C’è un qualche filo logico nei divieti, nelle limitazioni e nelle decisioni di organi, a dir poco bizzarri, come Osservatorio e CASMS? Non ci risulta. Nel gettare un occhio alle partite in programma per il fine settimana, non tengo neanche in considerazione questo Terracina-Sora. L’andata, disputata al Tomei, si è giocata senza ospiti. Per di più in uno stadio che ha fatto per anni la Serie C e che, a rigor di logica, fornisce sicuramente più certezze sotto il profilo dell’ordine pubblico e del controllo delle tifoserie ospiti al cospetto dell’impianto terracinese, che solo quest’anno ha riaperto i battenti anche alle tifoserie avversarie, dopo che per anni era rimasto chiuso a causa di carenze strutturali. Sta di fatto che, consultando vari giornali locali, mi accorgo che, con il passare dei giorni, la paventata ipotesi di una trasferta libera per i bianconeri diventa sempre più realtà. Buon per loro e buon per me che potrò godermi una delle sfide più sentite nel Lazio. Di questi tempi certe occasioni è meglio coglierle al volo dato che possono essere sempre le ultime.
Per far in tempo a seguire anche Virtus Roma-Juvecaserta di basket, stavolta devo abbandonare a malincuore l’utilizzo dei mezzi pubblici e optare obbligatoriamente per la macchina, sfruttando almeno l’unica cosa buona che ciò comporta: spostarsi con maggiore libertà e più comodamente. Intorno a mezzogiorno esco di casa mettendomi alla guida. È una bella giornata di sole, il preludio forse ad una primavera che qualche giorno fa sembrava lontana anni luce, fagocitata dalla pioggia battente ed interminabile. Seguendo il percorso di Google Maps percorro prima il Raccordo, poi un pezzo di Nettunense ed infine la statale Campoleone-Cisterna di Latina che mi immette su Via Appia. Da là un’altra trentina di chilometri e sono a destinazione. Così facendo ho risparmiato qualche chilometro ma non il traffico tipico delle zone industriali attorno a Cecchina. Al ritorno farò di testa mia, anche perché non posso permettermi di perder tempo.
Entrato a Terracina, capito casualmente proprio davanti ai cartelli che indicano il settore ospiti dello stadio Colavolpe. Tiro dritto memore di un’altra stradina che conduce alle tribune di casa. È un po’ un rebus arrivarci ma, rispetto a qualche anno fa in cui assieme ad un altro “partitellaro” come me ce la facemmo a piedi dalla stazione, non mancano le indicazioni. Tuttavia c’è da fare i conti con la solita gestione scellerata e priva di senso dell’ordine pubblico. Per accedere all’impianto c’è una sola stradina a disposizione e, logicamente, polizia e carabinieri hanno ben pensato di bloccarla ritardando l’apertura dei cancelli. La cosa crea non poco nervosismo tra il pubblico di casa, ed alla fine le porte si aprono sotto le pressanti proteste dei tifosi in fila, in pieno stile Salerno-Reggio Calabria. Alle 14 posso parcheggiare. Si nota che l’affluenza sarà di quelle importanti, ma del resto, con il Terracina in piena lotta per la promozione, non c’è da sorprendersi.
Ritiro il mio accredito ed entro in campo. In Curva Mare ci sono già tutti gli striscioni, ed alla spicciolata fanno il loro ingresso molti ragazzi, fino a riempire quasi per intero il settore più caldo del tifo terracinese. Nel frattempo nel settore ospiti si incomincia ad intravedere qualche vessillo bianconero e, dopo le ormai consuete ed asfissianti perquisizioni, gli ultras entrano tutti insieme. In totale sono una cinquantina. Un numero sicuramente basso rispetto alle aspettative. Ma c’è pur sempre da tener presente che la Nord sorana ha pagato in maniera salatissima gli incidenti di quest’anno contro l’Ostiamare (quasi trenta diffidati) ed inoltre il campionato a dir poco claudicante dei bianconeri non ha sicuramente incentivato il seguito del tifoso medio. Tanto è vero che la presenza di oggi è da considerarsi al 100% ultras. E se non c’è la quantità, si sa, si punta sulla qualità. Quindi dopo il saluto al pubblico di casa, con un paio di potenti bomboni, i primi cori sono per i diffidati e contro i dirimpettai.
Ultras biancoblu che chiaramente non restano a guardare e subito rigettano le offese al mittente, con il classico “e chi non batte le mani è un ciociaro” al quale i Sorani si uniscono ironicamente a sottolineare la loro estraneità dall’area geografica che vede come capoluogo l’odiata Frosinone. Pontini contro Ciociari è nel Lazio l’equivalente di quello che può essere Emilia contro Romagna. Quando penso che in Italia siamo capaci di creare rivalità da una sponda all’altra del fiume o da una parte all’altra della strada, solo perché cambia il comune di competenza, mi viene da ridere nel pensare che, nei palcoscenici più importanti, c’è chi sta facendo una vera e propria battaglia per far chiudere curve e tribune in nome di questa celebre (e ridicola, diciamocela tutta) discriminazione territoriale di cui nessuno sentiva la mancanza. A prescindere dagli ultras e dal calcio, ciò vuol dire rinnegare in toto le proprie radici. Siamo il paese del campanile per eccellenza e la cosa, nella stragrande maggioranza dei casi, viene esercitata e ribadita quotidianamente anche parlando vis-à-vis con l’amico o il vicino di casa. Quando chiuderanno tutte le curve poi passeranno a chiudere, interdire e vietare altro. Ma sarà troppo tardi per le menti non pensanti che foraggiano e condividono questo genere di atteggiamento. Quindi tanto vale non pensarci e godersi questi scampoli di normalità che ci restano.
