Dopo tre ore e mezza di viaggio, arrivo a Gallipoli in tarda mattinata via treno con il binomio FS+FSE (Ferrovie del Sud Est), opzione sempre tra le più complicate ma al contempo tra le più affascinanti quando si viaggia alla volta del Salento.

Turisti in treno, con volti spaesati di fronte alla bellezza dei paesaggi che il percorso ferroviario a velocità ridotta riesce ad offrire; un ambiente retrò anche nelle diverse stazioni ferroviarie attraversate, dove il tempo sembra essersi fermato. A rompere almeno parzialmente l’idillio, ci pensa la temperatura al limite del torrido ma ci sta, anche se siamo a fine settembre e più di qualcuno si aspettava che l’estate decidesse di cedere il passo all’autunno.

Sceso dal treno, tappa enogastronomica dopo aver attraversato il lungomare con le spiagge ancora piene di gente e turisti, prima di raggiungere finalmente lo stadio. Tutto molto suggestivo anche se che ciò per cui sono davvero venuto è vedere una partita della pur modesta Eccellenza, ma come sempre la partita può considerarsi un pretesto per fare scoprire una città e un po’ tutto il territorio, con lo stadio che spesso funge da specchio per la comunità che lo circonda. A proposito di stadio, l’Antonio Bianco di Gallipoli, dedicato alla memoria di un suo giovane cittadino scomparso nel 1990 in un incidente in Algeria, al netto del suo terreno in erba sintetica e diversi lavori di ristrutturazione, l’ultimo dei quali nel 2023, conserva un suo fascino antico del tutto particolare. All’interno sembra che tutto si sia limitato ad una non invadente ritinteggiatura dei gradoni, anche se invero ci sono state altri cambiamenti nel corso del tempo, che in questo caso specifico si può chiamare davvero “migliorie”, considerando quanto poco hanno impattato visivamente la struttura originaria. All’esterno, a partire dai vetusti botteghini, è ancora maggiore la sensazione che il tempo si sia cristallizzato a quei favolosi anni in cui il calcio era seriamente della gente, non solo per legittimare campagne di servaggio alle paytv travestite da lotta alla pirateria o altre amenità simili.

Mi posiziono nella migliore posizione possibile, considerando che il settore ospiti è popolato solo da giocatori ospiti non convocati e qualche familiare. La Curva Sud su cui concentro tutte le mie attenzioni, non appare ovviamente piena in ogni ordine di posto come nei suoi tempi migliori, ma centralmente vede formarsi un bel quadrato che si dà un gran da fare, offrendo un sostegno continuo e deciso per tutti i novanta minuti nonostante la sconfitta che va maturando in campo. Bandierine sempre sventolanti e cori a ripetere, Gallipoli oltre ad essere una cittadina davvero caratteristica, dimostra insomma di avere a cuore le sorti del proprio sodalizio sportivo, anche se in questi tempi di ristrettezze ben lungi dai fasti della Serie B, si può dire che ai tifosi rimasti tocchi il ruolo di custodi della storia e della tradizione. Magari torneranno giorni migliori e folle di occasionali pronte a salire sul carro dei vincitori, ma il plauso spetta senza dubbio a chi, oggi come sempre, quel carro lo sta trascinando tenendo viva la fede.

In ultima battuta, mi preme ringraziare la società del Gallipoli per l’ospitalità.

C.O.