Quando i nomi di Barletta e Foggia si ritrovano uno di fronte all’altro, in un campo di calcio, di riflesso la mente è portata a ripercorrere nel tempo tutte le epiche battaglie che le due tifoserie, a corredo degli eventi sportivi, erano solite darsi sugli spalti. Questa volta però si tratta del più modesto Incedit che, per quanto richiami nel nome allo storico sodalizio fusosi nell’US Foggia, ne è solo una semplice rievocazione recente. Dopo la fusione che legò il suo nome al massimo club cittadino, estensivamente denominato US Foggia & Incedit per un buon decennio, per la precisione dal 1957 al 1969, l’Incedit finì nell’oblio. Questo fino ai primi del 2000 quando l’Incedit venne rifondato partendo dalle categorie regionali ma senza troppe fortune, vendendo il proprio titolo sportivo nel 2009 al Gargano Marconi di Ischitella, rappresentativa di un paese della provincia. Più fortunata, o per meglio dire più oculata l’ultima rifondazione del 2016 quando, ripartendo dalla Terza Categoria, i “Canarini” sono stati protagonisti di una bella scalata che li ha portati fino in Eccellenza.
Di un club ultracentenario come il Barletta c’è invece davvero poco da dire, che non sia già noto al grande pubblico. I gloriosi trascorsi dei biancorossi che oltre alla più recente ultima apparizione in Serie C di dieci anni fa, contano ben 41 apparizioni fra i professionisti, culminate nella Serie B disputata a cavallo fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Clamorosamente fuori categoria il Barletta e almeno stando a questo travolgente inizio di campionato, il ritorno in Serie D dovrebbe essere una pura formalità.
Per quanto impari, l’incrocio con questo Foggia “minore” è inevitabilmente accompagnato da forti emozioni che nell’ultimo periodo, in certo qual modo, sembrano aver ridisegnato completamente la mappa dei rapporti fra le due tifoserie. In questa stessa partita, sia in Curva Nord che in zona CUCS, viene esposto lo striscione “13-10-2024 la morte non è uguale per tutti”. Il messaggio unitario contemporaneamente condiviso in tante altre curve italiane, allude alla mancata concessione del minuto di silenzio dopo la tragedia di Potenza, dove hanno perso la vita tre giovanissimi ultras foggiani. Uno fra questi, Gaetano, l’elemento di inattesa unione fra le due piazze: di mamma foggiana, lo sfortunato ventunenne è inoltre figlio di Tonio il “Cammello”, figura storica del tifo barlettano e questo lancinante dolore condiviso, ha portato a mettere inevitabilmente in secondo piano l’odio per far spazio all’umanità e alla solidarietà. Questo però non ve lo racconterà qualche improbabile opinionista nel suo salotto televisivo pomeridiano con ospiti in studio uno stuolo di saccenti che pontifica di stadi senza mai averne visto uno dal vivo.
Durante il primo tempo, il tifo si mantiene costante, con il pubblico che segue parallelamente l’andamento di una gara il cui equilibrio è rotto al 18′ grazie a capitan Lattanzio. Ma è nel secondo tempo che la situazione cambia, e l’entusiasmo cresce visibilmente. Con il Barletta che attacca sotto la Curva Nord, il coinvolgimento dei tifosi si fa sentire, trasformando lo stadio in una bolgia. I cori diventano più incalzanti, la voce della tifoseria si leva forte e unita, spingendo i giocatori in campo a dare il massimo per cercare il gol della sicurezza che però non arriva.
È una buona prova quella offerta dal pubblico di casa, considerata anche l’assenza di avversari sugli spalti, elemento che di solito accende l’atmosfera a suon di cori e sfottò. I circa duemila convenuti al “Puttilli”, in mancanza di stimoli esterni, dimostrano comunque grande attaccamento sostenendo i propri colori fino alla fine. Quando sopraggiunge il triplice fischio finale, tifosi e squadra possono liberare un urlo di gioia e festeggiare quest’ennesima vittoria stagionale. Un altro tassello, un altro passo verso un domani migliore.
Foto di Luigi “Lewis” Putignano