Sono sempre particolari gli incontri che contrappongono compagini lucane e pugliesi in quanto, data la relativa vicinanza geografica, hanno spesso quasi il sapore di un derby. Buona è la cornice di pubblico sugli spalti: difficile avventurarsi in stime, ma considerando l’assenza di dati ufficiali e certi in queste categorie, potremmo azzardare un 2.000/2.500 spettatori complessivi con la componente ospite che si aggira fra le 350 e le 400 presenze.

Possiate perdonarci questo esercizio di approssimazione così grossolana e volgare, quello che però più nettamente dei numeri è evidente, riguarda la qualità delle componenti ultras che animano questa giornata. Partendo dagli ospiti, dopo l’amara delusione di due stagioni fa, quando la Fidelis salutò mestamente la Serie C, la città e la tifoseria di Andria hanno voluto concedere il beneficio del dubbio alla nuova società insediatasi dopo che Di Benedetto è salito sul massimo scranno societario. Certo, in tempi di calcio moderno, le premesse non erano delle migliori al cospetto di un presidente che aveva piantato sull’orlo della mancata iscrizione il Manfredonia, per passare di punto in bianco all’ombra del castello ottagonale. I processi alle intenzioni però, si sa, non si addicono agli ultras che infatti, non hanno mai fatto mancare il proprio apporto alla compagine sveva. Esaurito il bonus “assestamento” ora però Andria vuole una stagione da protagonista per tornare almeno in quella C che sarebbe il minimo che le potrebbe competere. E quello le è stato promesso, in effetti, anche se fino ad ora, al netto di una formazione di egregio livello, i risultati non sono stati quelli sperati.

La classifica, al contrario, vede il Matera secondo in classifica a 4 punti e l’Andria a seguire con 3, dunque se gli ospiti son quasi costretti a vincere per rilanciare le proprie ambizioni, i locali possono quanto meno giocare di strategia. Senza rilassarsi, visto che in estate abbastanza nette erano state le posizioni della Sud che a sua volta, e senza mezzi termini, ha chiesto un’annata all’altezza dei propri sogni e delle proprie ambizioni.

Quello del tifo è un confronto fra due realtà molto interessanti, da una parte Andria che nel solco della tradizione continua ad affiancare a numeri importanti una qualità ancora superiore, mentre dall’altra i materani che, da questa stagione, dopo un periodo all’insegna dell’anonimato, hanno deciso di formalizzarsi dietro la sigla “Curva Sud Matera”, che affiancano sempre con una pezza dedicata ai diffidati.

L’impronta andriese è caratterizzata da bandieroni di maggiori dimensioni, voce, battimani e sostegno variegato e continuo. Un solo bandierone per i padroni di casa e alcune bandierine che ne ricalcano lo stile, mentre il copioso ricorso ai battimani impreziosisce il colpo d’occhio, enfatizzato dalla scelta di tanti di tifare a torso nudo. Oltre alla pirotecnica, l’altra nota di cronaca riguarda lo striscione che celebra la ricorrenza dell’insurrezione di Matera, prima città del sud Italia a ribellarsi contro l’occupazione nazifascista proprio il XXI Settembre 1943, data di cui tra l’altro lo stadio cittadino porta il nome, assieme a quello del presidente Franco Salerno artefice della storica promozione in B del 1979-80. Al di là delle valutazioni meramente politiche, è evidente che certi eventi assumano più ampi significati di orgoglio popolare.

La partita in campo si conclude con uno 0-0 frutto di una gara equilibrata e avara di grandi emozioni, un risultato che forse fa più comodo al Matera che perde qualche punto ma resta in scia delle battistrada, mentre l’Andria deve ancora rinviare l’appuntamento con la vittoria, decisamente troppo poco per le legittime aspettative di una piazza che merita molto di più.

C.O.