Dopo sole tre stagioni di Purgatorio la Cavese torna a calpestare i campi della Serie C. Reduce dalla sconfitta contro il Benevento nella trasferta della prima giornata al Vigorito, gli aquilotti debuttano davanti al proprio pubblico lunedì 2 settembre 2024, in occasione dell’incontro serale contro il Crotone. Per l’occasione decido dunque di recarmi nel centro metelliano, dove manco dal 2017, quando ebbi modo di assistere all’interessante confronto tra la Cavese e il Potenza dell’allora campionato di Serie D.

Raggiungo la graziosa cittadina ai piedi dei monti Lattari con largo anticipo, per effettuare un giro approfondito alla sua scoperta. Cava non è solo una delle piazze più importanti del nostro calcio per la sua tradizione sportiva e per il grande tifo che ha sempre espresso, ma è anche un centro con una rilevante storia civica, che affonda le radici nel Medioevo. La mia prima tappa è l’Abbazia della SS Trinità, sulle sponde del torrente Selano, nella frazione di Corpo di Cava. È incastonata in un angolo pittoresco, circondato dalle balze rocciose dei monti della Costiera amalfitana, che trascinano il visitatore in uno scenario quasi dolomitico. Fu fondata nel XII secolo dai benedettini seguaci della regola di Cluny. Con l’istituzione della Congregazione cavense, questo cenobio guadagnò prestigio e potenza, arrivando a esercitare la propria giurisdizione addirittura fino alla Sicilia. I reperti archeologici, i sarcofagi romani, i dipinti e le sculture che la adornano testimoniano la sua opulenza, ma sono soprattutto i codici miniati medievali e gli incunaboli dell’Età moderna a farne una tappa obbligata per i turisti che transitano nel territorio.

Terminata la visita scendo a Cava, ma prima mi fermo in una piazzola per fotografare dall’alto la città, che è collocata in una rigogliosa conca dalle caratteristiche completamente diverse da quelle del confinante Agro nocerino-sarnese. Il destino del centro campano è sempre stato legato a quello della suddetta abbazia. Insignita del titolo di città nel 1394 per volere di Bonifacio IX, Cava fu particolarmente ricca sotto il Regno di Napoli, che ne promosse lo sviluppo commerciale con molti privilegi fiscali, grazie ai quali divenne preminente nel commercio della seta, nella produzione ceramica e in quella tessile. Mi concedo dunque qualche ora nello splendido centro storico, rimanendo incantato dal borgo Scacciaventi, dove un lunghissimo viale porticato serpeggia tra bei palazzi antichi, creando uno scenario unico nell’Italia meridionale, che richiama gli impianti urbani della Pianura padana. Murales e bandierine, disseminati un po’ ovunque e tutti di splendida fattura, testimoniano il valore quasi sacrale che il popolo cavese riconosce alla propria squadra.

Al crepuscolo raggiungo con una breve passeggiata il Simonetta Lamberti, percependo nelle strade e davanti ai locali affollati dai tifosi tutta l’adrenalina del popolo cavese per questa prima partita tra le mura amiche. Senza alcuna difficoltà ritiro il mio accredito e in un attimo calpesto il manto verde dello stadio campano, provando una grande emozione nel trovarmi in quello che considero un tempio del nostro tifo, nel quale, nella stagione 1982-83, furono ospitati il Milan, la Lazio e l’Atalanta, avversari della Cavese in B.

Osservo ogni dettaglio delle gradinate, che iniziano a riempirsi di tifosi, mentre sul terreno di gioco vengono presentate le nuove maglie ufficiali della Cavese. Nel settore ospiti sono già presenti i pitagorici, raccolti dietro le sigle dei gruppi ultras rossoblù. Il botteghino registra 3.500 spettatori totali, di cui un centinaio dalla costa ionica.

Il movimento che osservo nella curva di casa annuncia lo spettacolo che prende forma al momento dell’entrata sul terreno di gioco delle due squadre, salutato dalla Sud con una magnifica coreografia dedicata all’indimenticata signora Carmela. La scenografia è composta da due lunghi striscioni, da un telo con il volto della grande tifosa aquilotta, da un oceano di cartoncini blu e da torce: uno spettacolo semplice ma di notevole impatto! Per tutta la partita la curva di casa esprime un tifo impressionante, che mi colpisce soprattutto perché vedo cantare, tifare e partecipare ai battimani veramente tutti i presenti. I cavesi in questa serata di inizio settembre dimostrano di meritare la fama che li contraddistingue: intonano cori sempre potenti e intensi, accendono torce a volontà, sventolano continuamente i bandieroni, producono battimani eccezionali e realizzano un’ottima sciarpata: una prestazione perfetta, che corona al meglio il ritorno di Cava tra i professionisti.

Nel settore ospiti, come già detto, sono circa un centinaio i crotonesi giunti dalla fu Magna Grecia. Li rivedo a distanza di pochi mesi, avendoli fotografati alla fine del 2023 in quel di Latina, nello scorso campionato di Serie C. Come allora, non posso che esprimere un giudizio positivo sulla loro prova: i calabresi si compattano bene, sostengono la squadra per tutta la partita, realizzano tante belle manate e soprattutto colorano sempre il settore con bandiere, bandierine e stendardi a due aste. Espongono anche uno striscione per Gianluca, sostenitore cavese purtroppo scomparso prematuramente, raccogliendo l’applauso di tutto lo stadio. Anche i padroni di casa, ovviamente, ricordano Gianluca e tutti coloro che non sono più tra noi con due striscioni davvero toccanti.

In campo la Cavese ottiene l’intera posta in palio imponendosi con il risultato di 2-1, grazie alle reti di Gaetano Vitale al 39’ e di Daniele Sorrentino al 52’, mentre l’autorete di un atleta di casa allo scadere della prima frazione illude soltanto gli ospiti, che tornano a casa a mani vuote. Alla fine della partita la Cavese festeggia dunque sotto la Sud questa prima vittoria stagionale al Simonetta Lamberti, tra cori e battimani ancora potentissimi.

Testo e foto di Andrea Calabrese