Trovandomi in vacanza nella parte nord-occidentale della nostra penisola e potendo spaziare in queste zone munito di macchina, alla quale solitamente preferisco treno e pullman che mi permettono di godermi appieno la giornata, mi dirigo verso Arezzo.

In questa domenica di metà agosto, per il secondo turno della coppa Italia di serie C, il sorteggio ha messo l’Ascoli di fronte agli amaranto padroni di casa, un confronto sempre interessante tra due belle tifoserie, che in questi ultimi anni hanno saputo tenere una linea coerente facendo al contempo segnare evidenti progressi. Entrambe le squadre arrivano a questo confronto grazie ai successi del turno precedente, dove l’Arezzo è riuscito a sbancare il “Tonino Benelli” di Pesaro, mentre l’Ascoli è riuscito ad avere la meglio, tra le mura amiche, di un Gubbio mai domo.

Il giorno della partita decido di prendermela con calma e partire presto per percorrere i circa cento chilometri che mi dividono dalla meta, cui arrivo oltre un’ora prima del fischio iniziale programmato alle 21:00. Ho così modo di vedere, nei dintorni dell’impianto, i tanti tifosi presenti nei rispettivi ritrovi nonostante la domenica d’agosto, sintomo che ultras e tifosi aretini hanno fame di grande calcio e di una squadra da primi posti. È da qualche stagione che manco dal Comunale di via Gramsci (denominato dal 2006 “Città di Arezzo”) per cui decido di ritirare il mio accredito e di anticipare l’entrata a scanso di sorprese comunque evitate dal gentilissimo personale in loco, invogliato inoltre dall’ingresso degli ultras che decidono di raggiungere tutti insieme le porte della curva Sud.

La serata è calda e l’immensa curva Minghelli è già discretamente popolata, con gli ultras del medesimo settore che cominciano ad intonare qualche coro per caricare la squadra. Con l’ingresso delle squadre in campo la curva si colora di diversi bandieroni e stendardi, mentre in zona Fossa viene accesa anche una torcia (cosa che avverrà più volte nella serata) a dar maggior risalto al colore del settore.

Nel mentre arrivano anche gli ultras marchigiani, in aperta contestazione con la società presieduta dal presidente Massimo Pulcinelli e come annunciato in un comunicato precedente, espongono un solo striscione a rappresentare l’umore della piazza: “MEGLIO UNA COERENTE SOLITUDINE CHE UN VILE COMPROMESSO”. Il loro ingresso è di quelli ad effetto, con l’accensione di una torcia lasciata per terra dopo il loro passaggio, al seguito del quale si posizionano nella parte centrale del lungo settore ospiti.

Nel primo tempo si capisce fin da subito la differenza di registro tra le due realtà: gli aretini intonano cori lunghi e prolungati, mentre gli ascolani per lo più cori secchi accompagnati da decisi battimani; la curva amaranto molto più colorata rispetto ai dirimpettai, presenti nel capoluogo toscano con un bandierone, un paio di bandiere ed uno stendardo. Le due tifoserie partono forte, nel settore ospiti la continuità è aiutata dal vantaggio, dopo appena dieci minuti, grazie al gol di Corazza.

La tifoseria aretina che non per questo molla, si fa vedere poco dopo con uno striscione (oltre a una pezza…) del 10 Settembre 1923 in ricordo di Matteo Pes. Poi, poco prima della mezz’ora, l’Arezzo perviene al pareggio con un potente tiro di Chiosa che manda in visibilio la curva del cavallino rampante. Piccole e comprensibili pause ospiti mentre la Sud mostra tutto il suo calore continuando ad incitare in maniera crescente gli undici in campo.

Pause più marcate seppur non troppo durature nella ripresa, tra gli ospiti, mentre gli aretini proseguono la gara tifando costantemente e mostrando in tempi diversi discrete sbandierate. Ad un quarto d’ora dal triplice fischio ci pensa Pattarello a far esplodere lo stadio, con l’ennesima torcia della serata in zona Fossa. Un paio di torce nella pancia del gruppo anche per i bianconeri, nonostante la delusione che palesano con diversi cori contro il presidente.

Al triplice fischio finale entrambe le squadre vanno sotto i rispettivi settori a ricevere gli applausi dei propri sostenitori ma nel settore ospiti, gli ultras ascolani rispondono ancora con cori contro il presidente e per i diffidati. L’Arezzo come aveva fatto a Pesaro, riesce a ribaltare il risultato e qualificarsi al turno successivo di novembre, dove per gli ottavi ci sarà l’interessante sfida al “Curi” in gara secca contro il Perugia.

Uscito dallo stadio ormai vuoto, decido di farmi un giro all’esterno, alla ricerca di qualcosa di diverso a distanza di anni dalla mia ultima visita. Ovviamente la grandezza della nuova curva penalizza oltremodo la tifoseria amaranto, ma in Italia raramente nuovo vuol dire migliore, mente peggiore è la sorte della gradinata, lasciata completamente all’abbandono già da diversi anni. All’esterno la storia di questo impianto racconta ancora tanto a chi ovviamente è in grado di ascoltare: cancellate, muri ma soprattutto le sbarre in ferro per regolare il flusso mi riportano indietro nel tempo, in un calcio più genuino e meno ossessionato dal controllo a beneficio di quel calcio sempre più prodotto e sempre meno rito. Ormai questi retaggi del tempo sono una vera rarità fra gli stadi moderni ed in continua evoluzione. Magari cambierà pure l’impianto aretino, magari no, nel frattempo la frase “Essere gruppo” che riverbera da un muro, nel suo piccolo è un testimone che passa fra la generazioni creandone legami senza dubbio più importanti del nome di una banca o di un’assicurazione al di sopra delle arene moderne.

Marco Gasparri