Domenica 23 giugno 2024 si è disputata la finale di ritorno degli spareggi nazionali di Eccellenza tra il Pompei e il Modica. La cornice temporale di questo incontro è stata insolita, dato che, abitualmente, i campionati di calcio italiani si chiudono alla metà del mese, proprio in occasione dell’ultimo turno dei play-off per la D. In questo periodo dell’anno, in teoria, si dovrebbe varcare la soglia di casa non con uno zaino contenente taccuino e macchinetta fotografica, ma con infradito o scarponi da montagna, per cercare refrigerio su spiagge dorate, scogli battuti dal mare o verdi prati in quota. Ciò nonostante, quando è arrivato il momento della partenza per la Campania, ero comunque entusiasta all’idea di poter ascoltare gli ultimi cori della stagione prima della lunga pausa estiva, pur con la prospettiva di andare incontro a una inevitabile sofferenza fisica per le alte temperature.
Sono arrivato a Pompei verso le 14:00, dopo un piacevole viaggio durato circa due ore, che ho condiviso con un amico appassionato di mondo dilettantistico. Nel centro cittadino ho avuto modo di unirmi al resto della brigata di Sport People, presente all’evento con una folta colonia. Passeggiando lungo il corso, che sfocia nel piazzale del famoso Santuario della Beata Vergine, ho notato dei nastri rossoblù; poi, approssimandomi allo stadio, la mia attenzione è stata catturata dagli adesivi e dalle scritte della tifoseria locale. Mi hanno colpito, in particolare, i numerosi riferimenti a un episodio verificatosi da queste parti nel 59 d.C. Ce lo racconta Tacito, un famoso scrittore latino vissuto tra il primo e il secondo secolo dopo la nascita di Cristo, che può essere considerato il più grande storico del mondo romano. Fu autore, tra le altre, di un’opera intitolata Annales, che esamina gli eventi dalla morte di Ottaviano Augusto (14 d.C.) al 66 d.C., quando sul trono imperiale sedeva Nerone. I libri dal XIII al XVI narrano il regno di questo famigerato sovrano. Nel quattordicesimo, in particolare, Tacito si sofferma sui disordini che, nel 59 d.C., videro coinvolti, nell’anfiteatro di Pompeii, i Pompeiani e i Nocerini, accorsi per assistere ai giochi gladiatori organizzati da un personaggio di nome Livineio Regolo. Lo scrittore afferma che il massacro fu originato da insulti reciproci tra le due fazioni (in vicem incessentes probra), cui fecero seguito una sassaiola e, addirittura, il ricorso alle armi (dein saxa, postremo ferrum sumpsere). Si registrarono feriti e morti, oggetto del pianto dei parenti lì presenti. I provvedimenti punitivi furono particolarmente duri: ai Pompeiani vennero vietate per dieci anni le pubbliche riunioni (prohibiti publice in decem annos eius modi coetu Pompeiani) e furono sciolte le associazioni costitute al di fuori della legge (collegia quae contra leges insistuerant, dissoluta). Coloro che avevano provocato il tumulto, tra cui Livineio Regolo, furono condannati all’esilio (exilio multati sunt).
Galleria Imma Borrelli
Ma torniamo alla mia cronaca, sicuramente modesta rispetto all’avvincente racconto del sommo Tacito. Sono arrivato allo stadio a un’ora dal fischio iniziale, per effettuare la consueta esplorazione dei dintorni e per fotografare ogni dettaglio, in particolare i coloratissimi murales del muro di cinta. Già in quegli istanti, gli spettatori di casa iniziavano a concentrarsi intorno all’ingresso riservato ai locali, mentre all’esterno di un bar i ragazzi di Modica, arrivati con largo anticipo in Campania, intonavano i primi cori.
Il “Vittorio Bellucci” è posto nel cuore della città, con una corona di palazzi tutt’intorno, ma questa collocazione non ha impedito il perfetto svolgimento dell’evento. Dopo aver saggiato, per diversi minuti, l’atmosfera di attesa all’esterno, ho poi messo piede in campo a circa mezz’ora dall’inizio dell’incontro, scattando le prime foto, come sempre, alle gradinate. Il pubblico pompeiano ha cominciato a gremire le tre tribunette scoperte, poste sul lato lungo, subito dopo l’apertura dei varchi. Il blocco del tifo organizzato è entrato compatto, in una sorta di corteo. Nel frattempo pure i 150 modicani prendevano progressivamente posto nel settore ospiti. È anch’esso privo di copertura e mi ha ricordato, sotto alcuni aspetti, quello del vicino “Pasquale Novi” di Angri.
