Sono sempre un po’ combattuto quando vado a vedere le partite del calcio dilettantistico, soprattutto quando si tratta di incontri al di sotto dell’Eccellenza: se da un lato c’è la curiosità di vedere all’opera una tifoseria che non conosco, dall’altro soffro un po’ il fatto della mancanza di quel fascino che solitamente si prova nelle categorie superiori, quando si varca l’ingresso di uno stadio che magari talvolta ha anche una notevole storia alle spalle e che nei campetti di provincia ovviamente manca.

Stavolta ho cercato di andare oltre questo mio limite di pensiero, deciso a non perdermi un’occasione abbastanza unica da queste parti, almeno fino ad oggi.

Festeggiare venti anni, per un gruppo che segue una squadra di paese, per giunta alle porte di Milano con quel che ne consegue in termini di concorrenza (Inter, Milan ma possiamo metterci tranquillamente anche Juve), è veramente un traguardo importante.

E pensare che quello sparuto gruppetto che nell’autunno 2004 iniziò a seguire la compagine biancoblu era nato quasi per scherzo, con l’intento di partecipare ad una partita della compagine locale impegnata in trasferta contro un’avversaria che a sua volta aveva una piccola tifoseria.

L’iniziativa fu divertente e da lì, domenica dopo domenica, la Rosatese ha iniziato ad avere il suo gruppo, che si era dato come nome quello di Boys, non per copiare lo storico gruppo della Nord interista, ma semplicemente perché il lenzuolo su cui scrivere era di dimensioni ridotte e non permetteva scritte più lunghe.

Seppur in pochi, talvolta anche solo in due, quello striscione fece la sua comparsa in ogni dove in quella stagione, accompagnando la squadra ad una sofferta salvezza ai playout.

A questo punto che fare, si chiesero questi ragazzi.

Continuare a seguire la Rosatese o archiviare questa bella esperienza?

Scelsero la prima strada e, piano piano, il numero di unità aumentò (già essere una decina era un bel successo, se si pensa che si parla di un periodo senza social), facendo diventare i Boys una presenza costante ovunque giocasse la Rosatese.

Negli anni gli aneddoti sono diventati molti: dalle trasferte nel capoluogo meneghino in quartieri non proprio agevoli (Comasina soprattutto e Quarto Oggiaro) a quella in metropolitana a Cassina De’ Pecchi (facile immaginare la gioia dei passeggeri…), dalle battaglie contro il San Genesio dove nel 2011 addirittura giocava un certo Mark Iuliano, a quelle in piccoli paesi come Confienza e Castelnovetto, dove magari non vi erano ultras ma dove è facile immaginare un intero paese attaccato alla rete di recinzione e non certo così accogliente verso i forestieri, termine quantomai appropriato in questi casi.

In questo percorso di crescita, anche numerico, nel 2016 è arrivato il gemellaggio con gli Ultras Vigevano, storico gruppo al seguito della compagine gialloblu della palla a spicchi, amicizia che ha permesso ai rosatesi di affiancarsi in alcune partite ad una tifoseria di notevole spessore, oltre a poter calcare palcoscenici più blasonati e a partecipare a testa alta a match di cartello (vedasi derby cestistico contro Pavia).

Negli anni, purtroppo, non sono mancati anche i momenti difficili, come la scomparsa di tre persone care al gruppo: Alex Locati, bomber della formazione biancoblu deceduto per una malattia a soli 32 anni, Gigi Milan, vicepresidente della società e sempre disponibile verso questi ragazzi e Davide detto “Cola”, che seppur facente parte degli amici vigevanesi era stato tra i primi a volere il gemellaggio tra le due fazioni.

Anche il campo ha visto la squadra lombarda alternare emozioni negli anni, tra playoff e playout persi e felici promozioni in prima categoria, l’ultima della quale nel 2022.

Se a tutto ciò aggiungiamo i due anni di stop dovuti al Covid, l’essere ancora in vita come gruppo è una soddisfazione doppia.

Il primo grande ostacolo per ogni piccola tifoseria dilettantistica è infatti quello di poter trovare continuità.

