Dopo il buon pareggio rimediato circa sette giorni fa allo stadio Olimpico di Torino contro i granata, quest’oggi al Via del Mare il Lecce affronta il Parma in un’altra gara impegnativa in chiave salvezza. Grazie all’entusiasmo ritrovato dopo questo buon avvio di stagione, in questo anticipo del sabato sera i giallorossi possono contare su un’ottima cornice di pubblico con l’affluenza allo stadio che sfiora di poco il tutto esaurito.

L’ingresso in campo delle squadre è piuttosto suggestivo, accompagnato dalle note della celebre canzone “Un’estate italiana” del famoso duo Gianna Nannini-Edoardo Bennato che per noi ha identificato, per antonomasia, quel mondiale disputato in Italia nel 1990; diffuso dagli altoparlanti dello stadio, il motivo musicale ha fatto da preludio al minuto di raccoglimento previsto su tutti i campi prima del fischio di inizio in memoria di Totò Schillaci, uomo simbolo di quell’Italia ’90, venuto a mancare pochi giorni prima di questa giornata di campionato.

Un momento molto toccante, soprattutto per chi come me quelle “notti magiche” le ha potute vivere per davvero, dove Totò Schillaci, ragazzo buono e pieno di sogni proveniente dal profondo sud, è stato il trascinatore di quella nazionale italiana costruita da tante giovani promesse che di lì a poco sarebbero diventate icone del panorama calcistico italiano e non solo. La figura di Schillaci, in quelle sere d’estate, è stata quella che, con estrema semplicità, ha saputo unire il paese per una volta sotto un’unica bandiera, senza distinzioni di colori e classi sociali. Un campionato mondiale che, a prescindere da quello sfortunato terzo posto degli azzurri, ha lasciato un segno indelebile in un’intera generazione. Dopo quella famosa estate, chi da ragazzino come me, giocando a calcio tra le vie, almeno per una volta non si è ispirato all’agonismo di Totò facendo un gol di rapina “alla Schillaci”?

Tornando alla gara di oggi, la prima attenzione è rivolta senza dubbio al settore ospiti dove aspettavo di poter ammirare lo striscione “Boys”, posizionato al centro della parte inferiore, capace di farmi brillare gli occhi non tanto per il suo semplice aspetto estetico, ma per tutto il percorso ultras rappresentato: dietro di esso, infatti, tantissime le generazioni che si sono succedute nel corso degli anni, è cambiato radicalmente il mondo ultras ma lo striscione con il suo ideale resiste immutato. Sono oltre 150 i ducali presenti: trasferta lunga e impegnativa per loro, alla quale hanno risposto presente, come facilmente prevedibile, e oltre tutto con numeri significativi. Difficile per loro farsi sentire al cospetto di uno stadio pieno e in grande spolvero, ma appaiono sempre in movimento durante tutto l’arco della partita. Offrono una prova nel complesso molto positiva e generosa. Non smettono mai di incitare la squadra e riescono a farsi sentire spesso, soprattutto con dei cori molto prolungati e con una degna nota di colore rappresentata dai bandieroni sempre in movimento.

In uno stadio come detto bello pieno, la Curva di casa è forse il settore più pieno in assoluto e il fiore all’occhiello di questa serata. Molto compatta nella sua parte centrale, quella di pertinenza dei suoi ultras, offre un tifo davvero potente che grazie anche al buon approccio di gara della squadra, riesce a coinvolgere con estrema facilità le zone laterali e talvolta anche l’intero impianto. Belli da vedere e sentire, invitano ripetutamente la squadra a combattere per loro. Complessivamente ottima la loro prova, come ormai siamo abituati a vedere e sentire. Tantissimi inoltre i fumogeni accesi e le bandiere sventolate, oltre ad uno striscione esposto che emerge tra i tanti che è quello in memoria di Ivan Vergara, detto “Ufo“, deceduto diversi anni orsono ma il cui ricordo è sempre vivo nel cuore del tifo leccese.

La gara in campo termina con un rocambolesco 2-2, un pareggio che sa tanto di beffa per il Lecce per il numero di azioni prodotte e non sfruttate, ma premia gli ospiti per averci creduto fino all’ultimo respiro.

C.O.