Nel prepartita sono stati intonati pochi cori: le due tifoserie erano intente all’allestimento delle rispettive coreografie, che hanno preso forma alle 16:00, all’ingresso in campo delle due squadre. I ragazzi di Pompei hanno innalzato un telo con il noto personaggio dei fumetti Andy Capp, raffigurato nel gesto di lanciare una freccetta verso un bersaglio (da intendere come la D, ovviamente), poi hanno acceso dei fumogeni rossi e blu. Contestualmente i modicani hanno fieramente esposto la propria maglia in basso, mentre lo striscione “Onoratela”, aperto nella parte alta, era presumibilmente da interpretare come un invito alla propria squadra a dare il massimo per essa, dopo l’1-2 subito in terra siciliana sette giorni prima. Anche gli ospiti hanno rifinito lo spettacolo con qualche torcia. L’inizio della partita, insomma, è stato sicuramente all’altezza della gara di ritorno di una finale.
Galleria Meloni
Il tifo delle due fazioni è stato condizionato sia dal pathos legato alle vicende calcistiche, sia dal grande caldo. La prestazione dei ragazzi di Pompei è stata “bifronte”: a un primo tempo in cui alla voce si sono alternate varie pause, ha fatto seguito una ripresa in cui sono migliorati nettamente, tifando con continuità e con buona potenza. I campani hanno fatto ampio ricorso a battimani e a cori a rispondere, sventolando spesso due bandieroni e alcune bandierine. Tra loro ho notato tanti volti giovani e giovanissimi: una buona base, cui sicuramente la partecipazione alla prossima D, ottenuta dal Pompei grazie una netta vittoria con quattro reti di scarto, darà l’occasione per crescere e migliorare ulteriormente. In merito alla geografia del tifo, sulla recinzione ho visto le pezze “Cani Sciolti” e “Vecchia Guardia”. Fino al termine della stagione 2022-23 è esistito, nel centro vesuviano, un gruppo chiamato “Primo Daspo 59 d.C.”, nato ad agosto 2022 e autosospesosi a causa delle diffide ricevute.
Passando agli ospiti, a Pompei ho avuto modo di rivedere all’opera i ragazzi di Modica a distanza di poche settimane, essendo stato al loro cospetto in quel di Venafro, in occasione della semifinale d’andata contro l’Alto Casertano. Il Modica è un club storico e blasonato: fondato nel 1932, il sodalizio isolano vanta due apparizioni in C2 (1981-82 e 2005-2006) e la partecipazione ad alcuni campionati di D/Interregionale. Avendo giudicato molto positivamente la loro prestazione in terra molisana, non avevo dubbi, alla vigilia del match di Pompei, intorno alla possibilità di una bella presenza modicana anche al “Bellucci”. Nonostante le premesse sfavorevoli, legate alla sconfitta subita nella sfida d’andata, che obbligava la squadra di Settineri a realizzare ben due reti, i siciliani hanno comunque esaurito tutti i tagliandi messi a loro disposizione, decidendo di affrontare i quasi 1400 km di viaggio per dimostrare tutto il proprio amore. Dopo la bella coreografia di inizio partita, già descritta, nel corso del primo tempo i ragazzi di Modica hanno tifato con costanza, scegliendo prevalentemente cori lunghi e colorando sempre il settore con i loro bandieroni. In campo la loro squadra ha retto fino al 47’ della prima frazione, quando il Pompei è andato in vantaggio con Simonetti. Il colpo non li ha abbattuti, ma hanno continuato a cantare anche nell’intervallo.
Nella ripresa il Pompei ha preso definitivamente il largo, segnando altre tre reti che hanno mandato in estasi il pubblico campano, eccitato dalla prospettiva di vedere, per la prima volta, il nome della propria città nella griglia di partenza di un campionato di D. Ai modicani è da riconoscere il merito di non aver mai mollato neanche nei secondi quarantacinque minuti di gioco, quando sarebbe stato quasi fisiologico deprimersi e smettere di cantare.
Il triplice fischio ha rappresentato un momento storico per la comunità locale, tanto che le parole dello speaker hanno ricalcato quelle con cui Riccardo Chucchi, all’alba del secolo, annunciò il secondo scudetto della Lazio (“Sono le 18 e 04 minuti del 14 maggio 2000”). Finito l’incontro una festa corale ha coinvolto tutto il popolo di Pompei, entrato in campo per festeggiare insieme ai calciatori l’importante traguardo raggiunto. Con i festeggiamenti ancora in corso, ho guadagnato l’uscita e in breve sono risalito in auto, pronto ad affrontare l’ennesimo viaggio di ritorno a casa. Anche per me si concludeva una lunghissima stagione di foto e articoli, iniziata in un assolato pomeriggio di agosto per un Frosinone – Pisa di Coppa Italia. La speranza è che anche la prossima, come quella appena trascorsa, mi faccia conoscere tante nuove realtà e mi permetta di vivere altre esperienze memorabili.
Testo di Andrea Calabrese
Foto di Andrea Calabrese, Imma Borrelli e Simone Meloni