È una giornata che parte storta fin dall’inizio: piove, e il tempo non accenna a migliorare nemmeno superata Modena. C’è l’allerta rossa fino a Parma, e gli spettri sullo sfondo di quel maggio di un anno fa; arrivati in Liguria ovviamente la situazione non migliora. La morale della favola è che arrivo al Ferraris bello fradicio, sì, ma felice dentro per rivedere uno dei più begli stadi d’Italia. A mio parere, il più bello.

Certo, ha i suoi anni, e si vede. Dentro ti danno i mandarini e l’acqua, la sala stampa è per così dire rivedibile. Ma vogliamo parlare di tutto il resto? Il Ferraris è uno stadio costruito per il calcio, punto. È lo stadio del calcio, come San Siro. Niente pista d’atletica, spettatori che danno direttamente sul campo. Stessa cosa per le panchine, tutti a Genova sono sul terreno di gioco. Ed è bellissimo: non vi azzardate ad abbatterlo. Neanche per sogno.

Capitolo tifosi di casa: che dire? Ad oggi il Genoa ha ben poche rivali. 28mila abbonati con prospettive tutt’altro che rosee; due curve piene, con cori a rispondere. Un trionfo di rossoblù, un tifo sempre incessante, che grazie anche allo stadio coperto non lascia un momento di silenzio; alla vigilia gli ultras lo avevano promesso alla squadra: nonostante i problemi societari, vi sosterremo. Promessa mantenuta. E sì: questo è calcio. Questo è tutto quello di cui ci siamo innamorati da piccoli. Non oso pensare cosa dev’essere il derby con la Samp

Gli ospiti arrivano al Ferraris sul migliaio: tutto sommato non male, contando Birmingham all’orizzonte, prezzo del biglietto e maltempo. Hanno due bei bandieroni, che rappresentano i principali gruppi. Il tifo è buono, il settore aiuta. C’è poco da fare: a Marassi ti vien proprio voglia di cantare. Con la curva di casa più vicina, partono subito le scaramucce canore. Anche se quando viene esposto lo striscione per le vittime di Foggia, sono ovviamente applausi collettivi.

Sul campo è spettacolo come sugli spalti: più per i genoani, che recuperano in maniera insperata lo 0-2 ospite. Alla fine è festa come aver vinto il derby; tra gli ospiti invece ci si lecca le ferite, pensando già al Villa Park. Non mancano nel finale gli ultimi “saluti” col pubblico di casa. “Come la Doria!”, e “Serie B!” i cori più gettonati. Perché in fondo, è bello così.

Al ritorno, mentre ancora penso a quanto è divino il Ferraris, l’incubo diventa poco a poco realtà: Bologna è di nuovo sott’acqua, diversi fiumi cittadini hanno esondato. Per la città delle Due Torri si prospetta una notte lunga: la vera partita, si giocherà purtroppo fuori dal rettangolo di gioco.

Testo e Foto di Stefano Brunetti