In occasione dell’ottava giornata d’andata del girone C di Serie C, decido di seguire la sfida tra l’Altamura e il Monopoli, in programma allo stadio San Nicola di Bari per la momentanea indisponibilità del D’Angelo, sottoposto ai lavori di adeguamento ai parametri richiesti dal nuovo campionato. Al termine della scorsa stagione l’Altamura ha raggiunto per la prima volta nella sua storia l’ambito traguardo della terza serie, ma l’entusiasmo per la promozione è stato offuscato da quest’esilio nel capoluogo. La speranza, per tutta la comunità altamurana, è di tornare a giocare quanto prima in città, possibilmente già dalla sfida con il Trapani, mettendo così fine a una situazione senza dubbio penalizzante.

È un sabato di inizio ottobre quando, per la prima volta nella mia vita, vedo da lontano i famosi petali dell’impianto barese mentre percorro la tangenziale che collega i vari quartieri della città, dopo un viaggio di circa quattro ore. Provo un’emozione incontenibile all’idea di mettere piede sulla pista d’atletica di uno degli stadi più importanti d’Italia, con l’opportunità di ammirarlo dalla prospettiva unica di chi si trova, appunto, sul terreno di gioco. I lavori di costruzione del “San Nicola” iniziarono nel 1987, ma lo stadio fu inaugurato nel 1990, per i Mondiali di calcio ospitati dall’Italia. L’Astronave ha accolto incontri memorabili, come la finale per il terzo posto della Coppa del Mondo tra l’Inghilterra e l’Italia e la finale della Coppa dei Campioni 1990-91 vinta dalla Stella Rossa Belgrado.

I miei primi ricordi sono invece legati a due partite del Bari: il gol di Cassano contro l’Inter e un Bari-Lazio passato alla storia per le palle di neve. Avevo nove anni e quando vidi la sintesi in tv di questa partita rimasi affascinato da tutta quella coltre bianca che contornava le azioni. Mi chiedevo come fosse possibile che uno strato di neve così spesso si depositasse in una città di mare. Solo dopo avrei scoperto che l’Adriatico è molto più freddo del Tirreno, esposto com’è alle correnti balcaniche, quelle stesse che imbiancano i monti dell’Epiro, del Peloponneso, dell’Etolia, che, chiudendo gli occhi riesco quasi a sentire vicini. L’Olimpo e il Parnaso, l’Elicona e il Cillene. Zeus, le Muse, Esiodo ed Ermes. La Grecia, culla della cultura occidentale, è davvero prossima: basterebbe recarsi al porto e imbarcasi su un traghetto per Patrasso.

Il forte legame di questa parte d’Italia con l’Oriente si riflette anche nel nome del santo a cui lo stadio è intitolato. Questa figura, risalente ai primi secoli dell’era cristiana, è una fusione di due personaggi: il vescovo di Mira e l’abate del monastero di Sion, due località della Licia, nella Turchia meridionale. La fama di questo santo, noto per i suoi miracoli, si diffuse in tutto l’Impero bizantino, tanto che icone di Nicola sono conservate in tutta l’Europa orientale, dalla Bulgaria alla Romania, dalla Serbia alla Georgia. Nicola è il protettore dei fanciulli, cui porta doni di nascosto, ma è anche il patrono dei navigatori, una sorta di successore dei Dioscuri, tanto da essere chiamato “Poseidone dei cristiani”. Nel 1087 dei mercanti baresi traslarono le sue spoglie a Bari, dove fu eretta la chiesa a lui dedicata, meta di pellegrini provenienti da ogni parte. La venerazione di Nicola si diffuse anche in Occidente grazie a Teofano, moglie bizantina dell’imperatore germanico Ottone II. Il suo culto arrivò fino al nord Europa, dove, attraverso la corruzione del nome Sanctus Nicolaus, il santo si trasformò in Santa Claus, il vecchio dalla barba bianca che distribuisce regali ai bambini nella notte di Natale.

