Andria Calcio: La storia sportiva di Andria è fatalmente legata al Calcio che – com’avviene un po’ ovunque nel nostro Paese – rappresenta una vera e propria “religione”. La storica Fidelis, club fondato nel lontano 1920 (e che deve il proprio nome all’imperatore Federico II di Svevia che chiamò appunto “Andria Fidelis” la città pugliese per la sua fedeltà alla corona) vanta nel proprio palmarès – oltre alla partecipazione a 26 campionati di Terza Serie (tra vecchie Serie C1 e C2, Lega Pro Prima e Seconda Divisone e nuova Serie C unica) – sei stagioni in Serie B dal 1992-93 al ’98-99 intervallate da una retrocessione in C1 prontamente riscattata nella stagione ’96-97.
Una piazza calcistica importante, insomma, quella andriese, espressione d’una comunità popolosa e, come detto, fortemente legata al mondo “pedatorio”. Illustri trascorsi nelle categorie più nobili del nostro sport più amato che certamente stridono con l’attuale Serie D che, francamente, va eccessivamente stretta al popolo biancazzurro e che si spera sia soltanto un incidente di percorso.
Per quanto riguarda il tifo, la piazza di Andria ha sempre risposto con numeri altisonanti e un seguito caloroso e appassionato che non è mai venuto meno, neppure nei momenti più difficili e in barba alle posizioni di classifica. Un catino sempre bollente lo Stadio degli Ulivi dove non è mai stato facile, per alcun avversario, fare punti. E, di pari passo con una tradizione sportiva dalla forte identità territoriale, è il movimento Ultras nel popoloso capoluogo alto-murgiano. Una storia fatta di tanti gruppi che si sono succeduti sulle gradinate della Curva Nord e che ha avuto nella New Blue Generation forse il suo momento più alto e aggregativo. Imponenti in casa, fautori di splendide e riuscitissime coreografie, imbandierati e festanti, sempre presenti e numerosi anche nelle trasferte più remote, gli andriesi sono una delle migliori tifoserie nella loro Regione e comunque, a livello provinciale, dell’intero Sud Italia.
Passando al disegno, ho voluto riprendere uno dei loro simboli storici – il leone ch’è anche emblema della città – declinandolo in una posa diversa dalla solita “rampante” che sempre ha caratterizzato gli stemmi del club. Anche nell’“impaginazione” ho voluto scostarmi dalla classica forma ottagonale (ch’è un omaggio alla “pianta” di Castel del Monte, la bellissima residenza del succitato Federico II ubicata poco fuori Andria e che n’è uno dei simboli universali) optando per una tradizionale forma più squadrata e vicina alla concezione del tifo da stadio. Il tricolore vuol rimarcare il profondo legame tra la città, la sua tifoseria e la nostra nazione.
Paganese Ultras: Disegno dedicato al tifo per la Paganese e immaginato come fosse una sorta di bandierina. Dell’importante e ricca storia calcistica di Pagani – attualmente militante in Serie C – abbiamo già avuto modo di parlare in una precedente puntata di questa stessa rubrica (One Step Beyond #26) in cui ci soffermammo anche ad analizzare il tifo (finalmente tornato, per una maggiore resa, a compattarsi in un unico settore, pur mantenendo ogni gruppo la propria identità) per il sodalizio azzurrostellato che ha sempre potuto contare su un seguito e un supporto tra i più calorosi e importanti della Campania.
Barletta Calcio: Il discorso fatto sopra per la Fidelis Andria può tranquillamente essere esteso anche a Barletta e non soltanto per la vicinanza geografica delle due città o per la storica amicizia che lega le due tifoserie dei rispettivi capoluoghi i quali, insieme all’”odiata” Trani, vanno a costituire una delle Provincie italiane di più recente istituzione.
