CUSP Casarano: Uno dei gruppi Ultras più longevi della storia del movimento nel nostro Paese, sicuramente tra i più vecchi in attività tra quelli provinciali e delle serie minori, il CUSP Casarano – acronimo di Commando Ultrà São Paulo – rappresenta una vera e propria istituzione nella sua città, conosciuto e apprezzato un po’ ovunque e in Italia non v’è appassionato di tifo organizzato che non ne abbia sentito parlare.
Nato nel lontano 1980 – quindi quest’anno spegnerà le 42 candeline… un traguardo incredibile per un gruppo d’una città di circa 20.000 anime – il CUSP simboleggia l’essenza storica del tifo per il sodalizio rossazzurro, restando inevitabilmente legato a un’immagine e un’attitudine di supporto molto retrò (nell’accezione più nobile del termine) che rimanda, non a caso, ai mitici Anni ’80 da molti considerati (ma vi aggiungerei tranquillamente anche i ’90) come il decennio più bello del tifo da stadio.
Il CUSP – che deve il proprio nome al locale Bar San Paolo ove si riunivano i ragazzi fondatori del gruppo che mescolarono tale nomenclatura alla passione per le torcidas brasiliane – nacque negli anni d’oro del sodalizio salentino, quando il nome di Casarano si fece conoscere e apprezzare in tutt’Italia, da sportivi e non, grazie alle gesta della propria compagine calcistica che sotto la guida dell’indimenticato presidentissimo Antonio “Mesciu Ucciu” Filograna divenne squadra di rango per la vecchia Serie C1, abitandola in pianta stabile per tantissimi anni, sfiorando in almeno un paio d’occasioni una clamorosa promozione in Serie B.
Furono anni irripetibili e bellissimi quelli che si vissero a cavallo tra la fine dei ’70 e la fine dei ’90 e alle vicende pedatorie della mitica Virtus Casarano abbiamo dedicato in passato, proprio su questa rubrica, un ampio approfondimento (One Step Beyond #45), sviscerando le motivazioni che stanno dietro al grande successo d’una cittadina che s’impose all’attenzione del Grande Calcio facendo appassionare e sognare generazioni di ragazzi e adulti, ancor oggi continuando a tramandare il nome di Casarano, per sempre legato a un passato tanto nobile.
Il Commando Ultrà São Paulo rappresentò in quegli anni, sugli spalti, quello che la squadra fu in campo. Il nome Ultras di Casarano fu immediatamente associabile al CUSP e il vecchio stadio Capozza – in seguito ampliato e ristrutturato e oggi uno dei più belli delle serie minori – divenne un catino ribollente entusiasmo, rendendo la piazza salentina una delle più “calde” dell’intero panorama centromeridionale e portar via punti dal manto verde casaranese non era impresa facile per alcuna compagine.
Un’immagine di tifo bella, giocosa e festante è quella che mi torna in mente pensando a questo gruppo, con un’atmosfera e un’attitudine profondamente e fatalmente eighty, anni in cui la spensieratezza e l’entusiasmo la facevano da padrone e il tifo organizzato – muovendo dalle grandi metropoli e città italiane – dilagava a macchia d’olio ovunque, attecchendo anche nella provincia più remota, coinvolgendo migliaia di ragazzi in quello che a tutt’oggi resta il più importante e duraturo fenomeno d’aggregazione giovanile.
Erano tempi mitici e per certi versi pionieristici quelli in cui il CUSP mosse i suoi primi passi. Le stringenti restrizioni e il pesante clima intimidatorio e repressivo perpetrato da anni contro il movimento Ultras erano ancora lontani e andare allo stadio rappresentava qualcosa di “naturale” e fisiologico. Anni in cui i tifosi e gli Ultras non erano trattati alla stregua di terroristi da ingabbiare, mortificando ogni più elementare diritto di libertà ed espressione, calpestando senza alcun tipo di remore la cosiddetta “carta costituzionale” che i nostri politici hanno sempre in bocca, pronti a sventolarla a ogni piè sospinto ma che poi, nella sostanza, sono i primi a rinnegare quando le libertà, le istanze e i fabbisogni individuali e collettivi dei loro elettori, considerati “sudditi”, non facciano rima coi loro tornaconti personali, economici e di potere.