Dicevamo dell’entrata in campo delle squadre. I Terracinesi accendono un paio di torce e si producono in bei battimani ed una bella sbandierata in cui spiccano dei bandieroni davvero di ottima fattura. In campo la partita è da subito rocambolesca. Quando non sono passati neanche 60’ un attaccante di casa entra in area e viene atterrato: rigore. Dal dischetto va Genchi che non sbaglia. Accesa esultanza dei circa mille spettatori presenti e Terracina avanti. Sembra essere il preludio ad una facile vittoria dei Tigrotti ma, dopo qualche minuto di sbandamento, è il Sora a venir fuori con una reazione d’orgoglio. Così, al 16°, arriva il pareggio di Talamo, aiutato da un’incredibile incertezza del portiere avversario. L’esultanza della squadra di Farris è rabbiosa e molto bella da vedere, tutti sotto il settore ospiti. Ma non è finita qua. Non passano neanche dieci minuti e, ancora da un errore del portiere di casa, che rinvia malamente sui piedi di un giocatore sorano, nasce la rete del 2-1 con un pallonetto che s’infila beffardamente in gol. Ancora esultanza ed euforia sfrenata tra i tifosi ospiti giunti al Colavolpe. È un colpo per i Pontini che però riorganizzano le fila, sia in campo che in curva.
Nel frattempo la Mare esibisce diversi striscioni che ironizzano sulle presenze sorane lungo il litorale terracinese durante la bella stagione. La risposta ospite è tutta in un “Voi avete il mare, voi avete il sole e, le donne puttane”. Schermaglie dialettiche che vengono intervallate dal sostegno alle rispettive squadre. Gli ospiti fanno quadrato risultando più compatti e continui nei cori e mettendo in mostra ottimi battimani ritmati dal tamburo ed una colorata sciarpata sulle classiche note di “Que serà serà”. Si va all’intervallo con il Sora in vantaggio ed il pubblico di casa che sprona i propri beniamini. Durante la pausa non mancano le classiche offese verbali che volano da settore a settore, mentre io ne approfitto per mangiare.
Le due squadre fanno nuovamente il loro ingresso sul terreno di gioco. Gli ultras si ricompattano ed anche sugli spalti ricomincia l’incontro, mentre sul campo i Tigrotti cingono letteralmente d’assedio gli avversari. Il pareggio che non arriva, complice anche la sfortuna, innervosisce i Terracinesi e galvanizza i Sorani. Questi, negli ultimi dieci minuti, danno il tutto per tutto, intuendo che la vittoria non è più un qualcosa di impossibile. Per contro, nonostante gli sforzi della Curva Mare, sembra andare tutto storto al Terracina che non riesce a trovare il pareggio, rivedendo i fantasmi dello scorso campionato d’Eccellenza, quando, dopo una cavalcata durata buona parte della stagione, perse a Gaeta punti fondamentali sulla Montelupa che già l’aveva superata in classifica dopo un periodo di fisiologica flessione. Eppure poi arrivò comunque la promozione.
Al triplice fischio sono i bianconeri a festeggiare senza freni. Per loro si tratta di una boccata d’ossigeno non indifferente. Un campionato travagliato quello del Sora, giocato quasi sempre davanti alla sola presenza degli ultras, con un pubblico che sembra (come ormai succede in tutta Italia) ricordarsi della propria squadra quando c’è da festeggiare o assistere ad incontri di cartello.
Per me ci sono le ultime foto da fare per poi sistemare l’attrezzatura e ripiegare velocemente verso la macchina. Stavolta i cancelli di uscita sono aperti, ma devo comunque sbrigarmi, altrimenti rimarrò incolonnato nel traffico che generalmente si crea all’uscita dello stadio. Il percorso di ritorno lo decido io, mandando a farsi benedire Google e tutte le sue Maps. Pontina, dritta dritta fino al Raccordo, poi una trentina di chilometri sull’autostrada che la Lega Nord vuol farci pagare a tutti i costi ed infine Cassia, Corso Francia e PalaTiziano. La fortuna per una volta è dalla mia e non trovo neanche un accenno di traffico.
La convinzione sempre più latente è che, visto cosa sono diventati gli stadi, viste tutte le controindicazioni che, almeno per il sottoscritto, prevedono il seguire questo sport oggi, frequentare gli stadi in questo modo resta uno dei modi per viverli ancora con un minimo di passione ed entusiasmo. Sempre nel massimo rispetto di chi ancora è ogni settimana sulle gradinate e coltiva i propri sogni cantando, viaggiando e facendo sacrifici per un ideale che, seppur inflazionato ed arrugginito, non è ancora in fase di decomposizione. E con questa massima dal sapore funereo posso chiudere.
Testo e foto di Simone Meloni.