In Alto Adige il calcio è qualcosa di diverso da quello che tutti conosciamo solitamente, specie guardandolo dalla prospettiva del suo calcio minore. Non ci sono fumogenate né cori, né tamburi e battimani, in definitiva non ci sono tifoserie organizzate eppure il sostegno sugli spalti non manca.

Durante il primo tempo di Bozner-Virtus Bolzano, incontro estivo di Coppa Italia Eccellenza che è forse il concetto più estremo di derby se consideriamo che le sedi delle due squadre distano circa 200 metri fra loro, ho avuto modo di chiacchierare piacevolmente con alcuni dei tifosi presenti e così apprendere e soddisfare questa ed altre curiosità.

Da queste parti, insomma, che siano o meno partite importanti in termini di classifica o di avversario, che sia Eccellenza, Promozione, Prima o Seconda categoria, squadre senior o juniores, gli spettatori ci sono sempre e talvolta anche su numeri proporzionalmente importanti, raggiungendo persino il migliaio di presenti, perché in questa periferia dell calcio, i novanta minuti vengono ancora visti come atto sociale della domenica, come centro del villaggio leopardiano.

Lo stadio non come mero centro commerciale ma come luogo dove ci si ritrova a prescindere da quanto il calcio interessi: per quella che è la cultura del posto, in un concetto molto nordeuropeo di vedere l’evento, il “terzo tempo” riveste un ruolo molto importante. Ossia quel momento in cui, durante ma soprattutto dopo la partita, ci si ritrova assieme, anche con gli avversari, a condividere un boccale di birra inebriati dal profumo di bratwurst nell’aria.

“Per noi, del calcio è molto importante l’aspetto sociale, anche a nostro discapito: per esempio delle vittorie e dei campionati.”

E il pubblico infatti c’era, anche in quest’occasione, ma devo anche dire che le prestazioni in campo non sono state meno elevate o soddisfacenti. D’altro canto, ad alimentare tutto ciò, c’è un ulteriore retaggio di tradizione sportiva che non va trascurato. Il Bozner affonda le sue radici storiche nel 1962, quando il Rapid e il Blau-Weiß Bozen si fusero creando questo orgoglioso sodalizio in “singolare” maglia arancione, che fa del settore giovanile il suo fiore all’occhiello e che, proprio in occasione del proprio cinquantesimo anniversario, ha festeggiato la prima storica promozione in Eccellenza.

Ancora più profonde le radici della Virtus Bolzano che nasce nel 2015 dalla fusione fra la Virtus Don Bosco e l’FC Bolzano ed è proprio questo legame di sangue a renderla in un certo senso erede e rappresentante massima della storia calcistica locale. Prima dell’ascesa del ben più noto Südtirol, nato però a Bressanone nel 1974 e spostatosi a Bolzano solo nel 2000 con l’arrivo del professionismo, era proprio l’FC Bolzano a vantare la miglior tradizione storica regionale in virtù della sua partecipazione alla Serie B nel 1947-48 e le 19 presenze suddivise fra Serie C, Serie C2 e il suo corrispettivo a cavallo fra le due guerre che era la Prima Divisione.

Sono cambiati i colori, sono cambiati i tempi. Forse un giorno tutto questo ritornerà o forse rimarrà nel cono d’ombra della più ingombrante compagine cittadina oggi ai vertici della Serie B. Quello che però è certo e che come il più prezioso tesoro va custodito, è l’importante e persistente eredità in termini di catalizzatore sociale che il momento calcistico ancora costituisce. La più bella vittoria in fondo è quella.

Imma Borrelli