Durante la scorsa stagione, quando scrissi il mio articolo sulla partita di Coppa Svizzera tra Chiasso-Basilea, parlai di un confronto quasi estremo tra il settentrione e il meridione della Svizzera. Quel “quasi” era dovuto al fatto che, nel paese elvetico, esiste un cantone particolare, il Canton Sciaffusa (o Schaffhausen nella lingua originale), che, a parte un piccolo fazzoletto di territorio a sud, è quasi interamente circondato dalla Germania. È questa la vera parte settentrionale della Svizzera. Di più: la Svizzera, e il Canton Sciaffusa, hanno due exclave, rispettivamente di due e quattro comuni, all’interno della Germania, mentre, al contrario, ve ne è una tedesca all’interno dello Schaffhausen. Strascichi di storia che hanno sempre un certo fascino, anche se, in questo caso, la lingua comune ha superato quelle che, altrove, potrebbero essere nette divisioni di confine e di cultura.
Cantone non molto popoloso (35.000 abitanti la città, 77.000 tutta la regione), vanta una squadra che, nel primo decennio del 2000, è stata stabilmente in massima serie dal 2004 al 2007, prima di un ritorno alla normalità dettato dalla serie B, per non parlare della retrocessione in serie C arrivata nel 2011. Già dalla scorsa stagione, comunque, è arrivata la riscossa giallonera, che ha staccato, in un campionato di 16 squadre, l’unico tagliando per la Challenge League, dopo un avvincente testa a testa contro la Yuventus Zurigo.
Il Chiasso, invece, è stabilmente in serie B dal 2003, con una parentesi in 1.Liga (la terza serie) di appena due stagioni dal 2008 al 2010. Oggi si fa fatica a crederlo, ma questo club è stato per tanti anni anche in Super League, ottenendo, negli anni ‘50, un secondo e un terzo posto assoluto. Di sicuro, con l’avvento di città ben più numerose nel calcio che conta, la piccola Chiasso ha dovuto fare i conti con un ridimensionamento delle proprie ambizioni, anche se resta una realtà di spessore assoluto, oggi impegnata soprattutto a lanciare giovani talenti nel calcio che conta.
Della scorsa stagione ricordo il pubblico assolutamente poco numeroso, soprattutto perché, già a metà campionato, il Chiasso era salvo e senza nessuna pretesa di lottare per il vertice.
Chi capisce un po’ di calcio, si sarebbe aspettato una minima riforma della Challenge League per la stagione 2013/14, ridotta, da un anno a questa parte, da 16 a 10 squadre, che si affrontano quattro volte fra di loro nell’arco dell’intero torneo. Sarebbe stato logico, magari, inserire dei play-off tra la seconda e la penultima della serie A, così come dei Play-out tra la penultima di Challenge League e la seconda della 1.Lega Promotion. Invece nulla di tutto questo, rischiando un altro campionato dalla noia mortale. Tuttavia, queste prime giornate hanno mostrato un equilibrio assoluto, con qualche eccezione: una di queste proprio il Chiasso, ancora con zero punti e con una certa fame di vittorie nello stomaco.
Per me è anche la prima partita della nuova stagione, l’occasione giusta per riprendere contatto col verde del campo, coi 90 minuti e passa di gioco, e coi meccanismi della macchina fotografica. Il primo impatto non è dei migliori. Incamminandomi, dalla strada che guarda di fronte alla tribuna coperta, che si vede per un buon 90% della sua altezza, noto che ci sono zero spettatori, nonostante manchi mezzora appena. La sensazione di aver sbagliato orario, o peggio ancora, giorno, si fa più netta avvicinandomi e non sentendo nessun rumore, finché, passando davanti al settore ospiti, non vengo rinfrancato dalla vista dei tifosi ospiti che stanno entrando nel loro settore. Di lato è parcheggiato il pullman che li ha accompagnati in questo lungo viaggio, almeno per quelli che sono i parametri svizzeri. Fa molto caldo, del resto siamo ai primi di Agosto, nonostante il cielo sia coperto. Per la Svizzera è pieno ponte fra la festa nazionale, del 1° Agosto, e il week-end immediatamente successivo. Molti Svizzeri sono in vacanza, prima di tornare, a Settembre, nel pieno del loro tran-tran lavorativo.
