Dopo la vittoriosa trasferta di Amburgo contro la Dinamo Kiev, la Lazio torna a disputare una gara europea davanti al proprio pubblico. Avversaria di turno il Nizza, seguito da 1.300 tifosi. Per l’occasione la Nord ha annunciato uno sciopero di dieci minuti – lasciando vuote le prima dieci file e non esponendo alcuno striscione – per protestare contro il trattamento ricevuto proprio in terra tedesca, una settimana prima. In quell’occasione 58 tifosi biancocelesti sono stati fermati e trattenuti dalla polizia teutonica, la quale ha giustificato tale atteggiamento sostenendo che gli stessi fossero in possesso di oggetti atti a offendere. Malgrado le immediate veline riportate anche dai giornali italiani, l’indomani i supporter laziali sono stati rilasciati senza uno straccio di accusa. Cosa che, al contrario di quanto avvenuto al momento dei fermi, non è stata minimamente “enfatizzata” dalla stampa, forse troppo impegnata a soffiare sul vento degli ultras “cattivi, mafiosi e affaristi” e un po’ meno a farsi domande che le competerebbero in taluni casi.

Sull’Olimpico imperversa una forte perturbazione, che minuto dopo minuto cresce con una discreta furia, rendendo il campo ai limiti della praticabilità nella seconda frazione di gioco ma restituendo altresì un’aura romantica alle due tifoserie, osservate dietro le fitte gocce che cadono dal cielo. Come detto, dalla Francia giungono oltre mille sostenitori nizzardi, che si raggruppano dietro le proprie pezze e cominciano a farsi sentire già nel pre partita. Tra le due formazioni c’è un precedente, sempre nella medesima competizione, datato stagione 2017/2018. Mentre tra le tifoserie vige sostanziale indifferenza. Parlando di Nizza e dei nizzardi, mi sovviene sempre un simpatico ricordo: stagione 2012/2013, l’ultima giocata dai rossoneri nel vecchio Stade du Ray, prima giornata contro il Lille. Trovandomi in Costa Azzurra non esitai ad andare in quello che all’epoca era uno degli impianti più caldi e retrò di Francia. Lo storico gruppo nizzardo, la Brigade Sud 1985 (uno dei primi a nascere nel Paese), era stato sciolto dalle autorità due anni prima, in seguito a dei pesanti incidenti avvenuti sul campo del Monaco. Tuttavia ricordo un gran tifo proveniente da quelle gradinate attaccate al campo. Oggi l’OGCN disputa le sue gare interne nella nuovissima Allianz Arena e la tifoseria organizzata gioca comunque un ruolo fondamentale nell’ambiente che accompagna gli aquilotti, ricordando spesso come la dissoluzione piovuta per mano delle istituzioni non abbia scalfito lo spirito del gruppo, che riecheggia ogni volta al coro “La Brigade Sud est toujours là”.

Durante i dieci minuti di silenzio, la Nord espone uno striscione a dir poco eloquente: “German police: cops or thieves? No more abuse” (Polizia tedesca: guardie o ladri? Basta abusi!), iniziando poi a tifare come di consueto dietro alle proprie pezze e con numerosi bandieroni sventolati. Con la Lazio che surclassa letteralmente gli avversari, imponendosi per 4-1, gli ultras biancocelesti si mostrano in grande spolvero, offrendo una gran bella prova canora e contraddistinguendosi nel secondo tempo quando nella parte bassa – dove l’acqua arriva in barba alla copertura di Italia ’90 – in molti sfoggiano il petto nudo facendo roteare le maglie al cielo. Bella performance di tifo anche per gli ospiti, che aprono le danze calando un bandierone su cui è impressa la data 1985 e proseguendo con manate, cori a rispondere e una sciarpata per tempo. La nuova formula delle competizioni europee, stavolta, non permettere una gara di ritorno, quindi i laziali non potranno bissare l’ottima presenza di sette anni fa, quando per l’occasione mostrarono la loro solidarietà ai nizzardi deponendo un mazzo di fiori sotto la lapide che commemora le vittime dell’attentato terroristico del 14 luglio 2016 ed entrando allo stadio con diverse magliette su cui campeggiava la scritta Fuck Isis.

Finisce così con i tifosi capitolini che applaudono e ringraziano a gran voce una squadra che in questo primo scorcio di stagione sta facendo vedere belle cose, galvanizzando un pubblico che aveva aperto l’annata con un clima di piena contestazione nei confronti della società. Con un’incredibile sincronia, poco dopo il triplice fischio anche Giove Pluvio chiude la sua partita, portandosi lontano da Roma e lasciando il solito, anacronistico, pantano in molte strade cittadine, favorendo dunque ingorghi e problemi di viabilità. Insomma, ordinaria amministrazione!

Testo Simone Meloni

Foto Agenzia