Sono passate circa settantasei ore dal fischio finale di Vicenza-Avellino. La gioia collettiva del Menti, la delusione degli irpini e il sentore comune di un ultimo passo da compiere prima della gloria, sono ancora impressi nella mia mente. Il Lanerossi e la sua gente da un piccolo spiraglio sul paradiso vedono la B, ma sanno che bisognerà vendere cara la pelle contro una Carrarese che non è arrivata qui per caso e che è reduce dalla serata di Benevento, dove è riuscita nell’impresa di annichilire il Santa Colomba, strappando il pass per l’ultimo atto di questo lungo e avvincente campionato. Sì, perché poi – di fatto – la formula dei playoff continua sicuramente a esser vincente, il problema è la scelta di allargarla praticamente a trequarti delle partecipanti, rendendo i primi turni – spesso – delle ridicole rappresentazioni del nulla e rischiando, comunque, di penalizzare sin troppo chi durante il campionato ha raggiunto le prime posizioni e si vede obbligato a stoppare per circa due settimane la propria attività. Miopie di una Lega che ormai da anni vorrebbe fare le nozze con i fichi secchi e che dietro a collaborazioni televisive, inserimento delle Under 23 e partecipazioni a tavole rotonde sullo sport “pulito e sostenibile” (malgrado fallimenti e penalizzazioni per cattive gestioni che annualmente riguardano parte dei club iscritti) pensa di scimmiottare le due categorie principali, dimenticandosi troppo spesso di salvaguardare tifosi e società che del nostro calcio hanno scritto la storia e che oggi le danno lustro agli occhi di sportivi e addetti ai lavori, grazie a derby e sfide di cartello che – senza divieti – nulla avrebbero da invidiare ad altri campionati.
Come da “tradizione” raggiungo il Veneto in pullman, fino a Padova, arrivando nella città del Palladio con l’ausilio di Trenitalia. Essendo molto presto posso concedermi un bel giro in centro e poi avvicinarmi allo stadio quando manca un’oretta al fischio d’inizio. Rispetto alle due sfide precedenti – con Avellino e Taranto – l’ambiente sembra più rilassato, con la tifoseria carrarina non ci sono motivi di screzi. Anzi, andando a ripercorrere un po’ i rapporti delle due curve con il resto del panorama ultras nazionale, ci si rende conto che storicamente potrebbero essere tanti i punti di contatto: dalle presenti e passate amicizie con pisani, reggiani e genoani alle rivalità con Parma, Brescia e Spal. Insomma, nessuno si attende attriti tra le fazioni e stasera l’unico vero pensiero è diretto al campo e al sostegno incondizionato che tutti i presenti sono chiamati a dare. I cancelli del Menti vengono presi d’assalto in tutti i settori e per l’occasione la Sud accoglierà le squadre in campo con una coreografia. Sono anche due modi diversi di vivere l’attesa: sebbene dietro ci sia una corretta programmazione sportiva, per i carrarini arrivare sin qua è ovviamente un’elettrizzante novità, che a prescindere dall’esito finale lascerà una scia positiva e renderà questa squadra immortale nel cuore e nella mente degli sportivi giallazzurri. Per i berici, di contro, potrebbe essere un’importante sliding door per la proprie ambizioni: dopo un girone d’andata anonimo, nel ritorno la folle rincorsa e l’ottimo stato di salute hanno dato i loro frutti. Tornare in B, dopo due anni dal doloroso spareggio perso con il Cosenza, sarebbe fondamentale per il progetto di Rosso, che vorrebbe rilanciare in A – a ormai quasi un quarto di secolo dall’ultima apparizione – i veneti.
Storie e destini che si intrecciano, per dar vita a una doppia sfida tanto inedita quanto interessante. Ai piedi delle Alpi Apuane sono stati letteralmente polverizzati i 1.200 biglietti a disposizione. Cosa che potrebbe sorprendere i più, se si considera che negli ultimi anni la media spettatori al Dei Marmi difficilmente ha raggiunto le mille unità (sebbene quest’anno si sia attestata sulla cifra di 1.585) e se non si ha minima conoscenza della tifoseria carrarina. Piazza anarchica, disordinata e “autonoma” per vocazione, che nel calcio ovviamente non poteva che riversare tutto il suo modo di essere. Ma tifoseria sicuramente autentica, che nel momento del bisogno – nei derby come in snodi cruciali – trova inesorabilmente la sua gente. Del resto parliamo di una curva che sin dalla notte dei tempi si identifica negli indiani e che, proprio come essi, cerca costantemente di sfuggire all’incedere del tempo e alla sua regolamentazione sempre più stretta e asfissiante. E si badi bene, uno potrebbe facilmente definire i carrarini di oggi “occasionali”, tifosi dell’ultima ora. Fermo restando che ci sarà sicuramente qualcuno pronto a salire sul carrozzone, d’altro canto nel vederli seguire tutte le indicazioni impartite dal direttivo degli ultras, fa anche capire come la città riconosca la Nord come entità integrante del tessuto sociale e sappia unirsi a essa all’occorrenza.
