Lunedì 2 settembre 2024, lo stadio San Nicola di Bari ospita l’incontro di Serie C tra l’Altamura e il Foggia, che si gioca nella città adriatica per l’indisponibilità dell’impianto dei padroni di casa, sottoposto agli inevitabili adeguamenti richiesti dalle norme dell’appena raggiunta Serie C. Peccato, come sempre, per l’ennesimo divieto comminato alla tifoseria ospite, che ha chiaramente reso la sfida meno avvincente. D’altro canto, in virtù dell’acre rivalità con i baresi e dato il noto modus operandi degli organi di sicurezza, la scelta sembrava ovvia già in partenza.
Sugli spalti tifo di ottimo livello quello degli altamurani, che non sfigurano di certo nello scenario del San Nicola. Più di duemila spettatori murgiani occupano la tribuna ovest, l’unico settore riservato alla tifoseria biancorossa. Buon numero se si considera anche il fatto che il biglietto che costava 20€ (e 38€ per la Centrale) non era propriamente da ritenersi popolare o incentivante. Gli ultras, in un bel quadrato compatto, si posizionano nella parte inferiore. Davvero molto positiva la loro prestazione: non smettono mai di far sentire la propria voce e tifano in maniera molto rumorosa anche con l’Altamura sotto di due reti. Realizzano due belle sciarpate (una all’inizio, l’altra a fine partita), sventolano sempre i bandieroni di ottima fattura e intonano cori per la libertà degli ultras. A fine gara chiamano la squadra sotto al settore e invitano gli atleti altamurani a crederci e a non mollare, proprio come loro.
È ancora l’inizio della stagione e con lo spirito giusto, anche questo avvio non proprio esaltante può essere riscattato. Ben diversa la situazione che riguarda questi primi divieti, una spiacevole consuetudine che si ripete senza soluzione di continuità. Spesso si parla di resa delle autorità o di manifesta incapacità di gestire e/o di garantire l’ordine pubblico, anche se tempistiche e dinamiche fanno pensare ad un più verosimile uso repressivo di uno strumento che dovrebbe al massimo essere preventivo. La speranza è che si possa tornare, prima o poi o almeno in parte, a vivere lo stadio, tifare e viaggiare con un minimo di libertà e senza presunzione di colpevolezza solo per aver scelto di non arrendersi alla fruizione da meri clienti di un evento puramente commerciale. Il calcio, per tanti, è ben altro ma vaglielo a far capire ai sedicenti guru del marketing a cui l’hanno messo in mano.
Testo di C.O.
Foto di Erredi