Posticipo del lunedì all’Olimpico, dove la Lazio ospita il Verona per la settima giornata del torneo di Serie A. Per l’occasione sono circa cinquemila i tagliandi staccati, che aggiungendosi ai 28.000 abbonati portano la cifra dei presenti sulle 33.000 unità, di cui un centinaio provenienti dal Veneto. Come annunciato a inizio campionato, c’è aria di contestazione tra i biancocelesti, con la Nord e la Tevere che dopo le ingenti manifestazioni di questa estate, hanno deciso di seguire il primo tempo delle partite in casa senza tifo e senza striscioni – ma soltanto con cori contro la presidenza -, cominciando a sostenere la Lazio nei secondi quarantacinque minuti. Una linea che, come spesso capita, facendo leva sul malcontento ha unito ancor più il popolo laziale in nome della causa comune. Tanto che i cori contro Lotito vengono intonati da buona parte dello stadio, così come quelli in favore del mai dimenticato Sergio Cragnotti, artefice, senza dubbio, dell’epoca più vincente e memorabile di tutta la storia del club capitolino.

Pertanto, sono i veronesi a farsi sentire con continuità nella prima frazione. Dopo esser entrati a ridosso del fischio d’inizio, gli scaligeri si mettono in mostra con il loro classico repertorio corale, dietro allo striscione Hellas Army e colorando sovente il settore con sciarpe, bandierine e stendardi. Materiale che negli ultimi anni è vistosamente aumentato tra le fila veronesi. Una scelta molto intelligente da parte loro, che gli permette di essere sempre colorati fuori dalle mura amiche, sfoggiando peraltro diversi due aste di ottima fattura. Giudizio del tutto personale: essendo sempre stato abituato a vederli dietro le loro pezze, faccio sempre difficoltà ad assimilare la decisione di portare lo striscione unico. Sicuramente è una scelta ponderata e dietro cui ci saranno logiche di curva, ma a mio modesto gusto personale mi viene da dire che se assieme a due aste e bandierone ci fossero ancora lo stuolo di drappi, esteticamente gli scaligeri sarebbero veramente inappuntabili. Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte ai numeri portati nella Capitale, francamente non mi sento di gettargli la croce addosso in virtù di queste considerazioni: partita giocata in un giorno lavorativo, con una distanza importante da percorrere e il ritorno a casa a notte fonda. Millesima trasferta all’Olimpico, con stimoli che comprensibilmente sfavoriscono il tifoso semplice o l’ultras costretto a selezionare partite e trasferte in base a impegni e lavoro. Prezzo del biglietto come sempre del tutto spropositato (40 Euro).

Quando l’arbitro manda le due squadre negli spogliatoi, gruppi e club cominciano a spiegare i propri striscioni. In Sud viene organizzata una piccola coreografia dal gruppo Avamposto: lo striscione “Sotto lo stesso cielo Forza Lazio” fa da contorno all’esposizione di numerosi stendardi, dando vita a uno spettacolo ben riuscito. La Nord, invece, dopo aver sistemato tutte le proprie insegne, comincia a sostenere i biancocelesti a gran voce. Manate, cori tenuti a lungo e a rispondere saranno il marchio di fabbrica degli ultras laziali, che peraltro si mettono in evidenza con un gran numero di drappi e bandierine, i quali assieme ai bandieroni producono un ottimo effetto dal punto di vista del colore. Viene esposto anche uno striscione sarcastico sul monday night, che stasera vede coinvolte due tifoserie storicamente amiche. Movimento e torce accese anche tra i gruppi presenti in Tribuna Tevere. In campo la squadra di Baroni porta a casa tre punti fondamentali battendo 2-1 i dirimpettai e andando a prendersi applausi e giubilo dei propri tifosi.

Testo Simone Meloni

Foto Agenzia