In questo calcio drogato di partite a qualsiasi giorno e qualsiasi ora, tocca persino alla cara vecchia Serie C soccombere a questo oberante palinsesto settimanale; l’utilità di far disputare l’intero turno di terza serie nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì è ancora tutta da comprendere, ma forse siamo noi tifosi da stadio ad esser rimasti indietro…

L’attualità di questo Campobasso-Vis Pesaro inizia, ahinoi, dall’esterno del “Molinari”: per l’ennesima volta, ai gruppi organizzati della “Curva Nord Michele Scorrano” viene vietato l’ingresso di uno striscione per Aldrovandi che viene dunque esposto all’esterno (grazie a loro per avermelo fatto fotografare!); curioso è che il suo significato è esplicato da uno striscione simile esposto nel settore ospiti dai pesaresi. Applausi dagli stessi ultras campobassani, poco da aggiungere invece sul doppio standard senza senso delle forze dell’ordine, se non quello di inasprire inutilmente gli animi con la tifoseria locale.

Il colpo d’occhio in questa terza uscita casalinga dei molisani rimane di tutto rispetto, con circa 4.000 presenti sulle gradinate di contrada Selva Piana. L’intero anello superiore della “Scorrano” è pieno zeppo di tifosi, qualche presenza in meno nella parte inferiore, ma poco cambia negli equilibri del tifo.

Continua l’ottimo momento di forma degli ultras rossoblù, che nei novanta minuti hanno un notevole seguito dei cori anche dai tifosi “più freddi”; la scaletta degli stessi è sempre molto variegata, ma i cori più in voga restano quelli classici, quelli cantati di dialetto, il classico “Campobasso spezzato”, ma c’è da dire che anche qualche coro più recente sembra aver fatto breccia nel cuore dei più.

Altro mistero della serata, lo striscione per Denis Bergamini che, a differenza di quello per Aldrovandi, viene tranquillamente fatto passare: a 35 anni dalla morte del calciatore del Cosenza, ancora lontanissime sembrano giustizia e verità; l’unica verità, al momento, sono i numerosi applausi di tutto lo stadio.

Sempre positivo lo sventolio dei bandieroni, in cui ogni singolo gruppo dà il meglio di sé, in ogni attimo della partita; a rinforzo del colore si aggiungono le bandierine di “Bad Brainz” e “N.F.O.”; ampiamente riuscita, infine, anche la sciarpata ad inizio secondo tempo.

Negli ultimi minuti c’è tensione per il risultato ancora in ballo, ma al fischio finale è grande la gioia della curva rossoblù che celebra la vittoria della propria squadra, giunta sotto al loro settore per unirsi ai festeggiamenti: cosa diceva quel “fenomeno” il quale sosteneva che le squadre NON dovevano avvicinarsi ai rispettivi tifosi? La risposta è tutta nella corsa gioiosa dei calciatori e nell’entusiasmo dei tifosi che li salutano.

Di tutto rispetto la presenza dei circa 40 ultras pesaresi giunti in terra molisana questa sera; numero che diventa lodevole se si pensa che siamo comunque in un giorno lavorativo (forse gli unici ormai a non lavorare sono coloro che stilano questi calendari scellerati).

I gruppi di Pesaro non solo presenziano tutti coi loro rispettivi drappi, ma rinforzano il colore ognuno con il proprio bandierone di ordinanza. Rivedo gli ultras biancorossi dopo qualche anno (2018/2019 a Modena); ai tempi mi destarono una buona impressione e anche stasera la loro prestazione è positiva: mi posiziono in varie occasioni nei loro paraggi e i cori che offrono per la loro squadra sono sia molto vari, sia seguiti da tutti i presenti, mentre dei bei battimani contribuiscono a migliorare la resa.

Oltre allo striscione “ALDRO VIVE” nel primo tempo, nel secondo si segnalano cori per gli amici diffidati, contro la questura e a sostegno della Vis. Al fischio finale applaudono comunque la loro squadra, nonostante la sconfitta, evidentemente apprezzando i tentativi di impattare il risultato.

Nessun tipo di problema tra le due tifoserie, anzi per il sottoscritto c’è occasione persino per una birra post-partita con un gruppo di ultras pesaresi in un pub cittadino, tra varie chiacchiere sulla serata e sul momento attuale delle curve in Italia: posso dire che è stato un piacevole finale!

Testo e foto di Francesco Passarelli