Il primo big match della stagione arriva subito per il Siracusa: alla sesta giornata, allo stadio Nicola De Simone si affrontano i padroni di casa e i calabresi della Reggina. Entrambi i club sono accumunati da un’importante storia calcistica che li ha visti per diversi anni calcare i grandi teatri del calcio italiano, nel caso degli amaranto persino i palcoscenici più nobili della serie A. Oggi però per le due tifoserie si tratta dall’ennesima ripartenza dal basso, ma con la voglia di risalire subito per tornare nelle categorie che per storia e tradizione più gli si addicono.

Il match assume un rilievo particolare anche per il legame che lega le due piazze, curve che fino alla metà degli anni ’90 erano unite da un sentito gemellaggio che nonostante la fine, ha saputo tramutarsi in amicizia. Le nuove leve, infatti, hanno riallacciato il rapporto, che ha resistito anche alle reciproche amicizie: da una parte i reggini legati agli acesi, dall’altro lato i siracusani da anni uniti ai ragazzi della Ovest di Catanzaro. Queste amicizie non hanno però affatto minato il rispetto reciproco che lega siciliani e calabresi.

Lo stadio di casa per l’occasione presenta un colpo d’occhio degno di categorie superiori, infatti sono oltre 5.000 gli spettatori presenti, con circa 400 tifosi reggini in curva ospiti. Quando i padroni di casa scendono in campo stupisce quasi vedere il Siracusa con la casacca azzurra; anche in serie D, infatti, i club inseguono spesso discutibili strategie di marketing che poi portano i giocatori ad indossare maglie con le tonalità più improponibili che oltre a confondere le idee degli spettatori, cancellano i fattori caratteristici di una squadra. Per fortuna, invece, il club siciliano ha voluto rispettare la propria storia indossando i colori che da sempre li contraddistingue.

I siracusani sono in gran forma e oltre a riempire la curva fino all’inverosimile, sono autori di ben due coreografie; la prima, sfoggiata non appena le squadre scendono in campo, fatta di cartoncini a comporre la scritta USR, completato dallo striscione attaccato in basso “City defenders”, mentre la seconda, esibita durante il secondo tempo, per omaggiare i 25 anni del gruppo “Nun ci Semu ca testa” composta di tanti cartoncini con la scritta 25 e in basso lo striscione “Cinque parole incise nell’eternità… mentalità, vanto, pura identità”. Nel corso dei novanta minuti, aiutati anche dalla rete del vantaggio arrivata dopo appena venti minuti, non smettono mai di incitare i propri beniamini, che ripagano i numerosi spettatori presenti con una vittoria fondamentale, non solo per la classifica ma anche per consolidare la leadership a livello mentale.

I calabresi, come già detto, giungono per l’occasione in buon numero, a differenza però di quanto accadeva ai tempi della serie B, quando la Reggina era seguita anche dai tanti calabresi sparsi nel nord Italia, gli amaranto che quest’oggi oltrepassano lo stretto sono tutti partiti dalla città calabrese. Alle porte della città, ad attenderli trovano le forze dell’ordine che prima li fanno scendere dai propri mezzi e poi trasportano tutti i supporter amaranto allo stadio con pullman messi a disposizione dal Comune della città aretusea. In vetrata attaccano uno striscione in onore del componente dei Bulldog Bari, Francesco Palmi alias Lalla, tragicamente scomparso in settimana. Gli amaranto si esibiscono inoltre in una bella sciarpata, offrendo novanta minuti di sostegno che non cala neanche quando ormai la sconfitta lentamente si materializza. A fine partita voltano le spalle ai giocatori non appena quest’ultimi si dirigono a testa bassa verso il loro settore. Quella odierna, infatti, è la seconda sconfitta stagionale maturata in appena sei giornate di campionato che di certo non compromette il raggiungimento dell’obiettivo finale, ma che comunque non viene gradita dai numerosi tifosi calabresi scesi in Sicilia.

Testo di Michele D’Urso
Foto di Martina Visicale e Simona Amato

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