“CANTURINO PEZZO DI MERDA”. Il coro è assordante, rimbomba nel palazzetto e copre le voci dei tifosi nel settore ospiti. A cantarlo, però, sono proprio i tifosi della Pallacanestro Cantù, che chiudono così la schermaglia di insulti reciproci a turno con i rivali del Cento. Come a dire: se siamo più bravi noi a insultare noi stessi di quanto non riusciate a fare voi, c’è poco da fare.
Anche in Serie A2, anche al PalaDesio, a 20 km di distanza da Cantù, gli Eagles Cantù sono presenti con buoni numeri e tifo indiavolato e incessante. I tamburi fanno tremare il parquet più dei passi dei dieci giganti che si passano la palla a spicchi, i cori rimbombano martellanti e coprono le voci del settore ospiti, lasciando traspirare solo il rumore del tamburo.
La curva si presenta compatta e canta nella sua interezza: la preoccupazione dei lanciacori è semmai di riuscire a far cantare anche gli altri settori. Quando il Cento attacca verso la curva canturina, lo spettacolo dei tre bandieroni che incorniciano lo striscione EAGLES CANTÙ dà l’idea di una fortezza inespugnabile contro cui la squadra ospite sta tentando un disperato assalto.
Il Cento non può vantare una storia gloriosa come quella di Cantù. Non può nemmeno vantare una partecipazione alla massima divisione. E se i canturini viaggiano ancora a punteggio pieno, gli emiliani già si trovano a lottare nella parte bassa della classifica. Il tifo però, forse per ragioni di rivalità, è ben presente e attivo, per quanto soverchiato dalla inevitabile superiorità numerica dei padroni di casa.
Ci sarebbero tutti gli ingredienti per rendere Cantù una piazza apatica: una società storica, la Regina d’Europa che fu, costretta dal 2020 in Serie A2 dopo decenni abulici con pochi acuti. Diverse campagne promozione sfumate all’ultimo, tali da rendere Cantù una sorta di Amburgo della pallacanestro italiana: due le finali play-off perse negli ultimi anni. L’esodo forzato dalla città di Cantù, con il fantasma del PalaBabele e degli altri progetti falliti ad aleggiare ancora nei ricordi. C’è il progetto di un nuovo palazzetto e si spera possa chiudere una storia infinita che va avanti da oltre un quarto di secolo, regalando finalmente una nuova casa canturina alla squadra nel 2026.
Nel frattempo però la città dei canestri, 40.000 abitanti, continua ad andare orgogliosa della sua squadra e, anche se ora le gare di casa si disputano al PalaDesio, gli Eagles continuano a invocare lo storico Pianella, il palasport di Cucciago che per decenni ha ospitato la squadra. Ancora oggi il coro viene cantato a piena voce: “Tutto il Pianella!”. E anche se al soffitto non ci sono più le maglie appese, rimangono vivi alcuni ricordi, come quello di Chicco Ravaglia, il giocatore canturino morto a 23 anni in un incidente di auto nel 1999.
Insomma, il Pianella non è l’opera muraria del vecchio palazzetto – destinato a cambiare nome per questioni di sponsorizzazione di anno in anno – ma è lo spirito che gli Eagles continuano a portare sugli spalti. Anche a Desio, anche in A2.
Testo e foto di Damiano Benzoni