Arriviamo a Sarajevo con la convinzione di assistere a un derby emozionante, un derby che mancava nella nostra rubrica visiva o nella nostra lista mentale, se preferite: il derby bosniaco tra FK Sarajevo e FK Željezničar. Da Napoli atterriamo a Spalato, ritiriamo all’aeroporto una Renault Clio a noleggio e ci organizziamo per affrontare un viaggio di circa quattro ore, tra boschi e un fiume che accompagna la nostra strada verso Sarajevo. 

Dopo il classico controllo, ci fermiamo pochi km oltre la frontiera per rifornire l’auto di carburante e noi altri con qualche acquisto di food&beverage locale a prezzi davvero irrisori. Arriviamo finalmente nella capitale bosniaca quando sono le 20 circa. Check in per ritirare le chiavi della stanza situata a pochi km dal centro e dopo una doccia veloce, ci dirigiamo proprio verso il centro storico. 

Il centro città lo ricordo come fosse quello della mia, parcheggiamo al solito posto e dopo dieci minuti di camminata arriviamo al Berisha, nostro quartiere generale dove ci fermiamo per rifocillarci di Ćevapčići e Burek con una pinta ghiacciata. 

Arrivano le 23.30, riusciamo ad incrociarci con i ragazzi dei The Maniacs al loro club dove, tra qualche chiacchiera e scambio di opinioni sul modello di tifo bosniaco e italiano, riusciamo a strappare il loro benestare per fotografarli, da almeno 50 metri, durante il loro corteo previsto prima della partita. 

La serata finisce dopo aver acquistato qualche gadget nel loro store ultras, stremati e stanchi ci dirigiamo al sud della città, in direzione delle nostre stanze. 

Tutto ricomincia il giorno seguente, quando ci ritroviamo a quaranta minuti dallo stadio dell’FK Sarajevo, in un immenso parco pubblico, dove ritroviamo i ragazzi dei The Maniacs già in movimento, a passo svelto, verso lo stadio rivale. Il corteo ha inizio con l’accensione di torce e petardi, con in sottofondo la loro voce, quella classica dell’Est Europa. 

Ritorniamo in auto, dopo aver percorso circa due km con il corteo e ci dirigiamo allo stadio dove, una volta ritirati i biglietti, ci dirigiamo all’entrata del Gate A4. I The Maniacs si presentano belli folti e compatti, sembrano già pronti al confronto più importante del loro campionato. 

Dall’altra parte, l’Hordle Zla tarda per via di problemi con la polizia locale. Infatti il parapiglia, con il corrispettivo della digos locale, prende corpo quando due ragazzi dell’Orda del Male entrano nella zona cuscinetto, tra curva e tribuna, e lanciano un paio di zaini stracolmi di pirotecnica. I loro compagni non li lasciano soli, in un attimo escono da dietro lo striscione in una dozzina, dando manforte ai ragazzi bloccati dalla polizia. Uno scontro che dura per lo più 20/30 secondi, con il malcapitato poliziotto che, non sapendo cosa fare, si ritrova in un attimo steso per terra, troppo tardi persino per l’intervento dei suoi colleghi. 

Lo stadio nel frattempo va lentamente riempiendosi, anche se il sold out resta ben lontano dall’essere raggiunto, comunque i presenti si fanno sentire e mostrano di avere un grande attaccamento alla loro maglia. 

Notiamo nella curva dell’Hordle zla, con non poco stupore, che tutte le bandiere sono nuove e stampate, cosa rarissima nei Balcani. La curva di casa nel mentre si infiamma, si tinge di rosso e giallo: lo stadio è una nuvola di fumo, torce ovunque, pirotecnica a non finire, grande tifo e battimani che accompagnano così la squadra fino alla fine del match. 

Gli ospiti si presentano anch’essi molto compatti. Al goal si scatenano, salendo sulle reti che dividono i settori. Petardi e bomboni a non finire, con un saltellio sul posto incredibile per coordinazione ed effetto ottico. Che tifo ragazzi! 

Un tifo che si mette in mostra prepotente, con tutti i classici tratti distintivi balcanici: manate, voce baritonale e pirotecnica a profusione. Dal settore dei Manijaci, di tanto in tanto, parte un lancio di torce verso la tribuna adiacente che “amorevolmente” ricambia. A nessuno sembra preoccupare più di tanto, con polizia e steward si limitano ad osservare. Del resto anche nelle tribune è presente la pirotecnica, durante la gara, come fosse la cosa più normale di questo mondo. 

Che da queste parti abbiano un rapporto familiare con il fuoco e gli incendi non è certo un mistero. Pertanto inalare praticamente per novanta minuti il pesante odore di plastica e stoffa bruciata (seggiolini e sciarpe avversarie date alle fiamme spesso e con nonchalance) è un corollario scontato a questa sentita gara. I Vigili del Fuoco adoperano di tanto in tanto i loro bocchettoni, ma lo fanno con disinvoltura come fossero ormai abituati da sempre a queste scene. 

Dopo qualche chiacchiera con i ragazzi intenti a fotografare e fare videotifo alla propria curva, ci allontaniamo ancora di qualche metro. Che bolgia! Ai goal delle rispettive squadre, i settori esplodono letteralmente di gioia e di voce. 

Quando usciamo dal campo, avvertiamo ancora pulsare quell’atmosfera di puro calcio e passione che ci ha accolto fin dall’inizio. Perdiamo qualche altro minuto sulle verdi tribune dello stadio per poi fare il giro dell’intero perimetro e fotografare i murales dell’Horde Zla.

Dalla collina di Koševo si domina parte della città. Mentre scendendo ci portiamo lentamente verso il centro storico, per cercare qualche posto dove gustare un bel piatto dell’ottima e nota carne speziata tipica dei Balcani, accompagnata dal pane locale e dall’immancabile birra. 

Cala il freddo, i fari dello stadio man mano si spengono, ritorniamo per una doccia nella stanza e per mettere i nostri zaini in ordine, già pronti alla sveglia che suonerà inesorabile e molesta alle 2.30 di notte. Direzione aeroporto di Spalato, altre quattro ore tra le mille curve e i Tir che non mancano mai, ma paghi di un carico di adrenalina che ci permette di affrontare in scioltezza la levataccia e il viaggio. Sognando il prossimo match, sognando un altro derby.  

Pompeo