La forza e la fantasia di non spegnere la sveglia e rimettermi a dormire, quando l’orologio segna le 5:30, penso me le diano solo quell’afflato di follia che ancora mi pervade mente e corpo e mi dice di non buttare inutilmente le giornata poltrendo nel letto o gironzolando per casa in ciabatte. Dal momento in cui il mio sabato prevede Viribus-Pianura prima e Cavese-Monopoli poi, perché non concedermi una bella e lunga camminata a Napoli prima di entrare nel clima partita? Il sole è tornato a splendere alto dopo giorni di pioggia e la speranza che un colpo di coda dell’estate si manifesti alle falde del Vesuvio vince sul mio sonno. Così si parte e alla fine le cose andranno proprio come sperato. La giornata “del pallone” inizia poco dopo pranzo, quando alla stazione della Circumvesuviana di Gianturco salgo sul treno con destinazione finale Sarno. La magia di questo mezzo è sempre intatta, quasi senza tempo direi. E anche se nel breve tragitto rischio seriamente di addormentarmi, rimango affascinato nel vedere la sagoma del Monte Somma che lentamente si staglia sempre più nitida.

Sono già stato qua alcuni mesi fa, quando i padroni di casa hanno giocato contro l’Ottaviano. Una delle prime partite rigiocate tra le mura amiche, dopo l’esilio forzato durato oltre dieci anni a causa dell’inagibilità del Nappi e i tanti campi del circondario girati per seguire le sorti dei rossoblù. Un destino tutt’altro che amico quello che riguarda l’impianto sommese, tanto è vero che oggi solo una congiunzione astrale fa sì che questa gara venga disputata sul suo terreno di gioco. La stagione, infatti, è iniziata con il problema manto erboso, che dev’esser rifatto, costringendo nuovamente la Viribus ad allontanarsi dalla sua gente. La prima gara di campionato è stata giocata nella vicina Brusciano, con la comprensibile diserzione degli ultras. Se è vero che l’opera di rifacimento del manto dovrebbe richiedere solo alcuni mesi, le lungaggini e gli ostacoli burocratici preoccupano profondamente gli ultras, che già rivedono un recente film, con i soliti attori impegnati a garantire un pronto ritorno a casa ma, nella realtà dei fatti, impotenti davanti all’incedere del tempo.

Si gioca il ritorno del Primo Turno di Coppa Italia. Nel match di andata, giocato allo stadio Simpatia di Pianura, i sommesi si sono imposti per 2-3. Ovviamente la mia visita al Nappi non è certo per appurare il valore tecnico delle due compagini o analizzare il livello delle Promozione Campana, ma per approfittare del confronto tra le due tifoserie. Cosa rara a questi livelli. Mi ritrovo per la prima volta al cospetto dei pianuresi, peraltro. Una tifoseria che ho sempre immaginato come tosta e schiva, specchio di una realtà sociale tutt’altro che semplice come quella del grande quartiere situato nella periferia occidentale di Napoli. Un’area che ospita quasi sessantamila persone. Numeri impressionanti se si pensa che in altre regioni ci sono capoluoghi di provincia ben più piccoli. Sta di fatto che quando le due squadre entrano in campo gli ultras sommesi si esibiscono in una fumogenata/torciata davvero imponente. Specialità regionale oserei dire. Sì, perché se il vasto utilizzo della pirotecnica è un qualcosa di diffuso – soprattutto in passato – presso tutta la Penisola, in particolar modo al Sud, mi sento di dire che raggiunge livelli impareggiabili in Campania e soprattutto nel napoletano. Chiaro riflesso di un qualcosa profondamente radicato nella vita di tutti i giorni e nella cultura popolare. Da amante della stessa, ne resto sempre ammaliato e non mi stancherò mai di dire che bandire tout court torce e fumogeni dagli stadi è una delle tante cose contro natura perpetrate nei confronti dei tifosi. Posso capire la censura sulle bombe carta, ma il modo in cui i suddetti vengono criminalizzati rientra in un più ampio discorso di ignoranza e malafede che ormai da un trentennio volteggia attorno al movimento curvaiolo italiano.

Tornando alla partita, quando la coltre di fumo si dirada, gli ultras della Viribus cominciano a sostenere i propri colori. Sebbene si capisca sin da subito che per i padroni di casa la giornata sarà tutt’altro che proficua da un punto di vista sportivo: il Pianura si porta quasi subito sullo 0-2, per poi mettere il punto esclamativo nella ripresa e subire un gol che tuttavia non ne altera la sorte. Pochi minuti dopo il fischio d’inizio anche gli ultras ospiti fanno il loro ingresso, appendendo le pezze e cominciando subito a farsi sentire. Su ambo i lati lo stile è marcatamente “partenopeo”, con cori secchi e a rispondere. I pianuresi devo dire che saranno autori davvero di una gran bella prestazione, non rimanendo mai in silenzio e sfoggiando, di tanto in tanto, qualche torcia per fomentare il loro tifo. Esattamente come mi aspettavo, l’impressione che ho è quella di un gruppo tosto, senza fronzoli, dall’età media alta e dalla conclamata esperienza. Complessivamente mi sento di dire che gare come queste siano un vero e proprio spot per il movimento ultras locale. Giornate che confermano quanto questa terra riesca ancora a esser prolifera per il germe ultras, offrendo spunti e militanza anche ben al di sotto del professionismo. E mi sento di sottolineare ciò avendo di fronte non due gruppi “passeggeri”, ma due tifoserie che da anni si barcamenano, presenziano e non mollano di un centimetro.

Come detto la gara finisce 1-3 per i flegrei, che dopo il triplice fischio corrono a festeggiare con i propri tifosi. Clima sicuramente più deluso su fronte rossoblù, con i sommesi che spronano la squadra a fare meglio. Come detto l’allontanamento, a tempo indeterminato, dal Nappi, pesa come un macigno sul prossimo futuro. Inoltre va sottolineata la presenza dello striscione “Tanto tornano” esposto per tutti i novanta minuti e palesemente realizzato per dimostrare solidarietà a chi non può essere presente al seguito dei rossoblù per procedimenti interdittivi. Sanzioni che – ricordiamolo ancora una volta – in più di un’occasione ormai vengono emesse con una leggerezza disarmante, senza tener minimamente presente di quanto vadano a rovinare e limitare la vita di normali cittadini, magari semplicemente “colpevoli” di aver acceso una di quelle famose torce per esultare a un gol o essersi fatti prendere dalla foga del momento e aver detto qualche parola fuori posto. Il comunicato pubblicato dai Supporters Sommesi in settimana, i quali hanno preso le distanze dalle offese piovute nei confronti dell’arbitra nella gara di campionato a Brusciano – dove loro erano assenti -, smentendo così chi si era subito affannato a dipingerli come autori di suddetto gesto, la dice lunga su quanto ormai anche in queste realtà tranquille ci siano personaggi assetati di protagonismo e pronti a costruire sulla pelle altrui i propri successi.

Con gli spettatori che cominciano a defluire, anche per me è tempo di riprendere il documento, consegnare il fratino e dirigermi verso le uscite. C’è un succulento Cavese-Monopoli ad attendermi, ma sicuramente non considero questa gara un semplice “tappabuchi”, ma l’ennesimo modo per confermare quanto più giù di categoria si va e tanto più si tocca con mano l’essenza della militanza.

Testo Simone Meloni
Foto Simone Meloni e Imma Borrelli

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