Serata emozionante allo Stadio Simonetta Lamberti, per il Primo Turno eliminatorio di Coppa Italia Serie C.

Parto con una premessa a cui tengo, che vuole rendere merito alla tifoseria granata per la presenza a questa serata con una ottima e incessante prestazione, ringraziarla per la disponibilità nel farmi avvicinare al loro settore, essendo il nostro primo incontro, e scusarmi con essa se mi dilungherò invece parlando della Cavese, ma ho alcuni motivi che spero di raccontare al meglio.

Al mio arrivo manca ancora una buona mezz’ora all’inizio della partita ma già sventolano le bandiere nella curva di casa che si riempie a poco a poco. Mi concedo un bel giro del campo, seguendo la pista di atletica circostante per guardarmi intorno e scorgere gli indizi che adesso questo stadio è da Serie C.

Stasera sono letteralmente affamata di curiosità, perché conoscendo questa tifoseria mi aspetto qualcosa di coinvolgente. Tutta questa trepidante attesa però è alimentata da due fattori non da poco, che riguardano ovviamente il tifo in curva.

Il primo è che proprio questa sera c’è il ritorno di una delle figure di riferimento per i tifosi Cavesi. Senza impegolarmi in faccende giudiziarie: nove mesi di attesa per una diffida “senza sufficienti indizi” e una sentenza in sede penale pronunciata a suo favore, a pochi giorni dalla prima partita in casa, dicono già abbastanza.

Incontenibile perciò l’energia positiva che si respira in Curva. La tifoseria è pronta e carica, si mostra come sempre al meglio in casa ma è altresì pronta per girare l’Italia e questo incontro è una buona prova d’inizio.

Guardo poco il gioco in campo, l’attenzione è tutta per entrambe le tifoserie. A fine partita il risultato in campo vede vittoriosa la squadra ospite ed anche se è solo calcio d’estate, la tifoseria trapanese ha tutti i motivi per essere felice e festeggiare. Non meno motivi di festeggiare hanno i cavesi, che hanno visto tornare al proprio posto chi, in anni di esperienza e di presenza, s’era guadagnato l’onore e l’onere del megafono e anche in quest’occasione, in uno dei suoi discorsi di inizio anno rivolto ai giocatori in campo, ha saputo chiedere con parole pesanti e dense, di lottare per quella maglia, con la stessa fierezza di chi la difende sugli spalti, spesso anche a rischio di abusi e ingiustizie.

E a proposito di ingiustizie, a un mese dalla sua scomparsa, non manca il ricordo della signora Carmela, tanto nota a Cava per il suo amore per la maglia blufoncé, quanto nel resto d’Italia, dove giunse a involontaria notorietà per un assurdo daspo che la colpì ad 83 anni, in quel di Aversa, in circostanze in cui l’ordine pubblico si tramutò – per l’ennesima volta – in rappresaglia.

Ma a rendermi personalmente sentito il ricordo della signora Carmela, è la sua storia a tutto tondo, una storia di fede e appartenenza alla Cavese durata letteralmente tutta la vita. Ho avuto l’onore di incontrarla in occasione della festa promozione della Cavese in serie C lo scorso aprile. “Lei è un pezzo di storia di questa tifoseria” mi è stato detto quando l’ho fotografata.

Wow, ho pensato: a dispetto del luogo comune, si può essere donna e tifosa. E andare allo stadio, e suonare il tamburo, andare in trasferta e tenere i fumogeni in mano e cantare i cori degli ultras, con gli ultras, da ultras. Anche se donna, anche a 91 anni e andare allo stadio fino alla fine. Fantastica. Non ci sono altri aggettivi per lei.

“Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta” e come tutte le migliori tifoserie, anche quella Cavese non dimentica e il suo ricordo della signora Carmela è davvero molto emozionante.

E se pensate, giunti fin qui nella lettura, che sono stata di parte, voglio dire che ci sono occasioni in cui la passione ultras va oltre i colori, supera le reti di contenimento e giunge in tutta la sua inebriante forza, in serate come questa dove i valori diventano universali. È questa è una di quelle volte in cui mi ritrovo a parlare con il cuore, senza badare ai colori. Spero mi perdonerete.

Imma Borrelli