C’è un clima di palese contestazione all’Olimpico questa sera. Gli ultimi risultati della Lazio hanno riacuito tutte le difficoltà mai veramente sopite tra la tifoseria biancoceleste e il presidente Lotito. Inoltre la Nord ha preannunciato quarantacinque minuti di sciopero successivamente al trattamento subito dalle autorità tedesche – soprattutto nelle fasi di afflusso e deflusso – qualche giorno prima, in occasione del match di Champions League contro il Bayern Monaco. Abusi della polizia che, come hanno sottolineato gli ultras laziali, non sono stati minimamente condannati o posti sotto la lente d’ingrandimento da parte del club. Per questo motivo durante il primo tempo l’unico striscione esposto reciterà: “Una società che non difende i propri tifosi non merita rispetto”. Anche la Tevere (nella sua componente ultras rimasta senza striscioni come i ragazzi della curva e in quella dei club con gli striscioni rovesciati) e la Sud si uniscono alla protesta, andando a legittimare ancor più lo striscione esposto nella ripresa: “Ai laziali ci pensano i laziali”.
Contro l’Udinese si gioca di lunedì sera, in quello che – purtroppo – è ormai divenuto un giorno consuetudinario per il nostro calcio. Un giorno che, manco a dirlo, rappresenta un vero e proprio ostacolo soprattutto per le tifoserie in trasferta, evidenziando ancora una volta non solo la totale mancanza di rispetto verso le stesse ma, con ogni probabilità, il totale disinteresse affinché i supporter possano vivere agevolmente la propria passione (cosa che, diciamocelo francamente, negli anni è stata resa possibile anche dalla totale arrendevolezza del movimento di fronte a tutti gli stravolgimenti cui il nostro sport nazionale è stato sottoposto). In fondo il discorso è semplice: il calcio in tivvù rende decisamente di più rispetto al botteghino, così l’invito sottaciuto è quello di trasformarsi in automi muniti di divano e telecomando e guardare lo “spettacolo” tra le quattro mura casalinghe. Ovviamente l’unica parte che desiste da ciò e resiste fieramente in piedi e dietro i propri vessilli, sono i tanto vituperati ultras: anche oggi nel settore ospiti un manipolo di fedelissimi friulani prenderà posto, entrando a ridosso del fischio d’inizio dietro alle proprie insegne, accompagnati dalla pezza romanista del Gruppo Quadraro. Malgrado l’esiguo numero i bianconeri non smetteranno mai di cantare, offrendo anche un paio di sciarpate e diverse sbandierate che andranno a colorare la loro performance, fino a festeggiare un successo a dir poco inaspettato.
Quando l’arbitro manda le squadre negli spogliatoi, al termine della prima frazione, in Nord cominciano a comparire pezze, striscioni e bandieroni, aprendo le danze alla prestazione canora dei laziali. Pronti via e l’Udinese trova subito il vantaggio con Lucca, che però viene vanificato due minuti dopo dall’autogol di Gianetti. A questo punto sembra che l’inerzia possa volgere a favore dei biancocelesti, ma poco dopo una staffilata dalla lunga distanza di Zarraga riporta avanti i friulani. Lo stadio mugugna, mentre la Nord dapprima sostiene a gran voce, dando vita a una bella performance condita anche da diversi fumogeni blu e azzurri, e infine contesta apertamente la presidenza e l’allenatore, rimarcando il proprio senso di appartenenza con la sciarpata che – nei minuti di recupero – coinvolge il settore in un moto di rabbioso e deluso amore per i propri colori. A sconfitta acquisita i 35.000 dell’Olimpico fischiano sonoramente, con diverse persone che, nella parte bassa della Monte Mario, cercano di individuare presidente e dirigenti per mostrare loro il proprio malcontento.
Umore ovviamente opposto in casa Udinese, per una vittoria – che a Roma contro la Lazio mancava da quattro anni – a dir poco d’oro in chiave salvezza. Il contrasto umorale è l’ultima foto di questa fredda serata romana, con l’acqua delle piogge dei giorni precedenti ancora presente ovunque e la rabbia dei tifosi laziali a tener banco. Così come i tanti spunti che ancora una volta sottolineano i contrasti tra tifoserie e dirigenze, spesso divise da inavvicinabili modi di pensare e vivere calcio e tifo.
Simone Meloni