La partita tra Cesena e Brescia, disputata sabato 26 ottobre 2024 alle ore 15, oltre all’ovvio confronto sul campo, ha offerto un ancor più interessante faccia a faccia sugli spalti dove si ritrovano due tifoserie unite da un vecchio e saldo rapporto di “fratellanza”, come hanno avuto modo di definirlo gli stessi ultras cesenati nella coreografia di inizio gara.

Quando le squadre sono scese in campo, infatti, in Curva Mare oltre allo striscione “Il tuo sorriso, la nostra fratellanza… per l’eternità”, che già nel prepartita aveva fatto da accompagnamento ad una bella sciarpata, lo spettacolo è stato poi completato, o impreziosito sarebbe meglio dire, da una coreografia in cui tre bande verticali nero-bianco-azzurro venivano composte da tante bandierine dapprima tenute tese a mo’ di cartoncino e successivamente sventolate. Poco dopo è stato aperto al centro il volto sorridente di Michele “Luzza” Luzzardi, giovane ultras bresciano tragicamente scomparso quest’estate, a soli 21 anni, in un incidente stradale sulla BreBeMi. Coreografia dal forte contenuto emotivo e simbolico, che passando dalla forma collettiva di un rapporto fra tifoserie ha dimostrato esattamente di cosa questi consistono: tante piccole grandi storie personali di amicizia, di affetto, persino di dolore ma condivise in quell’ultimo brandello di umanità che sono le tifoserie. Peccato solo che da prospettive opposte vengano considerate come pedine sacrificabili o ribelli resistenti alla trasformazione totale del calcio in prodotto commerciale, dei tifosi in nulla più che consumatori.

Anche i tifosi del Brescia hanno accolto la squadra con uno slancio coreografico affidandosi ad una sciarpata, da sempre il mezzo più semplice ma efficace per fare colore. Tuttavia, il livello di coinvolgimento del settore ospiti è apparso discontinuo, e la partecipazione non è stata omogenea su tutta la curva. Sempre attivo il gruppo situato dietro lo striscione Curva Nord Brescia, che ha sostenuto la squadra con costanza, braccia alzate e cori per tutta la durata dell’incontro. A tratti, è riuscito a farsi sentire anche il gruppo numericamente inferiore dei Brescia 1911, ben visibile inoltre in un paio di circostanze con sciarpe e pirotecnica, ma complessivamente la partecipazione del resto della tifoseria posta ai margini degli ultras, è sembrata limitata e frammentata, poco incentivata da una disposizione fisica sugli spalti poco compatta fra tutti i presenti, cosa che ha indebolito l’impatto complessivo del tifo bresciano. Che, beninteso, non è stato negativo ma poteva essere sicuramente migliore.

Sul versante cesenate, il tifo della Curva Mare ha mostrato un’intensità inferiore rispetto ad altre precedenti occasioni, probabilmente influenzato dal clima amicale della giornata. Cosa che chiaramente può, alla stessa maniera, aver pesato sui dirimpettai. Belli anche i gemellaggi, per carità: sono quell’altra faccia della medaglia del mondo del tifo che lo identificano e lo completano, ma la mancanza di quella tensione, di quella adrenalina che solo una rivalità accesa sa dare, finisce inevitabilmente per pesare sulle motivazioni e sulla spinta del tifo propriamente detto. A questo si aggiunga (discorso inverso ma anche qui ugualmente valido per i bresciani) una partita in campo che non è mai stata in discussione, con Shpendi e compagni sempre costantemente padroni della contesa, e si capisce bene come alla fine possano aver prevalso altre ragioni o altre forme di partecipazione alla gara.

Oltre alla sciarpata iniziale, in altri due distinti momenti, con l’esecuzione del coro “Romagna e Sangiovese” e al termine della partita con l’ormai classico “Romagna mia” finale – la Curva Mare ha offerto altri due intensi picchi di colore e voce, regalando momenti visivamente molto forti. Uno di questi, dopo il triplice fischio finale appunto, ha visto anche l’abbraccio tra i tifosi e la squadra uniti nell’inno di Secondo Casadei che per antonomasia rappresenta l’identità romagnola tutta.

Foto di Giangiuseppe Gassi