Dopo il pareggio a reti bianche nell’esordio stagionale sul campo del Cagliari, la Roma torna davanti al suo pubblico a esattamente tre mesi di distanza dall’ultima volta. Un avvio di campionato costellato di incertezze e polemiche per i giallorossi, con un’aria che sembra farsi sempre più nebulosa attorno alla società, sia da un punto di vista tecnico che relativamente a questioni legate alla simbologia del club, ormai da anni avversata da scelte quantomeno discutibili in fatto di vestiario e stemmi. Atteso che disquisire del calcio giocato – e quindi della prima questione – ci interessa relativamente, è sul secondo punto che credo occorra evidenziare la natura di rivendicazioni sacrosante, che forse oggigiorno possono suonare come anacronistiche e puerili, ma che restano le uniche a tenerci legati al nobile sentimento di amore e passione che da bambini ci ha avvicinato alle nostre squadre del cuore. La presentazione delle nuove maglie in casa romanista ha generato più di qualche malumore, con la prima e – soprattutto – la seconda divisa (in cui, praticamente, non figurano neanche i colori ufficiali del sodalizio capitolino) che rappresentano l’ennesimo scempio (stavolta targato Adidas), unito all’annosa richiesta di restituzione del vecchio simbolo, quello con la Lupa Capitolina che sormonta l’acronimo ASR. Resto dell’idea che ancor più di qualsiasi vittoria e traguardo calcistico, se non vengono difesi e preservati questi aspetti, tanto vale abbandonare baracca e burattini, arrendendosi all’idea di tifare una squadra senza più la sua anima e i suoi tratti distintivi.

Con il calcio d’inizio fissato alle 20:45 e una città ancora deserta causa ferie, arrivare all’Olimpico è una volta tanto un gioco da ragazzi, quasi piacevole se si pensa alla passeggiata che mi concedo dalla stazione metro Ottaviano all’impianto di Viale dei Gladiatori, incontrando davvero pochissime macchine. Del resto, non mi stanco di dirlo e scriverlo, che senso ha far cominciare il campionato così presto in un Paese notoriamente caldo e vacanziero nel mese di agosto? Lo scimmiottare a tutti i costi i campionati nordici e il voler incrementare sempre più partite giocate ad appannaggio delle televisioni, finisce per ridicolizzare ancor più un massimo campionato ormai da anni privo di spunti tecnici, che in queste prime giornate vede squadre scendere in campo al trotto, arrancando e spesso dando vita a match che sembrano più che altro amichevoli. Senza contare quelle migliaia di supporter che hanno sottoscritto abbonamenti a scatola chiusa e debbono giocoforza saltare le prima sfide, essendo in villeggiatura. Ma, sarò franco, io non riesco neanche a capire chi brama morbosamente il ritorno del calcio giocato già in pieno luglio o si affanna per seguire sgambature e partitelle inutili, sarà che dopo l’ultimo fischio finale in giugno avverto un bisogno fisiologico di fermarmi e rivedere il pallone rotolare almeno dopo due mesi!

Dato che da Empoli è atteso solo un manipolo di tifosi, per l’occasione la società ha destinato anche il Distinto ospiti ai tifosi giallorossi, relegando i supporter toscani nell’angolo alto della Monte Mario. Lo stadio va man mano riempiendosi, con tutte le sigle ultras che tornano al loro posto e qualche pezza e striscione in più che fanno la loro apparizione in Tevere e Curva Nord. Sulle note di “Roma, Roma, Roma” si levano al cielo migliaia di sciarpe e qualche fumogeno, proprio mentre il direttore di gara dà il via alle ostilità. Sugli ultras azzurri mi sono espresso diverse volte negli ultimi anni, sottolineandone la crescita e il palese cambio generazionale che ha coinvolto la Maratona. Stasera ho solo l’ennesima riprova, dunque, del loro ottimo stato di salute. Il contingente ospite è formato quasi esclusivamente dal tifo organizzato, che dietro le pezze di Desperados e Ultras Empoli fa quadrato e si produce in una bella prova di tifo fatta di bandieroni al vento, manate e cori tenuti a lungo, ritmati dal tamburo. Il loro resta sempre un tifo di stampo italiano, senza tanti fronzoli ma con molta costanza. Inoltre credo che l’esser posizionati nell’angoletto della Monte Mario, anziché nel dispersivo Distinto, li abbia anche aiutati in termini di compattezza. Qualcuno storcerebbe il naso perché non ci si trova di fronte a una tifoseria capace di invasioni o numeri importanti, dal mio canto ricordo sempre che quando parliamo di Empoli non bisogna mai dimenticare che parliamo di una piazza stretta tra mostri sacri del calcio toscano come Firenze, Pisa e Livorno, nonché di un luogo dove – come in tutto il Belpaese – più di qualcuno tifa gli squadroni del Nord. Pertanto se, come dicevano gli atalantini, “la minoranza è ovunque”, penso si debba solo riconoscere la continuità e l’umiltà con cui questi ragazzi si pongono da anni in un campionato che – in fatto di ultras e tifo – difficilmente offre loro incontri stimolanti o rivalità storiche. Immaginate voi fare per anni e anni trasferte esose e per “certi versi” noiose come Roma, Milano e Torino. Anzi, il fatto che parecchi giovani siano riusciti ad avvicendarsi in Maratona, dando linfa nuova al settore, è davvero un grande segnale di salute non solo per Empoli, ma per l’intero movimento. Anche perché tutto il mondo è paese se guardiamo agli effetti collaterali dell’essere ultras, e quindi alla repressione. Basti pensare al cospicuo numero di Daspo piovuti sulla testa degli azzurri dopo il match di Udine, sul finire dello scorso torneo. Diffide che in una tifoseria piccola hanno un peso specifico doppio. Non bisogna mai dimenticarlo.

Su fronte romanista la Sud, probabilmente ancor in fase di rodaggio, offre una prova leggermente sottotono, faticando a coinvolgere tutto il settore, nonché i vicini Distinti. Da segnalare uno striscione per un ragazzo del Panathinaikos e un altro per un ultras del Palermo recentemente scomparsi. Sempre molto attivo il gruppo presente in Nord lato settore ospiti, che sembra anche aver ingrossato ulteriormente le loro fila e anche quest’oggi sfoggia diversi fumogeni, un paio di striscioni per i diffidati e i soliti, bellissimi, bandieroni. In campo una Roma a dir poco claudicante finisce per cedere il passo ai dirimpettai, con l’Empoli che ottiene la prima vittoria della sua storia in casa dei giallorossi e ancora una volta rende difficile la vita di chi ogni anno dà per spacciato il club toscano. A fine gara sonori fischi per gli uomini di De Rossi, che sicuramente non hanno iniziato col piede giusto questa stagione e rischiano seriamente – visto il prossimo impegno sul campo della Juventus – di arrivare alla quarta giornata con un ruolino di marcia da retrocessione.

Simone Meloni