Neanche il tempo di arrivare al botteghino (che poi in pratica è un vagone di un tir con aperura laterale, posto fuori allo stadio), che già sento i tifosi di lingua tedesca intonare i primi cori col loro tamburo. Una sensazione di sollievo comincia a diffondersi in me, prima del problema successivo: l’accredito non c’è. Per fortuna, ho portato una copia della mia richiesta, ma anche la provvidenziale mail di conferma da parte dell’FC Chiasso, che mi spiana le porte per l’ingresso in campo, scortato da un addetto dell’imponente security privata.
Finalmente posso sentirmi parte dell’aria rilassata che si respira nei campi elvetici, immagazzinando delle cartoline che saranno i miei ricordi di questa partita. Una delle prime cose che spiccano sono i tifosi ospiti, non tantissimi, ma carichi e che incitano la squadra già dal pre-partita. Dietro gli striscioni North-Winners e Abarticus ci saranno una ventina di ragazzi, accompagnati da un’altra decina di tifosi neutri e più distaccati, mentre qualcun altro sta comodamente in tribuna coperta. Il caldo aumenta costantemente la già abbondante vendita di birre, mentre, nel settore di casa, peraltro accanto a quello ospiti, ancora non vedo nessuno. Tuttavia anche la gente del posto, finalmente, sta entrando alla spicciolata. Il primo ultras locale che vedo, arriva da solo armato di sciarpa estiva e megafono, e da solo prova ad incitare un giocatore, prima di dirigersi (sempre da solo) sui suoi gradoni. Mancando pochi minuti all’inizio della partita, comincio a preoccuparmi che oggi sia questo il tifo del Chiasso ma, se non altro, ad una manciata di minuti dal fischio d’inizio, arrivano altri ragazzi, alcuni con un paio di stendardi, che portano ad una decina, almeno per il momento, gli ultras locali. Prima del calcio di inizio, mi accorgo che uno dei fotografi ha con sé il figlio che non avrà neanche una decina di anni, e mi chiedo se in Italia, persino in serie D, questo bambino avrebbe mai potuto avere il privilegio di accompagnare il padre a scattare in campo. Domanda retorica.
L’ingresso in campo delle due squadre vede le due tifoserie compatte dietro le rispettive pezze che cominciano ad incitare, ognuna a proprio modo, i giocatori. Come già apparso in altre occasioni analoghe, è evidente come i ragazzi di Chiasso impostino il loro tifo sulle più conosciute basi italiane del momento, mentre quelli di lingua tedesca si ispirano alla tradizione germanofona sia della Svizzera che della vicina Germania, che si adatta sicuramente meglio alla loro tonalità. Molto belli da vedere gli ospiti, con le loro bandiere nerogialle e i loro stendardi, che sventolano con grande continuità. Nonostante il numero di tifosi presenti non altissimo, gli Schaffhauser non intendono assolutamente sfigurare. Le due tifoserie si ignorano completamente, non avendo rapporti tra di loro.
