Arrivo a Carrara con un buon margine di anticipo rispetto all’inizio della gara. Nei dintorni dello stadio cominciano già i primi movimenti, i primi capannelli di amici che si dirigono verso l’impianto e passando dietro la Curva Nord è impossibile non notare la presenza di un folto gruppo di persone che staziona già in zona per il classico prepartita. La birra tra amici, la chiacchiera del giorno, ingannare l’attesa prima del fatidico fischio d’inizio, del resto la partita sugli spalti si gioca ampiamente prima del via ufficiale delle ostilità. È anche socialità non solo intrattenimento commerciale, per quanto a certe (alte) sfere pare non se ne vogliano fare una ragione.
Carrara è una di quelle città molto particolari del panorama nazionale, una città che mostra orgogliosa il proprio essere, che ha un’anima tutta sua, imperniata com’è tra il logorante lavoro nella cave e quell’indole ribelle che si ritrova nelle vie cittadine e si riverbera inevitabilmente allo stadio. Carrara e l’anarchia, Carrara e le cave di marmo, Carrara incastonata tra i monti, Carrara e Marina. Sembra quasi di parlare di una metropoli ed invece è una città medio-piccola, uno di quei posti dove si vive ancora a misura di uomo, dove esiste una dialettica propria. Carrara è una città viva e che vive di luce propria, e allo stadio, con la promozione in cadetteria, c’è la seria possibilità di compiere quel salto qualitativo che potrebbe infondere nuova linfa al tifo gialloblù.
Tifoseria che ha dovuto subire il momentaneo trasferimento nella vicina Pisa per le prime gare casalinghe, il ritorno tra le proprie mura ha segnato un momento di festa per il popolo gialloblù. A veder bene, l’impianto è rimasto con la propria identità, sono stati aggiunti qualche tornello, alcuni divisori ma in definitiva lo stadio dei Marmi presenta sempre quell’aspetto che ricalca il tessuto cittadino, poco incline allo sfarzo e molto pratico. Uno stadio distante anni luce dalle anonime strutture che piacciono sempre ad un pubblico borghese, incapace di apprezzare le particolarità dei nostri impianti. Difficile preferire gli stadi senza anima costruiti modello mattoncini Lego, tutti uguali, seggiolini multicolore, gradinate prefabbricate, non un tocco di originalità, non un segno di distinzione, non un aspetto che attiri l’attenzione del tifoso che sale i gradoni. Al netto dell’aspetto economico, radere al suolo il San Siro sarebbe come se Milano e l’Italia perdessero un monumento, uno stadio che man mano che ti avvicini infonde quel rispetto e quella nobiltà che un ultras, come un semplice tifoso o uno sportivo, deve necessariamente apprezzare.
Lo stadio dei Marmi è una Curva Nord di quattro gradoni ed un settore ospite molto simile e dove si parla di curva, la forma è esattamente quella che si evince dal nome, non una tribunetta anonima di tubi innocenti dietro la porta. Le curve sono i primi settori che vedono l’arrivo dei tifosi, in Curva Nord i locali cominciano a caricare la squadra già nel prepartita: i primi cori ed i primi battimani echeggiano nel silenzio dell’impianto e la voce arriva direttamente ai protagonisti che effettuano il rituale riscaldamento. Sull’altro versante, gli ultras campani della Curva Sud arrivano con un discreto anticipo, e hanno tutto il tempo necessario per appendere i propri striscioni e le proprie pezze. Come sempre, quando si gioca in terra toscana è presente la sezione omonima con tanto di striscione in bella mostra, ma anche da Biella e Torino arrivano i rinforzi per il contingente partito direttamente da Castellammare di Stabia.
All’ingresso delle squadre sul terreno di gioco, dal settore ospiti si alzano una serie di bandiere e bandieroni, qualche torcia offre un ulteriore tocco di colore e a livello estetico il colpo d’occhio è davvero molto buono. Curva Nord che apre invece le danze con una sciarpata e alle spalle si alza una densa nube di fumogeni giallo-blu: anche in questo caso, ottimo il colpo d’occhio e la riuscita della coreografia.
Ospiti che possono contare su una vasta base di tifosi ed ultras, il sostegno vocale non viene mai meno e i cori, soprattutto nella prima fase della partita, vengono ripetuti e rilanciati in maniera maniacale, quasi ossessiva: i momenti di silenzio sono assai rari e anche le bandiere vengono tenute sempre alte. Poco da eccepire, il tifo delle vespe è di livello, continuo, partecipativo, molto aggregante, difficile veramente trovare un neo ad una tifoseria che sembra fare cose semplici ma in maniera perfetta, tanto che sembra perfino superfluo il megafono, visto che i presenti non sono dell’avviso di far riposare le ugole.
Anche i padroni di casa non demeritano assolutamente, possono contare su presenze importanti e infatti il coordinamento tra i lanciacori sembra un meccanismo oliato, che riesce a coinvolgere l’intera curva e il risultato, anche in questo caso, è un sostegno che raramente cala d’intensità.
Un bel pomeriggio, insomma, con due tifoserie che dimostrano di essere in ottima forma. Nonostante la partita termini a reti inviolate, sugli spalti non è mai mancata quella sana volontà di incidere sul risultato. Tra stabiesi e carrarini reciproca indifferenza, gli unici cori offensivi che ho potuto rilevare, sono quelli dei padroni di casa contro i nemici storici di La Spezia: nulla di nuovo sotto il sole viene da pensare.
Valerio Poli