Adesso è normalissimo vedere questo genere d’accostamento, ma fino ad allora nessuno c’aveva mai pensato; quando si dice l’uovo di Colombo! Nel disegno in oggetto ho provato a dare la mia personale interpretazione di questo stile – con un soccer player ritratto proprio nell’atto di calciare, in una posa molto plastica – ed ancora una volta ho voluto omaggiare (con una scritta – inventata – che evocasse al contempo entusiasmo ed appartenenza) una delle più belle e “stilose” curve di casa nostra, che di questo genere è stata tra le precorritrici.
Brigata 1907 Savona: Proprio sulle “pagine” di Sport People ho avuto modo di conoscere ed apprezzare questo gruppo, nato da pochi anni ed al séguito del Savona (tifoseria che ho sempre apprezzato molto). E questo disegno – dove ho optato per lo stemma cittadino in luogo di quello sociale, a rimarcare lo stretto legame tra gruppo e città – vuol essere un riconoscimento a questi ragazzi ed a tutti quei gruppi, di tutte le tifoserie italiane, che hanno il “coraggio” di staccarsi dalla curva principale, andandosi a posizionare in porzioni di stadio tradizionalmente fredde – generalmente distinti o tribune laterali (le centrali coperte costano troppo!) – e spesso in poche unità, sobbarcandosi il doppio della fatica per farsi sentire e vedere, riuscendoci in maniera eccellente. Quasi sempre questi gruppi, numericamente molto esigui, fanno del sostegno incondizionato (tutto mani e voce) l’unico obiettivo da perseguire, la partita (veramente) non esiste. E sono realmente dei gruppi casual, nel senso che hanno pochi (o zero) elementi di riconoscimento e riescono a far quadrato (materialmente e concettualmente) attirando su di sé l’attenzione di ogni vero appassionato di mondo Ultras. A parer mio, soprattutto in piccole realtà di provincia, è questa la nuova frontiera del tifo. E questi magnifici ragazzi di Savona (che non espongono neppure una pezza per non cedere ad alcun compromesso) ne sono la quintessenza. Ultimi romantici!
Ultras Cavese 1919: Un disegno per celebrare, ancora, il fascino della tifoseria di Cava de’ Tirreni. Senza chiamare in causa i vari gruppi, storici e attuali, ma semplicemente riunendoli tutti, idealmente, dietro la parola ULTRAS. E chi più dei cavesi può fregiarsi di questo titolo? Una tifoseria che dalla mitologica Falange e fino ai nostri giorni, al di là delle varie sigle, è rimasta fedele a se stessa e al suo mito, esprimendo un tifo incredibile, fragoroso, contagioso e ammirato da ogni appassionato che si rispetti. Differentemente da altre volte, quando ho “insistito” con il bellissimo blu di Prussia di questo club, stavolta ho optato per il suo “negativo”: sfondo bianco e simbolo e scritte in blu; il risultato mi sembra buono, con una resa finale che fa della pulizia e linearità del disegno le sue armi vincenti. Anche le giuste proporzioni tra le scritte superiori ed inferiori, tra le scritte e le linee e tra il logo centrale e le scritte, donano al tutto armonia e solidità. Davvero l’aquilotto stilizzato della Cavese è uno dei loghi più belli e meglio riusciti del Calcio minore (e non solo) e riesce sempre ad ispirarmi alla grande. Dale Cava!
Teste Matte Manfredonia: è questo un omaggio personale a degli amici conosciuti sui gradoni e ad un gruppo ormai disciolto da anni che, nel piccolo della sua realtà cittadina e calcistica, ha rappresentato una vera e propria avanguardia. Mi è sempre piaciuto credere che quando la loro squadra ha scalato le categorie, arrivando fino alla vecchia C1 giocandosela al cospetto di nobilissime della nostra provincia, fosse perché questo gruppo, sostenendola persino negli anni bui della Promozione Pugliese, le abbia fatto da traino e non viceversa. Dal 1991 in Eccellenza fino al 2006 in C1 quando, al culmine della loro fortuna, come tanti grandi rimpianti calcistici, hanno deciso di lasciare il più bel ricordo di se stessi piuttosto che arrendersi al disfacimento coatto del tempo. Colori insoliti rispetto a quelli della loro tradizione calcistica, che sono i più chiari bianco-celeste, per un gruppo che ha sempre sperimentato non solo a livello cromatico. Centrale il loro simbolo storico, il Corto Maltese di Hugo Pratt che prima di allora era stato usato solo dagli “Ultras Granata sez. Liguria” ma che, nel loro caso, è forse maggiormente pertinente a rappresentare la gente di mare: rude ma dal cuore grande, aperta al viaggio e alle persone come un porto, inavvicinabile e scontrosa come il mare quando agitato dai venti contrari. Il mio boccale in alto per loro, per gli amici!
Luca “Baffo” Gigli.