Quando il 18 settembre 2024, all’età 59 anni ci ha lasciato Totò Schillaci, eroe di Italia ’90, tutto il mondo del calcio si è fermato per dedicargli il giusto tributo. Le Lega Calcio “impose” il minuto di silenzio, come era doveroso fare, per omaggiare chi con la sua semplicità ha regalato momenti unici ai tifosi.
In una sorta di parallelismo inverso, il 13 ottobre 2024 l’intera comunità foggiana, e con lei indirettamente l’intero mondo del tifo, è stata colpita da un duro lutto: Michele Biccari 17 anni, Gaetano Gentile 21 anni e Samuel Del Grande di soli 13 anni, giovanissimi tifosi rossoneri, sono morti in un incidente stradale avvenuto mentre rientravano a casa dopo avere assistito alla partita della loro squadra del cuore a Potenza.
Messina-Monopoli si gioca ad una settimana di distanza da quel tragico evento occorso a sua volta poco più di un mese dalla morte dall’eroe delle notti magiche. Nel mondo del calcio, più in generale nello sport, esistono evidentemente attori protagonisti, come Totò Schillaci, e comprimari come il caso di specie dei tre ultras rossoneri ha dimostrato: a quanto pare la vita di quest’ultimi, per chi governa il calcio italiano, non ha la stessa dignità dell’ex attaccante della nazionale italiana. Peccato, però, che il teatrino mediatico che ormai quotidianamente invade le nostre vite, con partite trasmesse a tutte gli orari, anche i più strambi, come Potenza-Foggia disputata alle 20:45, si regga proprio grazie all’amore incondizionato che i tifosi riversano sulle proprie maglie alimentando di rimando tutto il resto del baraccone calcistico. Michele, Gaetano e Samuel avrebbero meritato anche loro il giusto tributo. Non si pretendeva nulla di più di quanto fatto per Schillaci, o tanti altri prima di lui perfino meno noti o accreditati: si chiedeva insomma solo pari sensibilità e attenzione da parte delle istituzioni calcistiche.
Ci ha pensato così il mondo ultras ad omaggiare queste tre giovani vite: i messinesi, ormai da tempo in aperta contestazione, seppur fuori dai cancelli del San Filippo, non si sono sottratti al loro dovere di cittadini e poi ultras e dalle colline che sovrastano l’impianto giallorosso, hanno srotolato uno striscione, raccogliendo gli applausi dei pochi spettatori presenti all’interno dell’impianto siciliano e altrettanto hanno fatto gli ospiti.
Dei novanta minuti il segno più tangibile, di fatto, viene lasciato così dalle due tifoserie che hanno mostrato non solo più sensibilità, ma anche più maturità rispetto a chi giudica e biasima spesso il mondo del tifo ma poi non mostra nemmeno un briciolo della sua empatia.
Del match c’è ben poco da dire, infatti i monopolitani, circa un centinaio, in uno stadio lasciato volutamente deserto, la fanno da padrone, provando a spingere la propria squadra ai tre punti. Alla fine giunge invece solo un pareggio, che comunque permette ai biancoverdi di continuare a stazionare nei piani alti della classifica.
Al triplice fischio finale la squadra pugliese si raccoglie sotto lo spicchio occupato dagli ospiti per raccogliere i meritati applausi e cantare insieme ai ragazzi della curva il coro che, dai Playout con il Francavilla, è diventato un tormentone fortunato e carico di bei ricordi:
“Sai io ho sognato che
Che questa squadra qui,
insieme a noi può
farci sognar ancor
e se succederà ce ne andiamo al mar
e se c’è maestral ce ne andiamo al bar”.
I padroni di casa dal canto loro, a causa di una gestione societaria giudicata scellerata, hanno preferito restare fuori dai cancelli per non fornire non solo il proprio sostegno canoro ma soprattutto il supporto economico a chi, a loro dire, sta lentamente portando il futuro del club in un vicolo cieco. Il Messina, infatti, dopo i fasti della serie A non si è più rialzato, limitandosi solo a vincere un campionato di serie D che per un club ricco di storia e tradizione non può essere di certo menzionato tra i meriti sportivi. Il pareggio odierno non aiuta di certo ad allontanare il club siciliano dai bassifondi della classifica, ma soprattutto non aiuta a far riavvicinare i tifosi che ormai disertano da tempo le tribune dello stadio messinese, in una protesta che partita dalla curva ha finito pian piano per abbracciare l’intero popolo giallorosso.
Foto di Paolo Furrer