One Step Beyond #78: Roma, Isernia, Lazio, Triestina

AS Roma Ultras: La Città Eterna ha una storia infinita le cui dinamiche hanno influenzato e condizionato le sorti del mondo quale lo conosciamo oggi. Nella ricchissima tradizione dell’Urbe Immortale spesso si mescolano storia e leggenda, com’è il caso della Lupa Capitolina – elemento scenico centrale di questa grafica proposta in una doppia versione: giallorossa e giallonera – di cui abbiamo trattato non molte puntate fa su questa stessa rubrica.

Sin dalla propria nascita il gruppo degli AS Roma Ultras portò una ventata di freschezza, soprattutto a livello estetico, all’interno d’una Curva Sud ancora legata ai fasti del CUCS che fu uno dei principali fautori del cosiddetto modello italiano che, dai primi Anni ’90, entrò fatalmente in crisi quando in pratica tutte le Curve dello Stivale (chi prima e chi poi), emulando l’esempio della Sud veronese, rimasero folgorate dal famigerato tifo all’inglese il quale unendosi allo stile italiano preesistente diede vita al cosiddetto modello misto che, con mille sfaccettature, perdura ancor oggi.

Peculiarità del gruppo romanista protagonista di queste grafiche fu quello d’unire elementi dal forte sapore tradizionale – non a caso la Lupa Capitolina – a sensazioni di matrice anglosassone (drappi e due aste) uscendone con un amalgama davvero unico e suggestivo. Il genere d’atmosfera che ho provato a replicare con questa coppia di disegni.

Vikings Isernia: Grafica dal forte sapore retrò – proposta in una doppia versione: only logo e flag – dedicata al primo gruppo Ultras (nato nel 1982) al seguito dell’allora SS Aesernia, ch’ebbe vita breve ma il cui ricordo resiste a tutt’oggi.

Centrale è la figura d’un teschio sormontante la “ragione sociale” del gruppo in questione. Quest’immagine di “morte” – oggi in forte declino all’interno della simbologia Ultras (soppiantata da inflazionati elementi casual et similia) – fu introdotta nel tifo da stadio già a partire dagli Anni ’70 (penso alle Brigate Rossonere del Milan) e probabilmente mutuata da simbologie di tradizione nazifascista (il teschio con tibie incrociate delle SS o quello delle Brigate Nere mussoliniane) seppur poi adattato a gruppi che, almeno in una fase iniziale, subirono una forte influenza di matrice sinistroide-extraparlamentare ben evidente nelle nomenclature degli stessi: Brigate, Commando ecc.

Erano i famigerati Anni di Piombo e della Lotta Armata e, inevitabilmente, anche il nascente mondo del tifo organizzato ne risentì pesantemente.

Isernia FC 1928: Grafica che potrebbe ricordare un drappo o una bandierina e ispirata al tifo per l’Isernia. Concepito secondo una “sensibilità” di matrice casual, questo disegno declina in chiave smaccatamente più moderna quello ch’è uno dei simboli della città, prima, e del club, poi, il serpente, il cui significato affonda le radici nei secoli passati, connaturato alla storia stessa del capoluogo molisano (vedi One Step Beyond #65).

…andiamo a fare il mondo bello!: Atmosfere casual per questa grafica che nella resa ricorda quasi una card, un badge o una cover cellulare.

Sotto la mitica aquila stilizzata concepita dal genio di Cesare Benincasa per la Lazio degli Anni ’80, ho inserito una frase del giovane “cantautore” romano Giorgio Quarzo Guarascio, laziale doc, meglio noto come Tutti Fenomeni, emergente artista pop colto e raffinato, da qualcuno paragonato al compianto Franco Battiato. Cosa di per sé iperbolica, in quanto il maestro siciliano appena scomparso non ha e non può avere epigoni.

Però, pur essendoci musicalmente e concettualmente un abisso, anche generazionale, tra i due, è indubbio che l’influenza di Battiato (soprattutto del primo Battiato che mesceva sapientemente pop avanguardista a elementi colti in apparente dissonanza con quella che resta pur sempre musica leggera) si facciano sentire nelle composizioni del giovane talento capitolino che non ha mai nascosto la sua profonda ammirazione e conoscenza della discografia d’uno dei più grandi della nostra musica.

Per questo disegno e per la geniale “intuizione” sulle potenzialità della frase (estratta dal brano “Valori aggiunti”, forte d’un video ch’è spudorato omaggio a “Enjoy the silence” dei Depeche Mode) ringrazio l’amico e collaboratore di testata Mirco Civoli.

US Triestina: Grafica dedicata alla Triestina, dal duplice “sapore”: casual e moderno nelle fattezze e nel font, retrò nel simbolo, la mitica alabarda stilizzata che negli Anni ’80 campeggiava sulle maglie del club giuliano (a mio avviso: una delle più belle di sempre del Calcio italiano) e riproposta recentemente.

Si sa che i tifosi, soprattutto gli Ultras, sono molto legati ai vecchi simboli e mal digeriscono le novità. Il popolo triestino è molto affezionato all’alabarda nella sua versione più “classica”. Invece quella degli Anni ’80 – disegnata dalla Mark Sport di Firenze, di cui abbiamo già trattato in passato, che ideò tanti famosissimi loghi sportivi di quegli anni – era stilizzata e per il fatto di ricordare un gabbiano fu ribattezzata dagli stessi tifosi: cocal, ch’è il nome del simpatico volatile nel dialetto locale.

Questione di gusti: per me l’alabarda-cocal è una perfetta sintesi dell’unicità degli eighty a livello grafico: amalgama di semplicità e genialità.

Luca “Baffo” Gigli.