Quando mancano una ventina di minuti all’inizio è tempo di entrare sul manto verde. Come già successo nel match contro l’Avellino, l’ingresso avviene davvero in maniera agevole, senza manie di protagonismo da parte di steward disorientati e senza problemi di sorta. Lo stadio è chiaramente già stracolmo, mentre la Sud sta preparando il materiale per la scenografia, che viene realizzata quando le squadre fanno il loro ingresso sul terreno di gioco. Un telone raffigurante lo stemma comunale cala al centro, mentre ai lati dei cartoncini formano delle strisce biancorosse, incastonate in una sorta di “cornice” nera. Mentre si leva al cielo forte il canto per il Lane, in Gradinata i Fedelissimi si esibiscono nella solita, bella, sciarpata. Per ora tutto tace, invece, nel settore ospiti, dove gli ultras apuani ancora non hanno fatto il loro ingresso. Qualche coro contro la celere eseguito dai presenti lascia intendere che al di fuori degli spalti ci siano problemi, cosa che è confermata dal primo coro eseguito dai carrarini una volta guadagnato l’accesso nel proprio settore. “Noi non siamo autorizzati” gridano i giallazzurri seguiti da tutta la loro gente. A quanto sembra, un po’ come successo per la partita con l’Avellino, la Questura berica ha fatto diverse storie per il materiale, in primis per le aste delle bandiere. Ci troviamo, dunque, di fronte al solito modo ottuso di fare ordine pubblico: in una gara senza tensioni, con una tifoseria arrivata pacificamente a Vicenza, si fa di tutto per irritare i presenti e provocare disagi. Per poi, magari, passare per eroi se si seda una qualche rissa provocata da questo perverso modus operandi. Posto che per quanto mi riguarda tamburi, megafoni, bandiere e striscioni dovrebbero entrare sempre e comunque senza burocrazia, ma al massimo con il classico e semplice controllo ai cancelli, sarebbe davvero curioso interpellare uno di questi illuminati chiedendogli quale sia la funziona preventiva in termini di sicurezza di questi comportamenti. Ma non credo avremmo una risposta. Perché di fondo non ce l’hanno manco loro!
Con tutti gli “elementi” ora presenti e attivi sugli spalti, il confronto può avere inizio. Forse per la tensione o forse per il meno pathos che giocoforza sussiste in un match senza rivalità, la Sud vicentina si cimenta in una performance più “morigerata” rispetto a quella vista tre giorni prima. Lo zoccolo duro dei biancorossi canta per tutti i novanta minuti, ovviamente, faticando forse un po’ di più nel trascinarsi dietro la parte laterale della curva. Del resto anche la partita che non si smuove dallo 0-0 non riesce a sciogliere la tensione e infuocare i presenti. Ma attenzione, io questo non lo vedo come un elemento necessariamente negativo: da anni sottolineo come la differenza tra il modo italiano di vivere i novanta minuti e quello di molte curve dell’Est (ad esempio) stia anche nell’amore e nella passione che si ha per il calcio. Da noi ci sono partite che possono bloccare anche le ugole più “coraggiose” e procaci. La paura del risultato, la paura di subire un gol, fanno parte della nostra cultura da stadio e ci differenziano da chi vive questo luogo in maniera robotica. Dall’altro lato, comunque, i carrarini si mostrano davvero in gran forma e sembra quasi che in questi anni non abbiano avuto i loro problemi, le loro divisioni e le loro carenze numeriche. Tutti i presenti seguono menadito i lanciacori e ne esce fuori davvero una gran prova canora fatta di tanti battimani, cori lunghi e un paio a ripetere che rimbalzano prepotentemente per tutto lo stadio. Ammetto di esser giunto a queste latitudini non sapendo cosa aspettarmi da loro, erano anni che non li vedevo in trasferta e posso solo dire che mi hanno fatto una gran bella impressione. Magari non saranno il top esteticamente e non soddisferanno gli assettati di stile, vestiario e North Face addicted, ma gli va riconosciuta una sostanza indiscutibile.
In campo le due squadre non vanno oltre lo 0-0, rimandando alla gara di ritorno l’esito finale. Ovviamente le due squadre si recano sotto ai rispettivi settori guadagnando l’applauso delle tifoserie. I vicentini, manco a dirlo, regalano la loro solita, stupenda, sciarpata finale mentre i carrarini salutano il Menti con uno dei lavoro cavalli di battaglia: “Geronimo, Cochise, Nuvola Rossa, tutti gli indiani alla riscossa!”, coro che a tutti gli effetti riporta per qualche secondo sugli spalti lo spirito di quel gruppo che, nel suo piccolo, ha scritto pagine storiche del movimento ultras, il Commando Ultrà Indian Trips. Per me è giunto il momento di andare e lasciarmi alle spalle, per la seconda volta in pochi giorni, lo storico stadio del Vicenza. Adesso ci sarà da attenderà l’ultimo atto, almeno per quanto mi riguarda, di questa lunga stagione. La gara al Dei Marmi, che come sempre in questi casi vedrà vinti e vincenti, ma che, soprattutto, ci darà occasione di osservare da vicino passioni mai scalfite e veracità nel tifo e nel seguito. In fondo la Serie C continua a essere ancor ciò, almeno in buona parte!
Simone Meloni