In un pianeta Calcio totalmente snaturato rispetto ai decenni passati e in un mondo del tifo divenuto pallido ricordo dei begli anni che furono e che giammai torneranno, sapere che gruppi come il CUSP continuino – pur tra mille difficoltà e impedimenti – a esistere e che i mitici vessilli passino nelle mani di nuove generazioni ancora pronte a riconoscersi e sostenere, coadiuvate dai più vecchi a far da chioccia e affiancate altresì da nuove sigle, le immortali insegne all’interno d’un mondo Ultras spesso rinnegante la propria stessa essenza, rappresenta comunque una boccata d’ossigeno e una speranza per il futuro.
Che i più giovani sappiano che ci sono gruppi come il CUSP Casarano che nella provincia italiana hanno tracciato la strada, facendo da apripista a tanti ragazzi giunti dopo, portando avanti un discorso di mentalità, purezza e autentica e disinteressata passione. Da oltre 40 anni sui gradoni… non è poco.
Ringrazio l’amico Max Scorrano di Casarano per le informazioni sul CUSP che m’hanno aiutato nella stesura di questa presentazione.
Fedayn Roma: Della storia, dell’importanza e dell’aneddotica inerenti quest’imprescindibile gruppo del panorama romano e nazionale abbiamo avuto modo di vedere in precedenti puntate di questa rubrica e per presentazioni inerenti grafiche loro dedicate. Per chi volesse approfondire il discorso Fedayn Roma mi sento senz’altro di rimandare alle puntate One Step Beyond #32 e # 63.
SS Lazio: Grafica di matrice casual con un profondo debito in termini concettuali verso quell’attitudine di stampo “calciofilo” che, muovendo – intorno alla metà degli Anni ’90 – dalle Curve di Udine e Arezzo e avendo proprio nella Nord laziale una delle maggiori casse di risonanza, avrebbe infine attecchito a ogni latitudine dando il la a tutta una serie di “prodotti” talvolta assai pregevoli.
Un “tricolore” laziale di irriducibile reminiscenza, un soccer player in posa plastica, un vecchio pallone di cuoio e la semplice ragione sociale del club… tutti “ingredienti” che, se ben dosati e cucinati, garantiscono quasi sempre la riuscita d’un buon “piatto”.
Per gli amanti del genere.
Ultras Lazio: Grafica dedicata al tifo biancazzurro nella sua globalità e non all’omonima sigla che guida attualmente la Nord dell’Olimpico.
Centrale è la figura dell’aquila stilizzata. Concepita circa 40 anni fa ma assolutamente attuale, fu disegnata dal compianto grafico fiorentino Cesare Benincasa, titolare della Marksport, azienda di marketing sportivo degli Anni ’80 che progettava loghi e stemmi per sodalizi calcistici e non solo.
Fu proprio l’allora presidente della Lazio, Casoni, a contattare il grafico perché rimasto colpito dalla sua inventiva e originalità. Si veniva dagli Anni ’70 in cui gli stemmi sociali dei club calcistici erano ancora pasticciati e “vecchi”, portandosi dietro il retaggio d’un Calcio “antico” e per certi versi sorpassato. Il nuovo logo della Lazio fu totalmente innovativo e rivoluzionario, uno sguardo al futuro, facendo invidia a tutti.
La riprova che fosse assolutamente all’avanguardia è data – oltre che dalle innumerevoli imitazioni – dal fatto che, ancor oggi, quel simbolo è utilizzato: tanto dal club per il proprio merchandising, quanto dai tifosi per drappi, bandiere e sciarpe, non avendo nulla da invidiare al pur bellissimo e originale logo più giovane (quello con l’aquila sormontante lo scudo).
Taranto Ultras: Grafica dedicata al tifo per il club ionico che nell’impostazione come nel soggetto ricorda da vicino un precedente disegno ispirato al gruppo Ultrapaz 1978 (vedi One Step Beyond #54), una delle sigle storiche del supporto tarantino che, proprio su questa testata, rilasciò una bellissima quanto interessante intervista nel novembre 2018.
Il personaggio sormontante lo “striscione” TARANTO ULTRAS è Taras (figlio di Poseidone) che leggenda vuole esser stato il fondatore della città ionica. Giunto sulle sponde dell’attuale Taranto, nei pressi d’un fiume, mentre offriva sacrifici animali per ringraziare il dio-padre del buon viaggio portato a termine, vedendo guizzar fuori dall’acqua un delfino e interpretandolo quale buon auspicio e intenzionato a fondare una città, in loco diede vita alla prima comunità di Uomini che poi sarebbe divenuta l’attuale, popoloso capoluogo pugliese.
