In uno dei tanti bislacchi anticipi di questa Serie C (calcio d’inizio fissato alle 20:30 di venerdì) la Ternana ospita il Rimini, per una delle classiche sfide che si dipanano sulla dorsale umbro/romagnola. Al Liberati prendono posto circa quattromila spettatori, nella speranza di conquistare tre punti fondamentali e rimanere in scia del Pescara capolista. Il giorno feriale costringe anche me e il mio compagno di viaggio a lasciare Roma relativamente tardi, raggiungendo la città dell’acciaio solo a ridosso del calcio d’inizio. Quando entriamo in campo le due curve di casa stanno sistemando i propri striscioni, mentre nel settore ospiti, salvo qualche tifoso “normale”, ancora non c’è ombra del contingente ultras. In riva all’Adriatico sono stati staccati circa centocinquanta biglietti, numero più che notevole considerato il giorno lavorativo e la distanza tra le due città: duecentocinquanta chilometri, da percorrere per trequarti sulla Statale E45, celebre superstrada che ricalca il tracciato della Flaminia ma che, in realtà, di “super” ha molto poco e di “strada” – in alcuni tratti perennemente soggetta a lavori – solo l’accezione che gli antichi romani diedero alla sua progenitrice.
Quando le due squadre fanno il loro ingresso in campo, in Curva Nord vengono alzati tre striscioni su cui sono impressi i nomi dei giovani ultras foggiani tragicamente scomparsi al ritorno da Potenza. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di una solidarietà pervenuta da tutto il mondo del tifo italiano e non solo, e neanche lontanamente recepita da istituzioni calcistiche e club. Binomio, quest’ultimo, che nella sua quasi totalità se n’è ben guardato anche solamente dall’esprimere cordoglio per le famiglie di ragazzi morti per seguire il calcio e la loro squadre del cuore. Nulla di nuovo sotto questo cielo, verrebbe da dire. Ma di fronte all’indifferenza, al non rispetto e alla poca umanità si resta sempre basiti. Il direttore di gara dà il la alle ostilità e su fronte ternano comincia anche la gara del tifo. La Nord, che presenta un bel colpo d’occhio, sembra sin da subito in buona forma, mettendosi in evidenza con manate compatte e cori tenuti a lungo. L’ingresso dei riminesi, qualche minuto più tardi, scalda definitivamente l’ambiente, carico e voglioso di ribattere colpo su colpo alle provocazioni che piovono dal settore ospiti. Che tra romagnoli e umbri generalmente non corra buona sangue, non è storia nuova. E le due fazioni non sembrano aver dimenticato il campanile neanche a distanza di diversi anni dall’ultimo incontro.
Personalmente torno in campo al Liberati dopo diversi anni e osservando da vicino le due curve di casa confermo la sensazione già avuta tempo addietro: la Est ha mantenuto un piccolo e voglioso zoccolo duro di ragazzi che vivono il settore in stile molto “retrò”, forse attingendo ad alcune attitudini che in passato sono stati tratti somatici per gli ultras rossoverdi. In Nord tuttavia, non me ne voglia nessuno, oggi si annida il grosso del movimento ultras cittadino, una crescita inesorabile e innegabile, che ha fatto di questo settore un bel blocco granitico e assiduo. Tanti ragazzi, cresciuti negli anni e bravi a riportare in auge lo spirito ultras in riva al Nera, grazie a un’evidente unità d’intenti che alla lunga ha dato i suoi frutti. I meccanismi della Nord sono ormai oleati da anni e la bravura con cui i lanciacori stimolano e fomentano il settore è figlia di un percorso partito da lontano e seguito lentamente sempre da più ragazzi (ma non solo). Nota di merito per lo striscione esposto nella ripresa contro il GOS e la sua politica di ciechi e beceri divieti, che soprattutto negli ultimi due anni sono tornati a essere la costante dei nostri campionati. Un messaggio con cui si ironizza sulle capacità “lavorative” di questi signori, profumatamente pagati spesso – de facto – per lavarsene completamente le mani optando per chiudere settori, curve, trasferte e stadi interi. Una vera e propria vergogna che solo un calcio retrogrado e privo di qualsiasi credibilità come il nostro può tollerare/ignorare in silenzio.
Capitolo ospiti: come detto i biancorossi si presentano in Umbria con buoni numeri, a conferma di quanto di buono fatto dalla Est dal suo ritorno in Serie C a oggi. Sovente all’ombra di nomi più “altisonanti” in regione e altre volte sottovalutati, i riminesi sono attualmente una realtà importante, tosta e continua nel panorama ultras “provinciale”. E non solo per l’Emilia Romagna. Gli ultras adriatici sono stati bravi a radicarsi e a spargere in città il seme del loro “radicalismo”, raccolto e seguito dalle nuove generazioni, che anche qua sembrano aver avuto un richiamo importante per lo stadio e il club della loro città. Dal punto di vista canoro si renderanno protagonisti davvero di una performance di livello: voce sempre in alto, bandieroni sventolati per tutti i 90′, manate compatte e una bella sciarpata negli ultimi minuti, dopo aver ottenuto il gol dell’1-1 (che poi sarà il risultato finale). Oltre a una serie corposa di provocazioni nei confronti dei dirimpettai, cosa che rende queste partite sempre interessanti. Da segnalare la presenza dei civitanovesi (con striscione Piazza Conchiglia) e dei ragazzi di Cattolica, che vengono salutati con un coro. Amicizie ormai solide e durature, dunque, per la Curva Est. Un raro caso – ai giorni d’oggi – di continuità con il passato, dove il ricambio generazionale non ha intaccato rapporti ultradecennali.
Come accennato in campo le squadre impattano sull’1-1. Un risultato che sicuramente rende più felici gli ospiti, mentre alla Ternana non resta che sperare in un vicendevole passo falso del Pescara nel match della domenica. Nel post partita la scena è tutta per gli ultras, che restano all’interno dei propri settori e continuano a beccarsi. Da una parte i rossoverdi intonano il “classico” ritornello storpiato di “Romagna Mia”, dall’altra i riminesi tentano di innervosire i supporter delle Fere paragonandoli agli odiati perugini (odio che, per giunta, condividono a loro volta). A noi non resta che assaporare gli ultimi istanti di questa serata e poi cominciare a spingerci verso le uscite, praticamente “cacciati” dagli uomini in pettorina gialla che – come in ogni altro stadio della Penisola – hanno fretta di chiudere i cancelli e porre fine al proprio integerrimo e fondamentale lavoro. Del resto – non lo dico io – oggigiorno senza di loro una partita di calcio professionistico… non potrebbe assolutamente svolgersi. Senza tifosi sì, ma senza di loro no!
Simone Meloni