Nella scorsa stagione la Pielle ha sfiorato l’impresa della promozione in serie A2, dopo un campionato condotto nelle posizioni di testa, proprio al fotofinish ha mancato un traguardo ampiamente alla portata. Poteva essere la stagione della consacrazione del basket a Livorno, una doppia promozione con entrambe le squadre in serie A avrebbe probabilmente rilanciato definitivamente il fenomeno della palla a spicchi in una città che, nella pallacanestro, ha una tradizione piuttosto radicata.
In questa stagione i programmi della società sono stati fin da principio piuttosto chiari, la promozione è un obiettivo da cercare di centrare, poi ovviamente nello sport ogni piccolo o grande obiettivo è da raggiungere passo dopo passo e inoltre deve essere ben insita la cultura della sconfitta, altrimenti ogni passo falso diventa un dramma di proporzioni incommensurabili. Cultura della sconfitta che sembra mancare sia agli addetti ai lavori e di riflesso anche al tifoso, basta leggere alcuni commenti sui social o seguire una trasmissione radiofonica ed ecco ben esposto il pensiero che tale società sia costruita per vincere e in questa stagione deve centrare la A2 senza se e senza ma. Come se ai nastri di partenza ci fosse qualcuno che si dà già per vinto. Ovviamente sono parole di circostanza, da sogno estivo sotto l’ombrellone ma altrettanto inutili ed in buona parte dannose se sovraccaricano l’ambiente di tensioni non necessarie.
“Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta” è una frase pronunciata da Giampiero Boniperti che in origine fu coniata da un allenatore di una squadra di football americano, un certo Henry Russel Red Sanders, frase poi ripresa anche da altri allenatori e dirigenti di sport americani. In Italia è diventata famosa in casa bianconera, appunto, diventando uno slogan che ancora oggi è più che mai attuale. Vincere del resto è importante ma anche andarci vicino può essere un ottimo risultato se parti nelle retrovie, se non hai grandi aspettative, se parti a fari spenti.
In questo pomeriggio il palazzetto dello sport a Livorno vede un bel colpo d’occhio, tifosi ed ultras della Pielle, malgrado alcuni passi falsi, credono nella squadra e nei programmi ambiziosi ed infatti vanno a gremire un impianto che diventa una polveriera.
Da Ravenna giungono una dozzina di sportivi, si sistemano in Curva Nord ma la loro presenza è totalmente silente, a parte qualche esultanza durante l’incontro e qualche applauso di circostanza, il resto è mutismo totale, del resto di ultras non c’è assolutamente traccia ed i presenti hanno l’obiettivo di godersi l’incontro senza troppi diversivi.
Curva Sud che accoglie le squadre in campo col solito bandierone copricurva, bello lo spettacolo coreografico ma ormai non è neanche più da menzionare, in ogni partita viene fatto calare perciò risulta quasi monotono nella sua ripetitività che ne depotenzia l’impatto. Il sostegno alla squadra parte subito in quarta, bello coinvolgente, con tutta la curva che spesso e volentieri segue i cori creando un ambiente veramente caldo. Poi ci pensano gli arbitri ad infiammare il pubblico: alcune decisioni, nemmeno poche per la verità, non trovano il favore di ultras e tifosi tanto che sia la curva, sia gli altri settori, rumoreggiano piuttosto vivacemente verso i direttori di gara. Resta un bel vedere lo sportivo medio, seduto diligentemente al proprio posto, scattare verso la balaustra che delimita il parquet per offendere l’arbitro; poco da stupirsi, lo sport e l’ambiente circostante tirano fuori il lato nascosto di qualsiasi persona: metti in un mix passione, presunta o reale ingiustizia, i tuoi simili che inveiscono ed ecco che ne vien fuori l’aspetto più folcloristico e genuino di ogni persona.
La partita risulta abbastanza equilibrata ma sul finire Ravenna trova l’allungo definitivo, il pubblico di casa non demorde e negli ultimi minuti alza, e non di poco, i decibel. Il palazzetto è tutto in piedi, la curva detta i cori e trova ampio appoggio ma la sconfitta si materializza in un finale convulso. Altra occasione persa e qualche mugugno comincia a farsi strada, la delusione tra i tifosi livornesi è palpabile, la squadra sembra più debole di quel che si poteva credere ad inizio stagione. Il tempo dirà se le aspettative verranno confermate o meno ma in ogni caso la tifoseria deve fare la propria parte. E in questo pomeriggio può ampiamente affermare di aver fatto il proprio dovere.
Valerio Poli