Per questo, nello stemma cittadino, la divinità marina Taras è raffigurata in “groppa” a un delfino, mentre stringe nella mano sinistra una clamide (questo il nome del mantello utilizzato dai greci in battaglia) e brandisce nella destra un tridente (simbolo del mare e del suo dio Poseidone/Nettuno, a seconda dell’interpretazione greca o romana).
Oplontini – Savoia Ultras: Club storico del Sud Italia, il Savoia (così chiamato perché i suoi fondatori combatterono tra le fila sabaude al noto grido “Avanti Savoia!” secondo alcuni; per un omaggio alla Casa Reale, secondo altri; perché così si chiamava il cinema-teatro ov’ebbe luogo la fondazione del club, secondo altri ancora) rappresenta un’importante realtà del Calcio campano e meridionale e nel corso della sua ultracentenaria storia – al netto di fusioni, rifondazioni e fallimenti – vanta, oltre alla partecipazione a 3 campionati di Serie B, il titolo di Campione dell’Italia centromeridionale, conseguito nella stagione 1923-24.
Vittoria che diede modo ai biancoscudati d’accedere alla finalissima contro gli omologhi Campioni del raggruppamento centrosettentrionale, il mitico Genoa CFC 1893. La conquista del tricolore avveniva al meglio delle tre sfide. Nella prima gara in terra ligure, i bianchi torresi s’arresero per 3-1 contro i più quotati avversari (erano i decenni in cui i rossoblu genovesi si cucirono sulla maglia 9 Scudetti). Nella seconda sfida, finita 1-1 nel vecchio stadio oplontino, il Campo Oncino, ci fu la polemica d’un goal fantasma regalato al Genoa cui prontamente i biancoscudati risposero pareggiando e chiudendo la contesa in attacco alla ricerca della marcatura che avrebbe significato disputare la “bella” in campo neutro ma che non arrivò.
Un club, il Savoia, che dopo tanta Serie C negli Anni ’90 – culminati con la vittoria del campionato e la successiva (finora) ultima stagione in Serie B nel 1999-00 – è caduto più volte in disgrazia, causa i soliti dissesti economici retaggio di gestioni “allegre” quando non truffaldine, annaspando tra tornei di quarta serie, qualche puntata in Lega Pro e tanti campionati regionali che indubbiamente stridono (e non poco) con la partecipazione popolare del suo pubblico, capace di numeri impressionanti.
Spesso, soprattutto su questa rubrica, vengono esaltate (giustamente) tante tifoserie provinciali che, nonostante bacini d’utenza modesti, riescono a esprimere potenziali di tutto rispetto. Ebbene il pubblico di Torre Annunziata è paradigmatico di questo tipo di discorso. A fronte d’una città di modeste dimensioni (intorno ai 50.000 abitanti) calata in un agglomerato umano tra i più densamente popolati al mondo (e dove spesso i comuni confinanti hanno tutti una propria identità calcistica ben radicata e relative tifoserie di grande spessore, lèggi: Turris/Torre del Greco e Juve Stabia/Castellammare) il Savoia Calcio riesce ad avere un seguito impressionante, anche e soprattutto tenendo conto che parliamo d’un comune dell’hinterland partenopeo che può vantare il club più titolato del Mezzogiorno, con una delle tifoserie più numerose dello Stivale, parliamo del Napoli naturalmente, che va da sé accentri l’attenzione facendo incetta di sostenitori anche a centinaia di chilometri di distanza.
Emblematica del mio ragionamento e che non abbisogna d’ulteriori commenti fu la finale play-off del campionato di Serie C/girone B disputata al termine della stagione 1996-97 e persa contro l’Ancona. La gara secca in campo neutro, che valse la cadetteria, fu giocata sul manto dell’Olimpico di Roma. Di quel giorno m’è sempre rimasto in mente il numero di sostenitori oplontini al seguito del proprio undici. L’immensa Curva Nord d’uno dei templi del nostro football, nella parte centrale, era completamente assiepata da una folla imbandierata e festante. Almeno 15.000 torresi raggiunsero la capitale con ogni mezzo per uno dei momenti più importanti della propria storia sportiva. Immagini che si sarebbero ripetute nel corso degli anni e per tifoserie che letteralmente “invasero” la capitale con numeri altisonanti: baresi, reggini, salernitani, catanesi… però parliamo pur sempre di Serie A e di città molto più grandi di Torre Annunziata e con storia, tradizione calcistica e bacini d’utenza imparagonabili con quelli biancoscudati.