Dunque anche il Barletta Calcio può vantare importanti e illustri trascorsi nel cosiddetto Grande Calcio, allorquando il club biancorosso disputò, dal 1987-88 al ’90-91, quattro campionati consecutivi in Serie B. Inevitabile che i ricordi più belli ed emozionanti per tutti gli sportivi barlettani siano fatalmente legati a quel periodo (ma anche a quello immediatamente precedente, in cui il sodalizio espressione della Città della Disfida disputò ottimi tornei di C1 e sfiorò, in un’occasione, la promozione in cadetteria). Le immagini – che purtroppo cominciano un po’ a sbiadire – di quegli anni fantastici, raccontano di un Puttilli (all’epoca semplicemente Comunale) sempre stracolmo di pubblico e d’una tifoseria calda e viscerale capace di rendere il proprio terreno di gioco una fortezza quasi inespugnabile, costruendo proprio tra le mura amiche le tre permanenze in Serie B che comunque rappresentarono, per l’intera comunità divenuta inevitabilmente un tutt’uno con la squadra di Calcio, motivo di grandissimo orgoglio.
Purtroppo nel 1995 – come sovente accade sempre più spesso ai club di provincia dilaniati da sconquassi economici – il glorioso Barletta Calcio Sport fallì, ponendo la parola fine a uno dei periodi sportivi più esaltanti che la popolosa città pugliese avesse mai vissuto e bisognerà attendere la stagione 2008-09 per rivedere il club in un campionato professionistico (la Lega Pro Seconda Divisione) in cui i biancorossi furono ammessi per completamento organici. Al secondo anno in questa categoria, il Barletta accedette ai play-off uscendone poi per mano del Catanzaro ma lo stesso, l’anno seguente, fu ammesso alla Prima Divisione della Lega Pro ancora una volta per completamento organici. Nel torneo sub-cadetto le furie rosse pugliesi resistettero, mantenendo la categoria, per cinque stagioni consecutive fino alla radiazione dal Calcio professionistico occorsa in seguito alla mancata iscrizione al campionato di spettanza, stagione 2015-16. Attualmente il club milita in Eccellenza pugliese, torneo indubbiamente affascinante ma indegno del suo blasone e che va davvero troppo stretto al popolo sportivo barlettano.
Anche dal punto di vista Ultras, Barletta gode di un’ottima tradizione e reputazione, con una tifoseria giustamente considerata tra le migliori di Puglia (e parliamo d’una Regione che può annoverare supporti tra i più importanti in Italia) e comunque una delle più conosciute delle serie minori. Lo storico Gruppo Erotico (dall’originalissima e scanzonata nomenclatura) è ancora in sella da oltre trent’anni. Certo, i numeri non sono più quelli di una volta e anche Barletta ha dovuto fare i conti con un’inevitabile emorragia di pubblico che ha investito tutto il nostro Calcio (dalla Serie A alle serie minori) per tutta una serie di ragioni. Anche i fallimenti sportivi e le talvolta modeste categorie disputate negli anni post-Serie B – come detto: che non rendono giustizia a un illustre passato – hanno contribuito a logorare e risicare il seguito per l’undici biancorosso. Però c’è da dire che, quando il gioco è valso la candela, il pubblico e gli Ultras barlettani non si sono mai fatti trovare impreparati, rispondendo alla grande e offrendo spettacolo. Sicuramente Barletta, Andria, Trani e tante altre sventurate realtà (da un punto di vista squisitamente calcistico) meritano ben altri palcoscenici.
Il disegno è molto “classico”, con l’immancabile pallone retrò cinto d’alloro e con la semplice pezzatura verticale biancorossa chiusa da una cornice stondata. Una grafica a metà strada tra una pezza da stadio e una figurina Panini.
Avezzano Calcio: Quella di Avezzano è una delle piazze calcistiche storiche provinciali del Centro Italia. A dispetto delle modeste dimensioni della città abruzzese (intorno ai 45.000 abitanti), nel comune “capoluogo” della Marsica da sempre si mastica e respira Calcio. Nella sua centenaria storia, il club biancoverde ha collezionato – oltre a 29 campionati di Quarta Serie (tra Serie D e Interregionale) – 11 partecipazioni alla vecchia Serie C2 e quattro alla Serie C (tre tornei della vecchia C unica negli immediati anni del Dopoguerra e una in C1 negli Anni ’90).
