Nella prima partita del campionato di Serie C girone B, l’Arezzo affronta il neopromosso Campobasso. Tra gli sportivi aretini la sfida con i molisani evoca ricordi lontani: nella gara contro i rossoblù del 9 giugno 1985, penultima del torneo di Serie B, che può essere ribattezza “Menchino Neri Day”, il calciatore amaranto sbagliò un calcio di rigore, ma si fece perdonare alla grande segnando una rete in rovesciata entrata di diritto negli almanacchi calcistici; quella marcatura non è scolpita nella memoria solo per la sua bellezza, ma anche per il contributo che diede al raggiungimento della salvezza da parte della compagine amaranto.

Tornando al presente, una bella cornice di pubblico, con circa trecento ospiti, occupa gli spalti dello stadio toscano. Quando le squadre entrano in campo, noto nella Curva Sud Lauro Minghelli lo sventolio delle bandiere e l’apertura degli stendardi a due aste, che accompagnano un grosso striscione; viene anche accesa qualche torcia, un gesto che suscita sempre emozione specie in notturna.

Nel corso della gara mi posiziono sotto gli ospiti, che si esibiscono in bei treni e battimani. La partita scorre piacevole, ma la mia attenzione è catturata principalmente dal gradevole tifo sugli spalti. Bello il sostegno dei padroni di casa, che si alimenta di bandiere, voce e mani alzate. Dall’altro lato mi stupiscono molto positivamente i tifosi del Campobasso, presenti in discreto numero (onore a chi macina km) e autori di una generosa prova canora per tutti i novanta minuti.

In campo la spunta L’Arezzo, ma questa sera un plauso è da tributare a entrambe le tifoserie, le quali dimostrano che senza il tifo, il gioco del calcio perde molto del suo valore.

Sauro Subbiani