Per chi non le ricordasse – o per i più giovani che ne fossero completamente a digiuno – il mio invito è a fare una breve ricerca in rete, anche su YouTube è possibile reperire immagini di quel giorno che parlano da sole, rendendo onore a una tifoseria stratosferica che nulla ha da spartire con le misere categorie che si trova suo malgrado a vivere e meriterebbe, senza falsa retorica, ben altri palcoscenici ov’esprimere tutto il proprio entusiasmo e potenziale. Se quel giorno di 25 anni fa il pubblico oplontino avesse avuto difronte la Sud romanista o la Nord laziale non avrebbe sfigurato in nulla.
Venendo al disegno, mi preme fare una premessa: il mio personale tributo al tifo per i biancoscudati campani è coniugato attraverso uno dei simboli storici che fu degli Ultras Savoia, il Che Guevara. Come spesso detto in passato, ma repetita iuvant, su questa testata, per cui mi onoro di scrivere, non si fa politica e la “nostra” visone del mondo del tifo organizzato è a 360°. Dunque quando vedete simboli “politici” che possono essere inequivocabili – com’è il caso in oggetto – sappiate ch’è frutto d’una mera rappresentazione della realtà o del racconto “storico” d’una tifoseria, senza l’intenzione di parteggiare o attribuire a determinati simboli altri significati che quelli contingenti. Quella biancoscudata è stata per lungo corso una tifoseria di “sinistra” e il volto del Che campeggiava sullo striscione del gruppo di cui sopra. Parlando del Savoia e del suo seguito, e volendolo rappresentare attraverso uno dei suoi simboli tradizionali, è venuto fuori questo disegno. Chi segue da anni questa rubrica sa che qui trovano una “vetrina” grafiche per tifoserie di sinistra come di destra, qui c’è spazio per tutti, dai livornesi ai varesini… La mia è una pura quanto disinteressata passione per la simbologia e il potere immaginifico di loghi e stemmi, con conseguente “studio” del come e perché, rimanendo equidistante e senza voler pendere dall’una o dall’altra parte.
L’immagine scelta per questa grafica è una delle più classiche concernenti il Che. È tratta da una delle fotografie più celebri della storia, il “Guerrillero Heroico”, scattata dal fotografo cubano Alberto Korda nel marzo del ’60 durante dei funerali di Stato. La famigerata immagine, per anni passata del tutto inosservata, ebbe la sua fortuna proprio grazie a un italiano, il noto Giangiacomo Feltrinelli – fondatore, oltre che della nota casa editrice omonima, dei GAP (Gruppi d’Azione Partigiana), una delle prime frange della cosiddetta Lotta armata – che la utilizzò quale copertina per un libro scritto dallo stesso Che, “Diario in Bolivia”, edito per l’appunto dalla sua casa editrice e, con la medesima foto in formato manifesto, il buon Giangiacomo tappezzò Milano tanto da renderla “universale”. Da lì in poi l’escalation fu inarrestabile e oggi il Guerrillero Heroico è considerata una delle immagini più iconiche della storia (secondo alcuni la più iconica in senso assoluto) ed è praticamente conosciuta in ogni angolo del globo, riprodotta indifferentemente su qualsiasi genere di gadget, tanto da essere ormai equiparata, a tutti gli effetti, a un’immagine pop.
Inevitabilmente il volto del Che fu preso a prestito, soprattutto negli Anni ’70 e ’80 ma anche nei ’90, da molte tifoserie schierate su posizioni di sinistra e così fu anche per gli Ultras Savoia. Il noto volto del guerrigliero argentino ben si presta a rappresentare i sentimenti di rivolta e rivalsa, contro ogni potere precostituito, da parte dei giovani di tutto il mondo – in particolare quelle generazioni cresciute negli Anni di piombo e negli ’80 – ansiosi di darsi, anche a livello “estetico” e puramente iconografico, una precisa identità politico-sociale.
Ricordo che, da ragazzo, ne rimasi profondamente affascinato anch’io e durante i primi mesi del Servizio militare lessi diversi scritti riguardanti la vita di Ernesto “Che” Guevara, tra cui “Latinoamericana – i diari della motocicletta” (se non erro edito, non a caso, dalla Feltrinelli) ch’era in pratica un doppio “diario di bordo” scritto dal Che medesimo assieme al suo compagno d’avventure Alberto Granado, allorquando partirono insieme, con una motocicletta, per un tour che li avrebbe condotti attraverso l’intero continente sudamericano – dall’Argentina al Cile, dall’Amazzonia al Perù – formando le “coscienze” dei due viaggiatori, all’epoca giovani studenti di medicina, e in particolare rimanendo fortemente impresse nell’animo e nel cuore del Che e che avrebbero determinato molta della sua “visione politica” del mondo – quella d’una società più equa e solidale – fino a trasformarlo in uno dei più celebri rivoluzionari di tutti i tempi.
