Nel giorno della Festa della Repubblica nonostante i campionati maggiori siano finiti, ci sono ancora da disputare diverse partite dalla C alle categorie regionali che valgono la gioia di una promozione o la delusione di un altro anno nella medesima categoria. Una di queste è Aurora Alto Casertano-Modica, semifinale di andata dei play off nazionali di Eccellenza, mentre tutte le altre stanno disputando già il ritorno: colpa o merito del Paternò, secondo in Eccellenza Siciliana che, vincendo la Coppa Italia Dilettanti e garantendosi così un posto in serie D, ha costretto a rimodulare e ritardare tutta la tabella di marcia dei play off siciliani. Da questi confronti è uscito vincente il Modica, superando 2-0 il Milazzo e quindi accoppiato all’Aurora Alto Casertano, che non ha nemmeno disputato i playoff molisani in quanto il distacco con la terza superava i dieci punti.
L’Aurora Alto Casertano è una società giovane, fondata nel 2019 sulle ceneri della Capriatese di Capriati al Volturno affacciatasi più di qualche volta in serie D. La compagine attuale, come si intuisce già dal nome, è nata per rappresentare diversi paesi dell’alto casertano ma disputa le sue gare interne a Pietramelara, paese di poco più di quattromila abitanti, anche se nelle occasioni importanti, oggi come già accaduto contro il Teramo in Coppa Italia, trova ospitalità al “Marchese Del Prete” di Venafro. Sulla sponda opposta c’è il Modica, squadra che ha vissuto i suoi anni di maggior gloria nell’1981-82 e più recentemente nel 2005-06 quando varcò le porte dell’allora serie C2, oltre ad aver disputato tanti campionati di serie D.
Arrivo a Venafro in treno, dove ero già stato diverse volte in passato a vedere i padroni di casa ma mai con questo anticipo sul calcio d’inizio, cosa che mi permette di girarvi con più calma, a partire dalla piccola stazione ferroviaria. Seconda tappa lo stadio che, potrete prendermi per pazzo, considero un piccolo gioiello per una città di diecimila abitanti. Muri, botteghini, scritte e murales raccontano storie di un calcio ormai passato; se pure gli amici di Cassino vengono menzionati a vernice, avvicinandosi al settore ospiti sono i rivali di Isernia a godere delle maggiori attenzioni. Particolare e caratteristica l’entrata riservata alle tifoserie avversarie che ricorda tanto quelle degli stadi inglesi degli anni settanta-ottanta. Bella, quasi rassicurante la difformità in tempi in cui il concetto del bello è stato ridisegnato attorno a modelli tutti uguali nelle forme, nei colori e persino nei nomi (non si contano nemmeno più gli impianti denominati come il grande colosso tedesco delle assicurazioni).
Il mio personale tour prosegue nel centro storico e Venafro, come tutto il Molise sa regalare piccole chicche storiche e monumentali, a partire dal Castello Pandone a cui si arriva percorrendo particolari stradine in salita e palazzi storici, in questo punto più alto di Venafro c’è anche una piazza intitolata ad Antonio De Curtis in arte Totò, visto che proprio a Venafro è stato girato il suo film “La legge è legge”. Meravigliosa la vista che da qui si gode sulla parte sottostante ma il tempo corre per cui, congiuntomi con i colleghi Andrea e Imma, ritiriamo stupiti i bellissimi biglietti, che valgono anche come accredito prima di guadagnare l’accesso al rettangolo verde.
La tribuna dei padroni di casa si presenta vestita a festa per l’occasione, rigorosamente con i colori biancorossi appesi alla recinzione mentre dietro la porta si vedono striscioni e bandiere probabilmente realizzati dalla stessa società, visto che non esiste una tifoseria organizzata. Circa duecento i loro tifosi che seguono la partita in rigoroso silenzio. Dalla parte opposta, sono davvero molti i presenti da Modica, sorprendenti se si considera la distanza, anche se arrivano alla spicciolata probabilmente per problemi di traffico o logistici in senso lato.
Entrate le squadre in campo, fra i padroni di casa spuntano a sorpresa un paio di fumogeni biancorossi, mentre i Siciliani che nel frattempo hanno ingrossato le fila, sventolano un bandierone, un paio di bandierine ed alzano un altro paio di stendardi. Nel primo tempo, i Modicani danno vita ad un vero e proprio show, lo dico senza esagerare in quanto non si fermano praticamente mai e quando finalmente sono a ranghi completi, raggiungono picchi massimi. Tantissimi i battimani ad accompagnare i cori, sventolano ininterrottamente sia bandieroni che le bandierine (molto belle quelle sia bianche che nere con l’aquila all’interno dello stemma rossoblù).
La partita è un monologo della tifoseria siciliana al punto che al Modica sembra di giocare in casa. Nella ripresa, al cinquantesimo minuto, un imperioso colpo di testa di Palmisano porta il Modica, correndo poi a festeggiare con la sua tifoseria. Subito dopo gli ultras alzano uno striscione per ringraziare gli amici nolani presenti quest’oggi al loro fianco (“MODICA SALUTA LA NOLA ULTRAS”), poi il tifo prosegue ancor più determinato e con un’intensità corale elevatissima. Battimani notevoli ed anche il colore non scema, poco prima della mezzora hanno un pensiero anche ai diffidati, salutati l’esposizione di uno striscione dedicato.
Dopo sei minuti di recupero l’arbitro decreta la fine delle ostilità, rimandando tutto alla partita di ritorno. Il risultato per il Modica poteva essere più rotondo per via di due traverse colpite, ma più che recriminare su degli episodi i tifosi preferiscono festeggiare questa importante vittoria. Si intonano cori con i calciatori rossoblù sotto al settore che si uniscono ai canti di gioia degli ultras. Salutati Andrea ed Imma che proseguono la loro giornata con la semifinale di ritorno di serie C Benevento – Carrarese, non mi resta che raggiungere la stazione per tornare a casa, non prima di essermi rifocillato con tre pezzi di pizza, un arancino ed una crocchetta accompagnati da una bottiglietta d’acqua, il tutto alla modica cifra di 5,50 €. La felicità esiste ancora e forse si trova proprio nei piccoli centri che la maggior parte di noi troppe volte snobba ed ovviamente non è solo una questione di prezzi.
Testo di Marco Gasparri
Foto di Marco Gasparri e Imma Borrelli
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