Sono numerosi i libri che trattano la storia della sottocultura (o controcultura) ultras, ma è complesso riuscire a trovare scritti che riescano a equilibrare vari fattori della stesura quali giudizi personali, analisi oggettive, recupero storico senza cadere nella banalità della facile retorica. Le recenti opere di Spagnolo (“I ribelli degli stadi” e “Contro il calcio moderno”) e di Sebastien Louis (“Ultras, gli altri protagonisti del calcio”) sono sicuramente tra le più esaustive e coinvolgenti: nutrivo pochi dubbi già prima della lettura, anche grazie alla loro conoscenza tramite Sport People.

James Montague invece è un giornalista/autore che non conoscevo prima di leggere “Fra gli ultras. Viaggio nel tifo estremo”, volume tra i più recenti pubblicati.

Certamente il mio personale interesse alla tematica (di cui mi ritengo appena conoscente e volenteroso di imparare ad approfondire e capire sempre più quest’affascinante e controverso mondo ultras) ha aiutato nella voracità della lettura: l’idea di analizzare il contesto ultras in varie zone del mondo è uno dei plus di questo libro. Partendo da storie di gruppi singoli, Montague riesce ad andare a fondo dello sviluppo del fenomeno ultras (o hooligan) del determinato Paese: dalle classiche Sudamerica, Europa (con particolare interesse ai Balcani) fino alla Turchia, finendo alle più esotiche Nordafrica, Indonesia e Stati Uniti. Funziona realmente questa scommessa girovaga e riesce a offrire numerosi spunti di riflessione marcando affinità e differenze.

Altro punto a favore, a mio avviso, è la partecipazione diretta nell’opera: tutti i racconti partono infatti da un rapporto reale con la controparte, che sia un giornalista scomodo all’ambiente o un leader delle barras. Sincero inchino per il giro del mondo che l’autore è riuscito a compiere e alla rete di conoscenze che evidentemente si è meritato di creare. Rispetto ad altre opere che hanno un taglio maggiormente storico, “da studioso”, questa ha una visione reportistica che porta di rimando il lettore a vivere qualcosa di concreto in prima persona, sensazione che aumenta nel caso il lettore sia avvezzo a questo mondo.

Ma quello che secondo me è davvero l’elemento più interessante che accomuna un lettore ultras a uno più distaccato, è il continuo intreccio con la politica e la cultura di ogni Paese; tematica che spesso viene trattata in maniera superficiale vista la mole di informazioni che ci passano sott’occhio nel quotidiano, in “Fra gli ultras” questo aspetto è invece ampiamente sotto la lente d’ingrandimento. Giochi di potere, rivendicazioni di diritti, guerre, elezioni politiche, mercati criminali: in tutto questo, la componente ultras è presente e non è un segreto, ma quando vengono analizzate questioni concrete come la guerra tra Russia e Ucraina, i complicatissimi rapporti nei Balcani, o la Primavera Araba egiziana, la speranza è che il libro non finisca mai.

Stonano purtroppo alcune importanti tappe assenti, ma va riconosciuta la complessità logistica ed editoriale che avrebbe comportato coinvolgere altri, forse troppi Paesi.

In conclusione “Fra gli ultras” è sicuramente un’opera ben riuscita e realmente stimolante e gradevole; da non perdere per chi è interessato al nostro mondo e consigliabile anche ai meno istruiti in materia. Senza dimenticarci che comunque è fondamentale una certa elasticità mentale da parte di tutti: il mondo ultras non è bianco o nero, o giusto o sbagliato, e Montague nel libro spiega infatti come sia complesso dare una definizione univoca, ma riesce comunque a descrivere correttamente questo spesso ambiguo e poco comprensibile fenomeno.

Edoardo Pacini