A tal proposito, sulla vicenda di quel viaggio avventuroso e formativo insieme attraverso le diseguaglianze, le mille contraddizioni e i mali del subcontinente americano, ricordo anche una bellissima canzone, “Transamerika”, dei “nostri” Modena City Ramblers (band che non ha mai fatto mistero delle proprie simpatie politiche) dedicata al Che dove, in strofe di rara intensità poetica, ebbero modo di dire: “…hai parlato con gli indios rassegnati e impassibili / coi mineros (minatori) dai polmoni avvelenati / coi lebbrosi sepolti in ospedali giù all’inferno / e li hai portati nel ricordo con te…”
Luca “Baffo” Gigli.
LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;
One Step Beyond #49: Milan, Sciacca, Napoli, Triestina, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #50: Napoli, Fiorentina, Pescara, Salernitana, Torino, VeneziaMestre;
One Step Beyond #51: Crotone, Trapani, Vicenza, Catania, Palermo, Inter;
One Step Beyond #52: Lazio, Roma, Alessandria, Cavese, Verona;
One Step Beyond #53: Salernitana, Lazio, Genoa, Spezia, Napoli, Empoli;
One Step Beyond #54: Atalanta, Roma, Taranto, Torino, Nocerina, Trani;
One Step Beyond #55: Andria, Paganese, Barletta, Avezzano, Catanzaro, Marsiglia;
One Step Beyond #56: Juve Stabia, Napoli, Avellino, Roma, Catania, Lazio;
One Step Beyond #57: Verona, Milan, Matera, Fiorentina, Siracusa, Isernia;
One Step Beyond #58: Ternana, Fiorentina, Pistoiese, Bari, Taranto;
One Step Beyond #59: Cavese, Pescara, Palermo, Arezzo, Campobasso;
One Step Beyond #60: Torino, Modena, Napoli, Atalanta. Brescia;
One Step Beyond #61: Genoa, Sampdoria, Crotone, Fiorentina, Cosenza;
One Step Beyond #62: Como, Ragusa, VeneziaMestre, Lucchese, Isernia, Varese;
One Step Beyond #63: Taranto, Terracina, Verona, Manfredonia, Roma, Matera;
One Step Beyond #64: Bari, Foggia, Spezia, Atalanta, Castel di Sangro, Perugia;
One Step Beyond #65: Sciacca, Isernia, Triestina, Brindisi, Campobasso, Akragas;
One Step Beyond #66: Cavese, Verona, Roma, Lazio, Treviso;
One Step Beyond #67: Nocera, Napoli, Genoa, Inter, Livorno, Torino;
One Step Beyond #68: Reggiana, Arezzo, Ascoli, Fiorentina, Roma, Lazio;
One Step Beyond #69: Salernitana, Cagliari, Frosinone, Verona, Catania;
One Step Beyond #70: Sulmona, Ancona, Palermo, Isernia, Napoli, Casertana;
One Step Beyond #71: Casarano, Isernia, Napoli, Potenza;
One Step Beyond #72: Torino, Francavilla, Isernia, Giulianova, Teramo, Cavese;
One Step Beyond #73: Monza, Cavese, Lazio, Roma, Licata, Sulmona;
One Step Beyond #74: Roma, Manfredonia, Isernia, Lazio, Pescara, Benevento;
One Step Beyond #75: puntata speciale cover e immagini plasticate;
One Step Beyond #76: Napoli, Verona, Fiorentina, Sciacca, Cavese;
One Step Beyond #77: Lazio, Sciacca, Isernia, Verona, Milan, Chieti;
One Step Beyond #78: Roma, Isernia, Lazio, Triestina;
One Step Beyond #79: Udinese, Perugia, Lazio, Inter, Isernia;
One Step Beyond #80: Cavese, Catania, Roma, Terracina, Isernia, Lazio;
One Step Beyond #81: Manfredonia, Salernitana, Inter, Catanzaro, Lodigiani, Livorno;
One Step Beyond #82: Paganese, Alessandria, Sora, Sciacca, Verona;
One Step Beyond #83: Sampdoria, Empoli, Isernia, Catania, Fiorentina, Treviso;
One Step Beyond #84: Campobasso, Palermo, Napoli, Pescara, Matera, Giugliano;