Ed è proprio ai campionati di Serie C2 nella prima metà degli Anni ’90 precedenti la scalata alla C1 che sono legati i ricordi più belli per tutto il popolo sportivo avezzanese. In particolare è rimasta indelebile quella bellissima e rocambolesca stagione 1995-96, quando, all’ultima giornata della C2 girone C e a dispetto d’ogni pronostico, al fotofinish conclusivo la compagnie biancoverde riuscì a spuntarla su Frosinone e Giulianova che si contendevano la promozione diretta nella serie superiore rappresentata dal primo posto in classifica capace di consentire, a chi l’avesse centrato, di non passare attraverso la lotteria dei play-off istituiti da pochi anni.
Altra data indimenticabile per tutti gli sportivi marsicani fu quella del 27 giugno 1987, quando l’Avezzano (fresco vincitore del campionato di Promozione abruzzese) dopo aver eleminato squadre umbre, campane, venete e lombarde, andò a prendersi la Coppa Italia Dilettanti, piegando in finale unica i più quotati corregionali del Chieti, imponendosi per 2-1 dopo i tempi supplementari nel match disputato sul manto verde del vecchio Patini pre-rifacimento di Castel di Sangro.
Di pari passo con un club che ha sovente bazzicato nelle categorie della Terza Serie nazionale, imponendosi – come visto – all’attenzione generale, anche il movimento Ultras, nella città abruzzese, ha sempre goduto di buona tradizione. Tanti gruppi si sono succeduti sulle gradinate dello Stadio dei Marsi nel corso degli anni a partire già dalla fine dei ’70, conoscendo, inevitabilmente, il periodo d’oro proprio negli Anni ’90, in quei fantastici campionati di Serie C2 e in quell’unico e indimenticato torneo di C1.
Per chi non ha avuto la fortuna di vivere quel periodo o non lo ricordasse: basta scorrere qualche immagine di quegli anni. Uno Stadio dei Marsi traboccante folla ed entusiasmo, con una Curva Nord davvero sugli scudi. Una piccola polveriera a ridosso del terreno di gioco, che sempre faceva la differenza. Altro particolare non da poco che riguarda la side biancoverde – e che la dice lunga su quanto il fenomeno Ultras sia radicato nel “capoluogo” marsicano – è l’esser stati, gli avezzanesi, i primi ad adottare, in Serie C, il cosiddetto tifo all’inglese (partorito dalla Curva Sud Verona e che avrebbe poi attecchito a qualsiasi latitudine) tappezzando la Nord di splendidi stendardi e facendo di Avezzano, a livello estetico, una delle Curve più “stilose” delle serie minori.
Certo, quei tempi sono lontani e l’attuale Curva Nord non è chiaramente paragonabile a quella degli anni d’oro… però questa è una cosa che accomuna la maggior parte delle tifoserie italiane che stanno vivendo – se paragonate a quei decenni magici – un periodo di forte risacca ed emorragia di pubblico (tranne poche isole felici) per tutta una serie di molteplici fattori in un intreccio tra Calcio Moderno e cambiamenti sociali davvero inestricabile. Però c’è anche da dire che – a dispetto di categorie spesso troppo modeste se raffrontate con un passato, come visto, di ben altra levatura – quando l’occasione s’è presentata e c’era da difendere la “bandiera”, gli Ultras avezzanesi hanno sempre risposto presente, ricompattandosi alla grande.