Talvolta obiettivamente gli ultras sono stati colpevoli di non aver compreso che a questi livelli è inevitabile il connubio società-tifoseria rispetto alle categorie maggiori, altre volte invece vengono osteggiati dalle società stesse, incapaci di percepire la presenza di persone al seguito come una risorsa e mai disponibili verso questi ad instaurare un dialogo costruttivo.

Venendo invece a quest’oggi l’aria che si respira a Rosate è quella di festa, coi Boys che già ben prima della gara si ritrovano al bar vicino al campo, luogo abituale di ritrovo.

L’incitamento all’undici biancoblu inizia fin dal riscaldamento, ma è all’ingresso delle due squadre in campo che si vive il momento clou: uno striscione recita “DEL PAESE VANTO E GLORIA,DA 20 ANNI SCRIVIAM LA STORIA” .

Ma è soprattutto un bellissimo telo che scende dall’alto e che copre gran parte della tribuna con scritto “DA 20 ANNI INSIEME A TE” e con accanto il simbolo della tifoseria di casa a farla da padrone.

Viene facile immaginare le ore passate a dipingerlo o a pensare a come realizzarlo.

Il loro tifo parte in maniera intensa, coi due ragazzi al megafono a trainare la tifoseria, accompagnata da un costante uso dei tamburi che però, stranamente (e fortunatamente) rispetto ad altre situazioni in cui mi sono trovato, non sovrasta le voci di chi canta.

Se il vantaggio che la squadra ospite trova al decimo minuto grazie ad un calcio di rigore non scalfisce minimamente la prova della tifoseria di casa, è un episodio che avviene pochi minuti dopo ad infiammare la partita. L’arbitro vede bene di inventarsi un’espulsione ai danni di un giocatore di casa per un fallo inesistente verso un avversario lanciato a rete: la partita a quel punto diventa incandescente e pure i biancoblu presenti sugli spalti rivolgono tutta una serie di epiteti ben poco “politicamente corretti” al direttore di gara, continuando comunque a tifare in maniera ancor più veemente.

Il primo tempo giunge alla conclusione con una prova canora notevole, accompagnata da diversi battimani e dal protrarsi, per alcuni minuti, del famoso coro “Amore mio dai non essere gelosa…”, che verrà ripetuto più volte durante la gara, trovando ampia partecipazione dei presenti.

Nella ripresa, dopo cinque minuti fa il suo ingresso una rappresentanza degli Ultras Cassina del Sant’Ilario Milanese e degli Ultras Mesero 2020, entrambe appartenenti al progetto “Ultras di Provincia” e giunti per rendere omaggio all’anniversario della tifoseria di casa. Esporranno uno striscione con scritto “BOYS ROSATESE 04/24: 20 ANNI DA ULTRAS CON ONORE E GLORIA, IN PROVINCIA HAI SCRITTO LA STORIA!”.

Il loro arrivo è decisamente un toccasana per i padroni di casa, che a quel punto aumentano ulteriormente i decibel ed accendono anche un paio di torce. Continueranno per tutta la ripresa a cantare, lasciandomi piacevolmente stupito, poiché avevo immaginato un calo dovuto ad un ottimo primo tempo.

Nel frattempo in campo la squadra, spinta da un tifo costante, ribalta il risultato fino a travolgere per 3 a 1 la formazione ospite, mandando in visibilio la tribunetta di casa.

Immancabile pertanto la festa tutti insieme a fine gara, quando la tifoseria locale applaude i propri giocatori oltre che per il risultato, anche per l’impegno messo in campo e sottolineando l’importanza di quest’ultima caratteristica che mai deve mancare.

La festa dei venti anni prosegue poi al bar dove precedentemente si erano trovati i tifosi.

Mentre aspetto l’autobus che mi riporta nel capoluogo lombardo li sento ancora intonare il coro “Amore mio dai non essere gelosa…”

Dove trovino ancora la forza di cantare non lo so, ma tutto ciò mi lascia un sorriso che mi accompagna per tutto il viaggio di ritorno.

Foto di Wajtek Bartniczak