Quando il calendario di serie B propone alla prima giornata Pisa – Spezia, capisci subito che l’inizio è di quelli scoppiettanti: un appuntamento da segnare con l’evidenziatore, per assaporare una rivalità storica tra due tifoserie che si trovano in un buon momento di forma.

Neanche cento chilometri separano le due città, una in Toscana l’altra in Liguria. Le due tifoserie da sempre sono nemiche: troppe le differenze, troppi gli incroci amicizie-rivalità che inevitabilmente hanno pesato sui rapporti tra le rispettive fazioni, fomentando una rivalità mai stata in discussione. Dalla notte dei tempi fino ai nostri giorni infatti nerazzurri e bianconeri non hanno mai avuto quel barlume di affinità.

Niente da fare, cambiano le generazioni, mutano gli equilibri in curva ma certe rivalità restano lì a dimostrare come la memoria storica non si può andare a perdere; del resto ci siamo troppo abituati a mutazioni rapide e dolorose, rapporti di amicizia incrinati per dettagli o semplici malintesi, legami che evidentemente non avevano basi solide nonostante all’esterno venisse fatta passare quell’idea di vincoli indissolubili fatti di visite, idee comuni, contornate da cene, materiale condiviso e quant’altro. Peccato che al primo scricchiolio si preferisca troncare rapporti pluridecennali per poi passare a buttar giù un comunicato dove si rinfaccia quasi sempre all’ex amico di aver sbagliato tutto quanto. Come nei più classici dei matrimoni, una volta finito l’amore si passa direttamente alle carte bollate.

Ogni volta che si incrociano le due tifoserie, un ricordo non può non andare a quel terribile gennaio 1999 quando le due squadre si affrontavano al “Picco” di La Spezia: in quel caso più del risultato viene ricordata la scomparsa di Maurizio Alberti, l’ultras pisano al quale è dedicata la Curva Nord. Vicenda conosciuta da chi gravita nell’ambiente, che mette a nudo pregiudizi e sottovalutazione da parte di chi deve gestire l’ordine all’interno dei nostri stadi. Maurizio poteva essere salvato? Probabilmente sì ma gli errori si susseguirono in rapida successione: questo perché, in tutta franchezza, come soggetto principale c’era un ultras con la sciarpa al collo, in un settore ospite, in una città “nemica”, tutti aspetti che nella vicenda hanno pesato e non poco. Aggiungiamo pure l’assenza di un punto di soccorso all’interno dello stadio, la mancanza di un medico sull’autoambulanza, il ritardo nei soccorsi con le forze dell’ordine impegnate più a contenere le persone che ad agevolare i paramedici ed il mix inevitabilmente è risultato letale.

Oggi lo striscione che compare come in ogni partita al centro della Curva Nord ha un valore che va oltre la circostanza e l’aspetto simbolico: è il ricordo di una vicenda che, come altre, vede l’ultras come vittima designata ma malgrado si debba solo imparare dalle esperienze, la storia ci conferma come negli anni altre situazioni hanno visto persone trattate in maniera disumana solamente per il fatto di essere tifosi e per trovarsi nel classico posto sbagliato nel momento sbagliato. Paolo Scaroni ringrazia per aver ricevuto in dono un’invalidità del 100% e non meglio se l’è passata Luca Fanesi.

Prepartita che scorre via tranquillo, anche l’ingresso delle due tifoserie all’interno dell’impianto risulta essere particolarmente soft: i bianconeri arrivano qualche decina di minuti prima del fischio d’inizio, appendono le consuete pezze bianconere e cominciano a compattarsi in attesa del via delle ostilità. Niente di particolare anche nel momento dell’ingresso delle squadre in campo. In Curva Nord fanno sfoggio i consueti bandieroni mentre nel settore si cominciano ad alzare le mani per caricare la squadra.

Ospiti che si fanno sentire, l’organizzazione è buona con i lanciacori che si mettono in evidenza: la risposta dei presenti è immediata, c’è una discreta partecipazione ed il tifo risulta particolarmente vivace. Ad incidere magari è anche il risultato sul terreno di gioco: la squadra bianconera va avanti di due reti ed il doppio vantaggio trascina anche quelle persone che generalmente non sono molto affini a partecipare al tifo. Spezzini che ci danno dentro alla grande, pochissimi i momenti di silenzio, per il resto cori che si susseguono con buona lena, qualcuno è diretto anche agli avversari odierni ma anche su questo punto mi sarei aspettato un botta e risposta più continuo.

Curva Nord che poggia su numeri più che interessanti, il colpo d’occhio del settore è più che buono, a livello di colore i bandieroni e le torce accese hanno tutto il loro fascino. Se ad inizio partita non viene organizzato nulla di particolare, verso il decimo minuto viene esposto un lungo striscione contornato da fumogeni rossi, spettacolo annoverabile fra i grandi classici ma che di questi tempi è oro che luccica; ormai creare colore è diventata impresa ardua e quanto mai rischiosa, poi ci si meraviglia e si incensa se all’estero certi spettacoli siano all’ordine del giorno.

Anche i padroni di casa sostengono al meglio la squadra, cori e battimani la fanno da padroni, non manca il colore assicurato da bandiere e torce e nel secondo tempo, quando la squadra si riversa nella metà campo avversaria, è l’intera curva a spingere sull’acceleratore. I Rangers espongono uno striscione per criticare alcune decisioni prese dai dirimpettai: questo è il grimaldello per far sì che le due tifoserie si scambino quei cori offensivi che vengono seguiti un po’ da tutti i presenti.

L’incontro termina con un pareggio divertente ed emozionante ma anche sugli spalti non è mancata quell’animosità e quel coinvolgimento che fa da contorno ad una partita di calcio. Senza questi ingredienti, senza pathos, passione, adrenalina lo spettacolo non è completo, anzi risulta essere zoppo: uno stadio vuoto e silente ci ricorda come triste è fare ed agire da spettatore passivo.

Valerio Poli