Le ultime due vittorie consecutive hanno permesso al Fasano di garantirsi un po’ di tranquillità e tirarsi fuori dalla zona calda della classifica, cosa non preventivata ad inizio stagione, nata con l’auspicio di una tranquilla salvezza, senza troppo soffrire. Di contro, gli avversari odierni sono i neroverdi del Bitonto, i quali navigano nei bassifondi della classifica fin da inizio stagione ed è una situazione insolita per loro, visto che nelle ultime stagioni stazionavano regolarmente nei piani alti ma l’abbandono di patron Rossiello, emigrato in Serie C a Monopoli, ha di fatto ridimensionato le ambizioni della compagine bitontina.

La gara odierna porta con sé anche una certa rivalità tra le due tifoserie, emersa in tempi più recenti anche se tra le limitazioni nelle ultime gare, compresa la semifinale play off di due stagioni orsono, c’è stato poco spazio per l’accrescimento della stessa, non fa eccezione nemmeno quest’occasione in cui, alla tifoseria ospite, sono stati concessi appena cinquanta tagliandi.

Il pubblico di casa risponde discretamente alla chiamata alle armi, con circa un migliaio di presenti, gli ospiti circa trenta, di cui quattro sono quelli che si approssimano alla pezza “ULTRAS LIBERI” nera bordata con un tricolore, unico elemento di colore assieme ad un bandierone con il simbolo della loro squadra, mentre per il resto assisteranno in silenzio a tutta la durata della gara.

La tifoseria di casa invece, dopo aver dedicato ai dirimpettai un coro offensivo per tempo, si concentra a sostenere la propria compagine per tutti i novanta minuti. Saranno complessivamente autori di un buon tifo che raggiunge il suo picco al momento della marcatura di capitan Ganci, al trentottesimo del primo tempo, dopo il quale alternano cori per i biancoazzurri ad altri per i diffidati.

Presenti in curva con loro la tifoseria tedesca della squadra di pallamano della città tedesca di Nettelstedt, rappresentati dalla pezza rossa “Forza 1912”. Durante il minuto di raccoglimento espongono uno striscione in ricordo di Gigi Riva mentre tutto lo stadio resta in rigorosissimo e rispettoso silenzio per poi lanciarsi in un fragoroso applauso dopo il fischio dell’arbitro, evitando quell’antipatico refrain di battimani in un momento che dovrebbe essere solo di ricordo e cordoglio.

Durante il secondo tempo trova esposizione un altro striscione in ricordo di “CAVALLETTO”, storico membro degli “INGRIFATI PERUGIA” scomparso in un tragico incidente stradale mentre tornava a casa al termine di un incontro di coppa Italia contro la Juventus nel 2003, esposto contemporaneamente a quello per Vincenzo Spagnolo detto “Spagna”, tifoso genoano accoltellato a morte prima di Genoa-Milan nel 1995, con l’applauso di tutto lo stadio che sottolinea l’apprezzamento generale dei presenti.

Ultimo in ordine di apparizione, ma non certo di importanza, il messaggio a sostegno del popolo palestinese, proprio nella settimana del giorno della memoria. Le grandi tragedie della storia dovrebbero insegnarci a non ripetere più gli stessi errori, men che meno a riversare la stessa sofferenza subita verso altri, purtroppo però certi ricorsi sono lì a dimostrare che la più grande tragedia della storia è proprio nella labilità di questa memoria.

La prodezza dell’estremo di casa Roman Lazar, classe 2004, su calcio di rigore, è la ciliegina sulla torta di una partita che si conclude con il terzo uno a zero consecutivo, risultato che permette ai biancazzurri di casa di assestarsi in una posizione di classifica decisamente più tranquilla rispetto ad un mese fa, a +9 sui play out e -4 dai play off.

Dopo il triplice fischio finale, la squadra festeggia con il settore più caldo questa vittoria e guadagna l’uscita verso gli spogliatoi dopo aver ricevuto meritatamente l’applauso di tutto il resto dello stadio.

Testo Catello Onina
Foto Riccardo Dibiase