La prima parte della gara è piuttosto noiosa, con le due squadre che si studiano a vicenda, e che non sembrano voler affondare il colpo. A dirla tutta, è lo Schaffhausen a far vedere le cose migliori, anche se mancano le occasioni veramente eclatanti. Il caldo condiziona notevolmente il gioco, tanto che i giocatori chiedono, e ottengono, una pausa di oltre un minuto per andare alle rispettive panchine e dissetarsi, una specie di time-out extra-regolamento. Quando ci si aspetta un finale di primo tempo che confermi lo 0-0, un contropiede del Chiasso, finalizzato in velocità da Djuric, al 37°, porta inaspettatamente in vantaggio i rossoblu. Più che l’esultanza del pubblico, è bella quella del giocatore, che va in curva ad abbracciare un amico (o un familiare). La partita sugli spalti, invece, non rispecchia quella del campo. Per tutta la sua durata, gli ospiti sventolano, ma soprattutto cantano, fermandosi veramente in poche occasioni, e coronando una prova ben oltre la sufficienza. Unico neo, qualche coro che, inevitabilmente, è sceso troppo di tonalità, per poi scemare del tutto. Ai ragazzi di Chiasso, che intanto sono diventati una quindicina abbondante (e che quindi sono quasi di pari numero rispetto agli ultras ospiti), va dato il merito che, quando si fanno sentire, lo fanno piuttosto bene, con una tonalità alta che spesso prevale su quella dei gialloneri. Tuttavia, è troppa la pausa tra un coro e l’altro, e il vantaggio della squadra solo in parte migliora la situazione.
Con ben tre minuti di recupero, si va negli spogliatoi per una pausa refrigerante, col Chiasso avanti di una rete a zero.
Mentre il primo tempo ho deciso di seguirlo più sotto al settore locale (pur spostandomi di tanto in tanto), nel secondo decido di stare fisso sotto agli ultras di Sciaffusa, magari approfittando per fare qualche video. Vengo premiato comunque da una continuazione della loro buona prova canora, che concede molto poco alle pause. Anche la loro squadra sembra partita più convinta, spingendo decisamente verso un pareggio che, col passare dei minuti, appare sempre più meritato. Lo speaker dello stadio annuncia 750 spettatori, io, a occhio, non ne do neanche 500 (un po’ come i conflitti sui numeri tra manifestanti e questura). Un po’ meglio anche la prestazione dei ragazzi raggruppati dietro lo stendardo 1312. Nel corso dei 45 minuti finali di gioco, l’arbitro sospende la partite per ben due volte per far abbeverare i giocatori, anche se, nella seconda occasione, dalle tribune cominciano ad arrivare dei fischi. Nonostante tutti i migliori buoni auspici, solo all’80° gli ospiti pervengono al meritato pareggio, con un bel tiro da fuori area di Mangold. Bella l’esultanza dei tifosi dello Schaffhausen che, probabilmente, sentivano che la rete sarebbe arrivata. Sale l’intensità dell’incitamento ospite e, non prevedibilmente, anche gli ultras di Chiasso cominciano a tifare meglio e in maniera continua, accendendo la partita anche sugli spalti. Lo Schaffhausen sente che ce la può fare, e schiaccia il Chiasso nella propria area di rigore. All’85° il neo-entrato Sorgic, di testa, firma la rete del sorpasso, mandando in visibilio i propri tifosi, lanciando lo Sciaffusa verso l’alta classifica, e mandando il Chiasso nel baratro. Da ambo le parti, comunque, non scende il tifo, che si prolunga per i giusti sei minuti di recupero finali. Ora è di nuovo assedio, ma da parte dei padroni di casa, che sprecano due occasioni clamorose, una,la più evidente, proprio all’ultimo secondo.
Al fischio finale può accendersi l’esultanza degli ospiti, che si vedono ripagati del viaggio. Bandiere al vento e tutta la squadra che va a festeggiare e a battere cinque ad ogni singolo tifoso, con qualche giocatore che si becca anche un bel gavettone. Sull’altra sponda evidente delusione, con alcuni giocatori che vanno sotto al settore dei propri tifosi a scusarsi per una partita che, probabilmente, sarebbe stata più giusta se fosse finita in parità. Anche io posso concludere la mia prima giornata pallonara della nuova stagione, aspettando il bis per l’indomani: c’è Albinoleffe-Turris di Coppa Italia che mi aspetta.
Stefano Severi.