Personalmente ho sempre stimato gli avezzanesi perché, in una comunità piccola e bazzicando a ben vedere categorie solo a ridosso del Grande Calcio, questi ragazzi sono riusciti a creare qualcosa di duraturo e a inculcare nelle nuove leve quella giusta mentalità che viene dalla tradizione e rappresenta una speranza per il futuro. Inoltre – nel solco d’una consuetudine regionale figlia di atavici istinti e marcata identità territoriale – c’è da dire che gli avezzanesi, nel loro piccolo, non si sono mai fatti mettere i piedi in testa da alcuno e se c’era da difendere il proprio onore non si sono mai tirati indietro. L’Abruzzo, comunque, è pieno di “piccole” tifoserie pronte a scendere sul sentiero di guerra qualora gli si pesti i piedi… a parte Pescara (che può, giustamente, essere considerata una “big” i cui Ultras hanno contribuito a scrivere una parte della storia Ultras italiana) penso a Chieti, Teramo, Giulianova, L’Aquila, Francavilla, Vasto… e sicuramente ne dimentico altre. Tutte piazze tranquille e sportive ma che, all’occorrenza, sanno farsi rispettare e in cui, andare da nemici, non è propriamente una scampagnata.
Venendo al disegno: l’ho immaginato come una bandiera o bandierina, assai “leggero” in cui è centrale la testa d’un lupo molto cartoonesca, in luogo del più classico lupo marsicano universale simbolo del club, accanto a cui ho posto un pallone retrò a rimarcare la stretta e antica tradizione che lega Avezzano al gioco del football.
Ultras Catanzaro 1973: Dell’importante e ricca storia calcistica di Catanzaro, degli anni della Serie A e di “piedino d’oro” Palanca abbiamo già avuto modo di approfondire in una vecchia puntata di questa rubrica. Così pure del tifo per il club giallorosso, soffermandoci anche sulla spiccata attitudine british della sua side di riferimento, la Curva Ovest. Per chi fosse interessato, rimando alla puntata One Step Beyond #19.
In questa nuova grafica dedicata all’intramontabile gruppo degli UC, preminente è il disegno d’una testa d’aquila, animale emblema di squadra e città, che in araldica simboleggia potenza, vittoria e prosperità e che nel 1528 fu “donata” quale simbolo – da Carlo V d’Asburgo, sovrano del Sacro Romano Impero – alla città di Catanzaro che s’era opposta strenuamente ai francesi intenzionati a conquistare l’intera Calabria.
Commando Ultrà 1984 Marseille: Centrando per 9 volte il titolo di Campione di Francia e vincendo 10 Coppe di Lega (l’equivalente d’Oltralpe della nostra Coppa Italia), l’Olympique di Marsiglia è senza tema di smentita uno dei più importanti e titolati club francesi. A livello di Ligue 1 (la nostra Serie A) soltanto il Saint-Étienne ha vinto più titoli: 10. Inoltre, unico club francese a riuscirvi, l’OM (questo l’acronimo con cui è affettuosamente chiamato dai propri sostenitori) nell’edizione 1992-93 della Champions League si aggiudicò il trofeo continentale più ambito battendo in finale il Milan (del fantastico trio delle meraviglie Gullit-Rijkaard-van Basten) col capitano francese Didier Deschamps che alzò al cielo la “Coppa dalle grandi orecchie” nella notte dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera davanti a circa 70.000 spettatori.
Di pari passo con un club tanto prestigioso, anche la sua tifoseria – espressione della seconda città più grande di Francia, dopo Parigi, e che vanta uno dei porti più importanti del Mediterraneo – non poteva essere da meno. Uno stadio, il mitico ed enorme Vélodrome (con una delle planimetrie più peculiari in circolazione) che appare appena sufficiente a contenere l’entusiasmo dei sostenitori d’uno dei club più amati del meridione francese che rinnova, di anno in anno, l’eterno dualismo nord/sud, con l’”odiata” Parigi da una parte e Marsiglia dall’altra, in un contrasto geo-politico che ricordo un po’ il nostro Roma/Milano, seppur a parti invertite. Una tifoseria ch’è anche specchio fedele del melting pot sociale e culturale che storicamente si respira nella popolosa metropoli francese, con la sua vocazione portuale e marinara che ne fanno un eterno crocevia di lingue, razze e differenti sensibilità, a livello logistico ma anche concettuale (c’è comunque da dire che, anche Parigi, con modalità e attitudini diverse, è lo stesso un crogiolo di lingue, etnie e popoli mescolati tra loro).
