Il Siracusa, in una calda domenica di fine agosto, liquida la pratica Sancataldese già nei primi quarantacinque minuti, confermando sul campo il proprio valore.

Che l’obiettivo degli aretusei sia vincere il campionato lo si era capito il 7 aprile 2024 quando, dopo la sconfitta rimediata allo stadio Provinciale di Trapani, il presidente Alessandro Ricci anziché demoralizzarsi decise di rilanciare la sfida, promettendo la promozione in Lega Pro da raggiungere proprio nell’anno del centenario. Il Siracusa, infatti, è uno dei club più antichi della Sicilia, fondato nel 1924 ma che negli ultimi trent’anni ha vissuto continui saliscendi, passando da ben tre fallimenti che non hanno però minimamente scalfito la passione del popolo aretuseo.

Dopo una sontuosa campagna acquisti la tifoseria ha risposto presente già da questo primo turno di coppa, con oltre 1.200 spettatori presenti; sicuramente un buon numero considerando l’importanza della gara e la categoria ma, soprattutto, la data ancora vacanziera che in teoria dovrebbe spingere i più a preferire le spiagge alle calure delle gradinate.

La Curva Anna, intitolata alla compianta signora Anna, la “mamma di tutti i sostenitori azzurri”, si riscalda già prima del match; i ragazzi dei gruppi organizzati, infatti, arrivano allo stadio in corteo tra cori, bandiere al vento ma soprattutto fumogeni.

Ciò che accade all’esterno dello stadio è però solo il preambolo dello spettacolo offerto dai padroni di casa che, sulle note diAzzurro di Adriano Celentano, accompagnano l’ingresso in campo dei propri undici beniamini. Partita dalla serie A, ormai anche nelle categorie dilettantistiche si è diffusa la “moda” di accogliere le squadre in campo con il “dolce” sottofondo di inni ufficiali o, in alternativa, di brani di artisti importanti, come appunto accade a Siracusa che ha scelto proprio una delle canzoni più famose del “molleggiato”.

La stagione 2024/2025, quella del centenario, deve essere trionfale: l’obiettivo dichiarato è vincere il campionato per riportare il Siracusa nel professionismo. Il concetto viene rimarcato anche dalla Curva Anna con lo striscione attaccato sulla ringhiera che recita: “Sul petto il magico leone, simbolo di storia e tradizione. Sudate la maglia con ardore, in campo grinta… passione e ardore”. Il messaggio viene colto immediatamente dai padroni di casa che chiudono la pratica Sancataldese già nel corso del primo tempo. A fine partita la squadra raccoglie i meritati applausi dei propri sostenitori che hanno apprezzato l’impegno messo in campo.

Per quanto riguarda gli ospiti, da San Cataldo giungono circa sessanta ultras che, dopo aver posizionato in balaustra lo storico striscione del Commando Neuropatico, partono con il loro tifo “matto”. Il gruppo, prossimo ormai a festeggiare i trent’anni di attività, è stato fondato nel 1995. In queste tre decadi i verde-amaranto hanno seguito la propria squadra in lungo e in largo per la Sicilia e oltre, senza far mai mancare il proprio sostegno, ritagliandosi di fatto un ruolo importante nell’ambito del variegato panorama ultras siciliano. Compatti si posizionano dietro lo striscione, provando a spingere la squadra ad una vittoria comunque improbabile, visto il forte divario tra le due compagini. A Siracusa non portano bandiere, bandieroni o due aste, ma la mancanza di colore viene compensata dalla scelta di tifare a petto nudo, immagine che ormai contraddistingue molte tifoserie in trasferta, soprattutto nei match giocati tra luglio e settembre. “L’area ultras” la riconosci anche da “come ti svesti”, se le temperature sono elevate, oppure dall’abbigliamento “griffato” (per esempio “The North Face” che tanto spopola nell’ultimo periodo) quando invece le temperature si abbassano. Il movimento ultras, infatti, è anche un fenomeno di costume che ama riconoscersi non soltanto nella scelta di sigle (nel caso del Commando Neuropatico puntare su un nome originale è per esempio dovuto all’indole pazza che da sempre contraddistingue l’intera comunità di San Cataldo), ma anche nel “dress code” che nel caso di specie si traduce nel non indossare maglie e t-shirt in modo da “regalare” un’immagine non solo forte di sé ma anche per differenziarsi dalla categoria dei tifosi che invece sono soliti seguire le partite con un approccio meno “passionale” e più composto.

Tra le due tifoserie per tutti i novanta minuti ha regnato totale indifferenza. Nell’ambito delle dinamiche ultras spesso l’indifferenza può anche nascondere una velata antipatia che può tramutarsi poi in rivalità se nel corso dei novanta minuti qualcosa “andasse storto”. Tra siracusani e sancataldesi, invece, questo sentimento nasce dal reciproco rispetto che ha da sempre contrassegnato i match tra le due compagini.

Al termine della gara, gli ospiti ripiegano lo striscione per riprendere la via di casa. Dal canto loro, l’obiettivo era e resta una tranquilla salvezza da raggiungere quanto prima.

Testo di Michele D’Urso
Foto di Giuseppe Ragnolo