Quando, oltrepassato l’ingresso 4, entro nel terreno di gioco uscendo dal tunnel sotto la Nord, provo una sensazione di meraviglia che mi lascia senza fiato. Ho bisogno di condividere questa emozione con gli altri fotografi presenti, sul cui volto leggo lo stesso stupore. Non me ne vogliano i tifosi dell’Altamura: auguro loro di tornare quanto prima al D’Angelo, ma certe magie capitano davvero raramente nella vita!

Sono contento non soltanto per il contesto, ma anche per la partita che sto per vedere: Altamura-Monopoli, che torna dopo moltissimi anni. In campo si affrontano due squadre con obiettivi distinti: l’Altamura, reduce dalla vittoria all’ultimo respiro a Giugliano, deve mantenere la categoria, mentre dopo tantissimi anni di C, che ne fanno una squadra storica di questo campionato, i biancoverdi coltivano l’ambizione di giocare per i piani alti e, perché no, nutrire sogni di gloria. Avrò l’occasione, insomma, di vedere due squadre agguerrite in campo e, sugli spalti, due validissime tifoserie, che contribuiranno a rendere ulteriormente speciale questa giornata.

Gli altamurani si dispongono nell’anello inferiore della tribuna centrale, dietro lo striscione “Ridateci il nostro stadio”. Li rivedo dopo meno di un anno, dalla partita Altamura – Andria dello scorso campionato di Serie D. L’obiettivo primario per l’Altamura, come detto, è il mantenimento della categoria, un traguardo da raggiungere insieme ai suoi ultras, che non si sono fatti minimante scoraggiare dal trasferimento delle partite casalinghe a Bari. I murgiani sfoggiano la loro caratteristica più evidente: il colore. Usano due aste, stendardi, bandiere e a inizio partita propongono la solita bellissima sciarpata, una tradizione italiana che ormai sono tra i pochi a mantenere viva. Si sgolano per tutta la partita, iniziando a cantare quando manca ancora molto al fischio d’inizio, e terminando oltre il novantesimo. Gli anni di militanza in D li hanno forgiati e ora l’Altamura Ultras raccoglie i frutti di questa dedizione, ben figurando nella nuova categoria. Da segnalare i numerosi cori intonati contro gli avversari, a dimostrazione di come sia ancora radicata in loro la vecchia rivalità con Monopoli.

Dall’altra parte, il settore ospiti si colora di biancoverde, grazie al materiale di pregevole fattura dei monopolitani, che torno a vedere dalla partita Benevento – Monopoli dello scorso anno. I sostenitori al seguito del “Gabbiano” sono sempre belli da vedere, grazie soprattutto ai loro stendardi, che a mio parere sono tra i più originali e pregevoli dell’intero panorama nazionale. Gradevoli anche i bandieroni, quest’oggi sempre sventolanti. Anche i monopolitani cantano generosamente, offrendo una bella prestazione di tifo, continua e intensa. Per loro la C è ormai la consuetudine, ma nonostante l’abitudine alla categoria, la Monopoli Ultras continua a viaggiare con entusiasmo al seguito della squadra, con ritrovata compattezza dopo la riunificazione dei suoi gruppi in un unico settore. Nel gioco delle parti, mostrano noncuranza alle provocazioni degli altamurani non considerandoli rivali alla loro altezza, .

Se sugli spalti l’andamento del tifo è davvero piacevole, in campo il Monopoli mostra la propria superiorità superando gli avversari con una sola rete di scarto, che porta la squadra ospite in vetta alla classifica, un primato momentaneo festeggiato intensamente dalla squadra insieme ai propri sostenitori. Proprio mentre i giocatori in maglia bianca cantano insieme ai propri tifosi e quelli dell’Altamura sistemano il proprio materiale, a passi lentissimi mi dirigo verso l’uscita, per imprimere nella mente ogni centimetro di stadio. Ormai è buio pesto e i petali sono illuminati dai riflettori. So già che non dimenticherò mai più questa giornata sul prato del glorioso “San Nicola”!

Testo di Andrea Calabrese
Foto di Andrea Calabrese e di Pier Paolo Sacco