Si è svolta sabato 8 giugno la festa per i venticinque anni di attività dei Fieri Fossato, storico gruppo della Gradinata Sud doriana nato nel 1999. Un momento di celebrazione in cui è stato ritagliato anche un importante spazio per confrontarsi su tematiche attuali e stringenti che riguardano il movimento ultras. Un dibattito a cui abbiamo partecipato assieme a Pierluigi Spagnolo (giornalista della Gazzetta dello Sport e autore del libro “I ribelli degli stadi”) e ad alcuni esponenti della tifoseria blucerchiata, ternana e del Porto. Un modo per ripercorrere parallelamente sia il quarto di secolo del gruppo che del nostro movimento ultras. Cinque lustri in cui la scena del tifo italiana ha subito importanti stravolgimenti, soprattutto sotto il profilo repressivo, gestionale e “morfologico”, con lo scioglimento di molti gruppi importanti ma anche un ricambio generazionale in grado di tirare avanti la carretta e affrontare le nuove e impervie battaglie a cui ci si è trovati di fronte. La serata è stata suddivisa in tre tronconi, corrispondenti a tre epoche storiche: dalla fondazione del gruppo al 2007 (morte dell’Ispettore Raciti, primi divieti e graduale imposizione della tessera del tifoso), dal 2009 al 2017 (protocollo d’intesa) e, infine, dalla pandemia ai giorni nostri. Anni di lotta, scontri interni e posizioni spesso lontane tra gruppi dello stesso Paese, ma la certezza di essere ancora in piedi e di rappresentare un punto fermo – forse l’ultimo – per il nostro sport nazionale. Ovviamente grande rilevanza ha avuto la questione divieti, che nella stagione appena conclusa ha toccato molto da vicino la tifoseria blucerchiata, costretta a rimanere a casa per buona parte delle trasferte, segnate “a rischio” dall’ormai implacabile Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Divieti che spesso e volentieri riguardano anche il materiale la cui esposizione, tranquillamente consentita in tempi di pace, diviene oggetto di censura totale, strumento di rappresaglia a fronte di turbolenze della tifoseria.
La serata è stata poi contraddistinta dalla bella mostra fotografica allestita dai ragazzi del gruppo, con scatti relativi a ogni stagione in cui lo striscione è stato presente sugli spalti. Un modo per rivedere con i proprio occhi “com’eravamo” e “come siamo diventati”. Così come sempre molto affascinante è l’esposizione dei vecchi vessilli, oggi non più presenti a Marassi onde evitare il cavillo burocratico delle autorizzazioni. Doriani, anche degli altri gruppi organizzati della Sud, gemellati di Verona, Ternana e Porto, tantissime insomma le persone che hanno partecipato sia al dibattito che alla festa, riversandosi nel quartiere Pontedecimo in massa e confermando quanto l’attitudine aggregativa degli ultras costituisca ancora un punto fermo per tante generazioni. Una vetrina importante anche per un gruppo che in questi anni – in linea con la forma mentis della Gradinata Sud – ha fatto del motto “essere e non apparire” un vero e proprio cavallo di battaglia, cosa sempre apprezzabile in un momento storico in cui la “stranezza” forse è non affollare quotidianamente i social o rilasciare almeno dieci comunicati ogni anno. Li troveremo ai nastri di partenza per la prossima annata, in cui la tifoseria blucerchiata – come tutte le altre – sarà nuovamente chiamata a far fronte all’ondata repressiva e limitativa perorata dai soliti noti. Un barlume di speranza affinché talune istanze vengano portate avanti e magari anche superate rimane acceso, in virtù soprattutto della palese iniezione di giovani leve e di nuove forze che ha interessato buona parte delle tifoserie nostrane. Per chi si troverà a occupare gli spalti oggi e domani sarà certamente dura, saranno tantissimi gli ostacoli da superare o, quantomeno, aggirare. Ecco, quello che deve continuare ad esser portato avanti è il senso di ribellione e – ove possibile – preservazione della libertà, poca, che resta in tema stadio. Perché l’ultras, per quanto ben radicato nella quotidianità, non può vivere e sopravvivere lontano dalle gradinate.
Simone Meloni