Tra le possibili scelte calcistiche che quest’ultima domenica di Ottobre propone, la mia attenzione ricade sul girone B del campionato di Promozione pugliese e in particolar modo sulla sfida tra Virtus Locorotondo e Grottaglie. Perché tra tanti incontri sceglierne proprio uno del sesto campionato della nostra piramide calcistica? Perché queste categorie mantengono ancora inalterata quell’essenza romantica del pallone, andata persa a causa di quel calcio di plastica che ci viene proposto e in cui si preferisce business e denaro ai sentimenti veri dei tifosi; perché l’immagine di un pallone che rotola su un terreno fangoso e irregolare rappresenta quella semplicità nostalgica di cui abbiamo realmente bisogno; perché quegli stadi troppo spesso lontani dalla modernità e ai limiti dell’agibilità custodiscono, tra le gradinate fatiscenti, storie di intere comunità unite dall’amore verso i colori di una maglia che difficilmente vedrà categorie superiori, ma è sinonimo di sentimento sincero; perché il sapore della libertà che si respira sugli spalti è un qualcosa di unico, raro e insostituibile, perché la libertà è la poesia più bella nell’immaginario degli ultras.
Storie e legami che alla fine inorgogliscono i tifosi, proprio come quello che unisce in gemellaggio gli ultras di Locorotondo e Grottaglie. In questo inizio di campionato, le loro rispettive squadre non si sono di certo distinte per i risultati conseguiti, deludendo quelle che erano le aspettative iniziali di entrambe le tifoserie. Oltre a ciò, l’AC Virtus Locorotondo da tempo è alle prese con problemi legati all’utilizzo del proprio impianto sportivo, tanto da giocare le proprie gare casalinghe su un campo neutro, talvolta a porte chiuse, o come quest’oggi eccezionalmente nel proprio stadio ma con la capienza limitata a trecento persone. Nonostante ciò la cornice di pubblico che presenta il Comunale, per essere una “semplice” gara di Promozione è abbastanza buona, con i due settori che andranno riempiendosi man mano prima del fischio di inizio.
Una giornata di festa tra le due tifoserie che prenderà avvio con il classico giro di campo con i bandieroni, prima sotto il settore di casa per poi terminare il suo percorso sotto il settore ospite. Partendo dai Grottagliesi, ottima la loro presenza; un gruppo costituito da poco meno di un centinaio di persone ben compatte nel loro spicchio, che a differenza di precedenti circostanze, si raccolgono sotto l’unica sigla “Solo per la maglia”. Tifo caratterizzato dal solito stile che li contraddistingue, tutto incentrato su battimani, cori secchi alternati ad altri più prolungati, con una degna nota di colore rappresentata dai bandieroni e dalle tante torce accese.
Dall’altra parte i ragazzi di Locorotondo, che ritrovo quest’oggi in Curva Nord, fanno davvero un’ottima impressione. Durante l’ingresso in campo delle squadre, propongono una semplice e ben riuscita coreografia di fumogeni rossoblù, con uno striscione di fratellanza rivolto agli amici Grottagliesi. Un bel gruppo compatto e davvero ben organizzato, posizionato centralmente, è artefice di un bel tifo continuo durante tutto l’arco della partita. Tanti bei battimani ritmati e ben coordinati, con bandieroni e bandierine in costante movimento tali da creare una giusta ma efficace nota di colore. Proprio da questo settore che si solleva, nella seconda parte di gara, uno striscione che in questa giornata abbiamo visto più volte riproposto in varie curve italiane: “13.10.2024 La Morte Non è Uguale per Tutti”, in riferimento al deprecabile rifiuto del minuto di raccoglimento per la morte dei tre sostenitori foggiani avvenuta qualche settimana fa, al ritorno dalla trasferta di Potenza.
In campo, invece, la sfida terminerà con la vittoria degli ospiti, ma questo rappresenta solo un dato statistico a cospetto di ciò che questa partita ha proposto dagli spalti. Prima di andare via, questa bellissima giornata ci regala un ulteriore siparietto goliardico quando le due tifoserie, rimaste ben oltre il novantesimo nei propri settori, si scambiano reciprocamente svariati cori di sfottò.
Testo e foto di C.O.