Il Barletta in Eccellenza è un’anomalia, uno sbaglio, da addebitare esclusivamente a chi ne gestisce il lato tecnico-dirigenziale, visto che la tifoseria, nell’anno della retrocessione, aveva risposto con numeri da categoria superiore. Per fortuna questa stagione in campo si sta rivelando come la veloce espiazione di quel peccato recente, con una squadra che sta triturando le avversarie, raccogliendo fin qui un solo pareggio e poi tutte vittorie, facendo già il vuoto dietro di sé in classifica nonostante sia solo la decima giornata.

Anche la partita odierna contro i salentini del Racale segue lo stesso copione, con una vittoria per 2-1 che conferma i biancorossi sempre più padroni del proprio destino. Più che da una gara giocata in controllo senza dilapidare troppe energie in vista della lunga restante parte di stagione, le emozioni più forti sono ancora una volta quelle pervenute dagli spalti. Il lutto che ha colpito gli arci-rivali di Foggia dopo la trasferta di Potenza, dove tre giovanissimi tifosi hanno perso la vita, è in realtà un dolore che tocca nel profondo anche Barletta. Gaetano che assieme a Samuel e Michele ha trovato la morte in quella crudele serata, è figlio del Cammello, vecchio ultras barlettano che solo qualche settimana prima, nel prepartita della gara contro il Novoli, era stato omaggiato da una sorta di passerella d’onore sotto la Nord che l’ha voluto così incoraggiare in un momento della sua vita in cui s’è ritrovato alle prese con importanti problemi di salute. E la sorte che talvolta sa essere ancora più spietata e infame, ha costretto i suoi amici di curva ad alzare ancora una volta uno striscione per lui, per cercare di infondergli ulteriore forza di fronte al più grande e innaturale dolore che un padre possa mai provare.

L’abbraccio della Barletta ultras esteso ovviamente anche a Gaetano, rimandando a quel futuro remoto in cui ci si potrà riabbracciare con tutti i propri cari estinti, era stato condiviso idealmente prima della gara anche dalle due società che, nelle persone dei due presidenti, accompagnati da tutti i calciatori, hanno deposto un mazzo di fiori sotto la Nord.

Se i primi venti minuti sono stati dominati da un silenzio surreale e totale per rispetto a queste giovanissime vite perdute, ci sono stati altri striscioni in merito la cui cosa che colpisce di più è il fortissimo senso di solidarietà e vicinanza ad una tifoseria da sempre rivale. Oltre ad uno striscione per Samuele e Matteo, anche loro coinvolti nell’incidente e invitati a non mollare nella loro non meno ardua battaglia in sala rianimazione, fortissimo è il significato sottolineato dalle parole: “Sotto un’unica bandiera… ultras! Barletta abbraccia Foggia”, non una semplice frase di circostanza, non un indifferente silenzio dove potevano barricarsi per bieco opportunismo, vista appunto la rivalità, ma l’esaltazione di valori più grandi di tutto. Più grandi delle differenze che dividono gli ultras nella loro specificità. Lontano dalla luce dei riflettori, a distanze siderali dai particolari morbosi su cui la stampa sguazza anche in questi giorni, c’è tutto un mondo che si muove in ben altre direzioni, che al di là degli eccessi vive di passioni genuine ed è unita da ideali condivisi che poi si dimostrano più forti di ogni altra differenza geografica, politica, di colori sociali, ecc. Forse proprio per questo stanno facendo di tutto per affossare il mondo ultras, perché in un mondo individualista, isolato, disgregato e sempre più facilmente soggiogabile, rappresentano l’ultimo baluardo di socialità, di solidarietà, di mutuo soccorso. E proprio per questo il mondo ultras resiste ancora. Perché è vero in un mondo finto. Proprio per questo il nome di Gaetano e con lui di Samuel e Michele vivrà per sempre o di sicuro più a lungo di quanto sarebbe avvenuto nel resto della società dove, dopo le condoglianze di rito, resta al massimo la famiglia sola con il proprio dolore. Chi è ultras invece non resta mai solo. E questo non piace e fa paura.
Ciao Gaetano. Ciao Samuel. Ciao Michele.

Foto di Vincenzo Fasanella