Il movimento Ultras in Francia è arrivato molto dopo rispetto al nostro Paese, circa 15 anni (se consideriamo che da noi, già alla fine degli Anni ’60 cominciavano a nascere i primi gruppi). Ciò è spiegabile anche per il fatto che, in Francia, il Calcio per lunghi anni non è stato lo sport principale. Per lungo corso fu il Rugby a far la voce del padrone, con club nati addirittura negli ultimi decenni dell’Ottocento. Il Calcio professionistico arrivò in Francia soltanto negli Anni ’30, prendendo sempre più piede e soltanto intorno alla fine degli Anni ’70/primi ’80 raggiunse la piena popolarità – anche grazie alla vittoria dell’Europeo 1984 da parte de les Bleus, disputato proprio sul suolo patrio, con le prodezze di Platini e Tigana che portarono i galletti francesi sul tetto continentale – divenendo lo sport più amato di Francia insieme all’immortale palla ovale e al Ciclismo che (come e più che da noi) incontra il favore delle masse.
E il leggendario Commando Ultrà 1984 (che già dal nome tradisce un’emulazione del cosiddetto “modello italiano” d’antan, fatto di tamburi, bandieroni, striscioni, fumogeni e torce) è stato il primo e più importante (per lo meno a livello mainstream) gruppo organizzato nato in Francia. Inizialmente in Nord, poi spostatosi nel Virage Sud, il Commando Ultrà, attivo ancor oggi, è stato senza dubbio uno dei gruppi di massa più importanti e numerosi d’Europa e ha sempre stupito per la sua organizzazione e le mastodontiche e bellissime coreografie a tutto stadio (di chiara ispirazione italiana… una sorta di CUCS Roma o CUCB Napoli alla francese). Un seguito strepitoso quello azzurro, che ha reso il Vélodrome un’autentica polveriera, spauracchio dei nemici e sempre capace di fare la differenza, anche negli anni bui del Calcio marsigliese che ha dovuto “ingoiare”, negli ultimi tempi, il rospo dell’ascesa e del dominio del nemico Paris Saint-Germain divenuto, grazie ai capitali dei petrolieri arabi, una sorta di Juventus d’Oltralpe che lascia agli avversari, in campo nazionale, soltanto le briciole e al contempo è uno dei club più forti in Champions League dove ormai rappresenta una presenza fissa.
Il Commando Ultrà incarna un po’ l’anima popolare e storica del tifo dell’OM che può comunque contare anche sul sostegno incondizionato di altri importanti gruppi presenti in entrambi i Virage. Dichiaratamente di Sinistra, anti-fascista e anti-razzista per antonomasia, nel Commando si rispecchia il volto più autentico e genuino della gioventù marsigliese: indomita, sanguigna e impavida, perfetta interprete d’una città che si mostra da sempre aperta e solidale con chi voglia sposarne la filosofia di uguaglianza e libertà e ostile verso quelli intenzionati a contrastarne l’indole più proletaria e libertaria.
Questo disegno è un personale omaggio a questo grande gruppo e mi son preso la licenza di “rimpiazzare” il loro storico simbolo, il teschio con zuccotto di lana, sostituendolo con un altro dal temperamento più marinaro e piratesco, rappresentato da bandana e benda sull’occhio. Un sentito tributo a un gruppo che ha fatto la storia del tifo francese e non solo.
Questa puntata di One Step Beyond è dedicata alla memoria di Lidia Meccanici (1948-2019).
Luca “Baffo” Gigli.
LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;
One Step Beyond #49: Milan, Sciacca, Napoli, Triestina, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #50: Napoli, Fiorentina, Pescara, Salernitana, Torino, VeneziaMestre;
One Step Beyond #51: Crotone, Trapani, Vicenza, Catania, Palermo, Inter;
One Step Beyond #52: Lazio, Roma, Alessandria, Cavese, Verona;
One Step Beyond #53: Salernitana, Lazio, Genoa, Spezia, Napoli, Empoli;
One Step Beyond #54: Atalanta, Roma, Taranto, Torino, Nocerina, Trani;