Dopo anni a girovagare tra i numerosi impianti campani finalmente quest’oggi, per la terza giornata del girone C del campionato di serie C, ho la possibilità di recarmi per la prima volta allo stadio “Alberto De Cristoforo” di Giugliano. La sfida in programma è quella tra le più attese di questa stagione, in quanto i padroni di casa sono chiamati a fronteggiarsi con i metelliani i cui precedenti, sebbene abbastanza vetusti, sono molto accesi soprattutto per quanto concerne l’ordine pubblico. Per questa ragione alla vigilia questo derby, così come quello tra Benevento e Cavese di qualche settimana fa, si presentava per noi malati di tifoserie come particolarmente interessante ma, ancora una volta, gli entusiasmi di tutti sono stati amaramente smorzati. In settimana, infatti, è arrivata dagli organi preposti la decisione che la trasferta di questa sera fosse accessibile ai soli tifosi cavesi muniti della celebre (si fa per dire) fidelity card, peccato che a Cava de’ Tirreni tale campagna di fidelizzazione non sia mai partita e che, a prescindere da tutto, la parte calda del tifo si sia sempre contraddistinta per una acerrima lotta a questo ulteriore, ma ormai usuale, strumento repressivo e limitativo. Dunque, senza perdersi in troppe chiacchiere, stasera il settore ospiti è desolatamente vuoto e per la seconda trasferta consecutiva la Cavese non può contare sui propri supporter.

Fatta questa breve quanto necessaria premessa veniamo alla sfida in sé. Giunto con largo anticipo nei pressi dello stadio, mi accorgo immediatamente di come la situazione sia abbastanza caotica e il che non dovrebbe sorprendermi giacché l’impianto sorge non molto distante dal centro cittadino e tenendo conto, cosa non da poco, che Giugliano è una città di oltre 120mila abitanti. Dopo una serie di fraintendimenti con gli steward su dove accedere, mi incammino verso la tribuna assieme a un gruppetto di giovani ultras gialloblu che non impiegano molto tempo a intuire che non sono propriamente della zona, ma d’altronde sono rischi da correre quando ci si reca in posti e contesti totalmente nuovi. Superato il primo varco riesco ad accedere al settore, tuttavia, complice la scarsa preparazione di chi avrebbe dovuto semplicemente darmi delle indicazioni, finisco addirittura in mezzo agli ultras giuglianesi che nel frattempo sono intenti a montare i propri striscioni.

Finalmente, dopo una manciata di minuti, riesco ad entrare sul terreno di gioco ed è qui che posso notare meglio la conformazione dello stadio e il numero di spettatori presenti. Il “De Cristoforo” si rivela ai miei occhi una struttura più piccola di quanto credessi ma comunque funzionale: consta di una pista e di due grandi settori, la tribuna coperta suddivisa in tre spicchi e dove ha sede il tifo organizzato e la gradinata, questa sera scarsamente popolata, che è adiacente al settore ospiti distinguibile per le reti di protezioni poste anche in alto. Un altro aspetto che balza agli occhi un po’ di tutti è la scarsa illuminazione del terreno di gioco tant’è che si giocherà in una costante penombra che finisce, inevitabilmente, per compromettere la qualità delle foto scattate.

All’ingresso dei ventidue in campo, gli spettatori presenti sono circa un migliaio e fin da subito la curva “Liternum”, nome che rimanda all’antica colonia romana dove ora sorge Giugliano, si fa sentire con potenti battimani che rimbombano grazie anche alla copertura soprastante e al tamburo che, se suonato in un certo modo, fa sempre la sua figura. Gli ultras giuglianesi, come dimostrano le pezze esposte, sono distinti in quattro gruppi: “Brigata boys 1984”, “Briganti”, “Kumani” e “Teste Matte” che si mostrano comunque compatti, d’altronde la presenza del lungo striscione “Giugliano” rimanda chiaramente al senso di unità presente.

Il tifo, aiutato da una prima frazione di gioco scoppiettante ed equilibrata, si mantiene nei primi quarantacinque minuti su ottimi livelli e tra bandieroni sempre al vento e diverse torce fa sì che si crei davvero una bella atmosfera. Nel secondo tempo però, complice il risultato fermo sullo 0 a 0 e le scarse occasioni, si registra un calo ma, in ogni caso, la prestazione rimane discreta. Al triplice fischio, dopo qualche applauso per il punto conquistato, gli ultras si lasciano andare ad una dura contestazione con cori non proprio amichevoli rivolti all’ex tecnico Di Napoli che ora siede sulla panchina biancoblu. La formazione metelliana, invece, si dirige simbolicamente sotto la curva ospiti vuota applaudendo in segno di contestazione per la limitazione subita dai propri tifosi.

Si chiude così un’ennesima sfida che lascia il solito amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato, l’appuntamento è ora per domenica prossima quando al “Lamberti” si fronteggeranno la Cavese e l’Avellino in uno scenario che, mi auguro, sia ben diverso rispetto a quello di oggi.

Vincenzo Amore