Isernia – Sambenedettese è una di quelle partita in cui le aspettative positive vengono abbondantemente superate da un incontro sorprendente, sia in campo che sugli spalti. È la mia prima volta allo stadio Lancellotta di Isernia, una struttura in vecchio stile, con soli due settori: uno scoperto in pietra per gli ospiti – a cui è stato aggiunta una struttura in ferro – e uno coperto per i locali, con campo da gioco affiancato da una pista di atletica.
All’arrivo, le tifoserie hanno già preso posto nei rispettivi ed opposti settori. La prima cosa che diventa subito chiara è che la luce non sarà affatto favorevole per questa giornata, ma per fortuna questo sarà l’unico inconveniente della partita, superato di gran lunga dalle ottime prestazioni di tifo.
La tifoseria di casa occupa tutta la tribuna coperta, gli Ultras posizionati al margine, riempiono lo spazio con presenza, pezze e bandiere. Guidati da un megafono e supportati da un buon ritmo di tamburo, accompagneranno la squadra in campo per tutta la durata della partita, con battimani e qualche fumogeno che colora l’atmosfera. Davvero piacevoli da osservare, gli ultras dell’Isernia che avevo in programma di conoscere, montano in me il rammarico di non aver fatto prima il loro incontro visto il tanto entusiasmo che manifestano, motivato ulteriormente anche dalla vertiginosa rimonta nell’incontro precedente in trasferta contro il Sora, oltre che dallo stimolante confronto con i blasonati avversari odierni.
Ritrovo invece i tifosi della Sambenedettese ancora una volta in trasferta e li ritrovo con lo stesso carico di energia dello scorso campionato, come se il tempo non fosse passato e come se non si ritrovassero ancora una volta a dover risalire la china della D. Si presentano in un numero cospicuo, forse inferiore rispetto alle ultime decisive giornate della scorsa stagione, ma sempre con una presenza notevole soprattutto dal punto di vista qualitativo. Dopo un paio d’anni in cui la squadra ha provato invano a scalare la classifica e salire in C, si spera che quest’anno sia quello buono, di sicuro lo è il piglio dei suoi tifosi che meriterebbe pari abnegazione e risultati in campo.
Durante il primo tempo, i tifosi della Sambenedettese espongono lo striscione che recita: “La morte non è uguale per tutti”. Questa iniziativa, accolta con entusiasmo da molte curve d’Italia, è partita su richiesta degli Ultras Foggia, un gesto che sottolinea la solidarietà e la sensibilità verso tematiche sociali di grande rilevanza. Nel caso specifico la mancata concessione del minuto di silenzio per i tre ragazzi morti in un incidente d’auto dopo la trasferta di Potenza.
L’azione porta con sé un messaggio potente e significativo, evidenziando come lo stadio possa essere un veicolo per esprimere opinioni e sensibilità su questioni che vanno oltre il rettangolo di gioco, dimostrando che il tifo può essere anche un atto di protesta e di impegno sociale. Purtroppo spesso motivato dalle mancanze delle stesse istituzioni calcistiche e politiche che a fronte di tanto facile moralismo in talune circostanze, si dimostrino poi spesso vuote di moralità.
Nonostante il risultato in campo, che vede la Sambenedettese riempire per ben quattro volte mentre l’Isernia non ne segna nessuno, gli ultras locali non mancano di sostenere la propria squadra, anche di fronte a una pesante sconfitta. Mentre la partita si avvia verso la conclusione, gli isernini si dilungano oltre il novantesimo sugli spalti, intonando cori e continuando con i battimani.
A fine partita, i tifosi abbracciano le proprie squadre, come da tradizione, in un gesto collettivo di affetto e sostegno, caratterizzato da cori e mani al cielo. È un momento di connessione, dove la passione per il calcio si manifesta in tutta la sua forza.
Ma ciò che mi colpisce di più è la bellezza degli applausi diretti anche alla squadra avversaria, un segno di rispetto che trascende il risultato finale. Questo gesto di sportività arricchisce l’atmosfera, dimostrando che, al di là della rivalità sportiva del momento, c’è un riconoscimento per l’impegno e la dedizione di tutti i giocatori in campo. È un momento che celebra non solo la vittoria o la sconfitta, ma l’essenza stessa del calcio: la condivisione di emozioni, il rispetto reciproco e l’amore per questo strano gioco in cui quello che unisce è sempre più forte di ciò che divide o su cui a mezzo stampa tanto enfatizzano.
Testo di Imma Borrelli
Foto di Imma Borrelli e E.B.
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